Preparatevi a leggere una storia davvero molto strana, seppur assolutamente geniale. D.J. Lee, Professore della BYU, ha ideato un sistema di autenticazione a due fattori per il riconoscimento facciale in grado di utilizzare i movimenti del viso – come un occhiolino o una smorfia della bocca – per sbloccare un dispositivo. Questo sistema, denominato da Lee C2FIV (Concurrent Two-Factor Identity Verification), si dimostrebbe per più sicuro della biometria facciale.
Ma come funziona davvero? Anzitutto, il sistema richiede di registrare un breve video mostrando il viso in un’azione qualunque, come la pronuncia di una parola o di una frase. La clip deve essere poi caricata all’interno del dispositivo, che potrà essere sbloccato utilizzando sia il riconoscimento facciale sia il gesto per la verifica. Una doppia autenticazione a tutti gli effetti, per quanto possa sembrare insolita.
Riconoscimento facciale: il sistema di Lee sfrutta i movimenti
Nel progettare il sistema C2FIV, Lee è partito da un assunto piuttosto semplice: in linea di massima, è stato possibile hackerare uno smartphone utilizzando una maschera o una foto, o più semplicemente tenendo il telefono davanti al viso nel proprietario mentre dorme. Un caso, quest’ultimo, piuttosto diffuso quando si parla di un furto in casa. “Il problema più grande che stiamo cercando di risolvere è assicurarci che il processo di verifica dell’identità sia intenzionale“. Così il Professore ha motivato la creazione di un sistema che introducesse una nuova forma di riconoscimento facciale.
D’altronde, fino a qualche tempo fa non era poi così difficile aggirare il sistema di blocco degli smartphone. Basta ricordare il caso del Google Pixel 4, che permetteva agli utenti di sbloccare il telefono anche con gli occhi chiusi. Un dettaglio che non ha dato grande prova di sicurezza, diciamo così. Ma i sistemi di riconoscimento sono migliorati molto negli ultimi mesi. Il Face ID di Apple, ad esempio, si basa sulla fotocamera TrueDepth dell’azienda per mappare il tuo viso utilizzando oltre 30.000 punti invisibili.
Il progetto di Lee sembra andare ben oltre il Face ID, tanto da risultare perfetto soprattutto in situazioni più complesse rispetto al semplice blocco dello smartphone. C2FIV potrebbe rivelarsi ideale per dispositivi governativi e/o aziendali, ad esempio. Oppure nel caso dell’utilizzo di servizi bancari online, l’accesso a cassette di sicurezza o la possibilità di entrare in auto senza chiavi. D’altronde, la sicurezza garantita sembra essere altissima.
Il sistema si basa, infatti, su si basa su una rete neurale integrata che apprendere le caratteristiche e le azioni del viso in un solo momento. Lee ha lavorato all’algoritmo con un set di 80mila videoclip di 50 soggetti diversi, che hanno eseguito azioni come sbattere le palpebre, aggrottare le sopracciglia, sorridere e via dicendo. Tutto questo gli ha permesso di costruire un sistema di riconoscimento facciale incredibilmente sicuro. E come dice lo stesso Professore: “Quanto sarebbe bello sapere che anche se avete perso la chiave della macchina, nessuno può rubare il veicolo perché non conosce la vostra mossa facciale segreta?“.
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