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Ecco il primo registro globale sui combustibili fossili

La sensazione di noi tutti, anche dei cittadini più virtuosi e sensibili all’argomento, non è solo quella che la crisi climatica sia un problema sempre più impellente. Ma anche una questione per così dire sfuggente, di cui non si conoscono dati e numeri, impossibile dunque da monitorare. Così come ardua è la possibilità di avere sott’occhio in tempo pressoché reale le scelte dei governi per contrastare l’emergenza climatica.

Da oggi forse le cose possono almeno in parte cambiare: è nato il primo registro globale sui combustibili fossili.

Il database è stato lanciato da Carbon Tracker Initiative e Global Energy Monitor, due centri studi sull’ambiente con sedi rispettivamente a Londra e San Francisco.

Scopriamo meglio di cosa si tratta.

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Il primo registro globale sui combustibili fossili

È dunque nato il primo registro globale sui combustibili fossili.

Si tratta di un database pubblico e del tutto trasparente su riserve, produzione ed emissioni di petrolio e gas. Il registro contiene i dati di oltre 50.000 giacimenti, dislocati in 89 Paesi. Che rappresentano circa il 75% della produzione globale di combustibili fossili.

E il 70% del totale, pari a quasi 2.500 miliardi di tonnellate, è concentrato in 8 Paesi: Stati Uniti, Russia, Cina, Arabia Saudita, Venezuela, Australia, India e Iran.

Stati Uniti e Russia, insieme, ne detengono la stragrande maggioranza, con circa 500 miliardi di tonnellate a testa.

I rischi per l’ambiente

Il registro globale sui combustibili fossili ci indica che, se li bruciassimo tutti, emetteremmo 3.500 miliardi di gas serra. Ovvero sette volte di più del massimo che consentirebbe di avere ancora sotto controllo il riscaldamento globale.

Il che significa che, solo bruciando i 500 miliardi di tonnellate di Russia o Stati Uniti, si supererebbe la soglia di innalzamento della temperatura di 1,5 gradi rispetto al periodo preindustriale. Che è il punto di allarme previsto dagli Accordi di Parigi. Raggiungibile, secondo il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, bruciando 369 miliardi di tonnellate di combustibili fossili.

Uno strumento di monitoraggio

Considerati questi enormi rischi, il registro globale sui combustibili fossili può diventare un importante strumento di controllo di questo tipo di consumi.

I dati open-source, immediatamente accessibili, danno conto di riserve, produzione ed emissioni di gas e petrolio.

Possono dunque, con la massima trasparenza e senza possibilità di equivoci, mostrare a chiunque le responsabilità di ogni singolo Paese.

I partner dell’iniziativa

Il registro globale sui combustibili fossili è stato sviluppato da Carbon Tracker Initiative, un think tank inglese no-profit che si occupa della ricerca sull’impatto del cambiamento climatico sui mercati finanziari.

Carbon Tracker Initiative ha elaborato i dati forniti da Global Energy Monitor, un’organizzazione non governativa statunitense che tiene traccia dei progetti relativi ai combustibili fossili e alle energie rinnovabili presenti in tutto il pianeta.

Il registro globale sui combustibili fossili ha ricevuto un primo sostegno finanziario da Francia, Svezia, Lussemburgo e Nauru durante la Cop26 di Glasgow.

E altri Paesi si stanno facendo avanti perché, leggiamo sul sito di Carbon Tracker, “vedono come il registro globale, come database interattivo e dashboard, aiuterà i governi a prendere decisioni per allineare la loro produzione di combustibili fossili con l’obiettivo di temperatura di 1,5°C dell’accordo di Parigi.”

La parola a Carbon Tracker Initiative

Sui preoccupanti numeri mostrati dal registro si è espresso Mark Campanale, fondatore di Carbon Tracker Initiative.

Campanale ha detto: “Ai Paesi piace parlare di emissioni, non vogliono parlare di combustibili fossili. Le emissioni derivano dall’uso dei combustibili fossili e non si può fare nulla per le emissioni finché non si giunge a una conclusione su cosa si intende fare per i combustibili fossili.

Quando ci troviamo in una situazione in cui lo sviluppo di fonti fossili è due, tre, quattro volte superiore al budget rimanente per il carbonio, questo ci dice che la politica è più che leggermente fuori sincrono. È definitivamente fuori sincrono”.

Verso Cop27

Ricordiamo che a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dal 6 al 18 novembre si terrà il vertice internazionale Cop27.

Reuters ha visionato la bozza del documento dell’Unione Europea, che chiede maggiori sforzi alle principali economie mondiali nella lotta al cambiamento climatico.

Come sempre, bisognerà vedere se proclami e obiettivi si tradurranno in azioni e risultati tangibili.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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