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La macchina del tempoRubriche

C’era una volta la (temutissima) macchina per fare il gelato. La macchina del tempo

Mitica, ingombrante e rumorosissima

C’è solo una cosa che ai bambini piace più di un gelato. Ed è un buon gelato.

Ma, evidentemente per ricordare agli adulti di domani che la vita non è solo rose e fiori, a un certo punto degli anni Ottanta è arrivata la macchina per fare il gelato a casa. Sì, abbiamo detto a casa, anche se i più maliziosi avranno letto a caso.

Nemmeno ci chiediamo se l’oggetto di cui discuteremo brevemente oggi abbia una denominazione tecnica più precisa. Macchina per fare il gelato a casa rende benissimo la complessità dell’aggeggio, del suo funzionamento e la modestia dei suoi esiti.

Il gelato e gli anni Ottanta

Il gelato, come la bicicletta, è un mito senza tempo, trasversale alle generazioni e alle classi sociali. Godimento culinario per tutte le tasche, unisce il piacere della consumazione passeggiando (o in luoghi piacevoli) a quella della corresponsabilità, che si declina nel momento fondamentale della scelta dei gusti. Oltre che dell’opzione cono-coppetta (questo, almeno, prima della nascita delle cialde e di altre perversità moderne).

Ma se il gelato incontra l’edonismo un po’ kitsch degli anni Ottanta del secolo scorso, la frittata è fatta. Infatti alcune aziende decidono che, ahinoi, uscire per gustarsi il grande classico crema e cioccolato, o elaborazioni più virtuosistiche, sia ormai un gesto deplorevole.

Già ipnotizzati dalla TV, grandi e piccini possono tranquillamente soddisfare la voglia di gelato all’interno delle proprie mura domestiche, senza bisogno di gettarsi in strada a creare disordine.

Ed ecco quindi comparire la macchina per fare il gelato a casa.

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La macchina per fare il gelato a casa

D’accordo, niente atteggiamenti da luddisti. Gli elettrodomestici rendono la vita più comoda, e così come oggi nessuno disprezza il frigorifero o la lavatrice, che male avrebbero mai fatto delle simpatiche macchine per fare il gelato a casa?

Nessuno, se in modo agile e rapido avessero prodotto ottimi gelati dai gusti più vari, da leccare con avida gioia.

Purtroppo, chi oggi ha più di quarant’anni sa dove sta la verità.

I limiti fisici

La macchina per fare il gelato a casa aveva l’agile design di un mobile concepito nella DDR negli anni Cinquanta.

Consumava come una centrale nucleare, e i rumori emessi durante la lavorazione del prodotto provocavano acufene e sdoppiamenti di personalità.

Erano poi finiti i tempi in cui, col naso contro la vetrina di una gelateria, il bimbo poteva farsi salire l’acquolina alla bocca meditando per minuti su quali gusti scegliere. Con l’impagabile aggiunta, magari, di qualche ricciolo di panna montata.

Con la macchina per fare il gelato a casa, il gusto riproducibile era uno per volta. Ma non solo: ogni processo, la cui durata non era inferiore a quella che avrebbe permesso di prendere la licenza e aprire una gelateria, dava luogo a una dozzina di chili di gelato. E così la famiglia era costretta a nutrirsi di carboidrati per le due settimane successive, e a fare largo consumo di un altro mito di quegli anni: la Citrosodina.

Mentre per quanto riguarda i gusti, in fondo, non c’era nemmeno bisogno di agitarsi: qualunque si scegliesse, aveva sempre il vago sentore di carta Fabriano.

I limiti sociali

Ma il vero motivo dell’introduzione della macchina per fare il gelato a casa, si sa, è stato quello di abituare ciascun componente della famiglia a cavarsela da solo.

Questo perché, durante l’annoso iter di preparazione dell’agognato dessert, il ronzio del marchingegno impediva ogni tipo di colloquio tra i poveri coinquilini.

Tuttavia, si resisteva a questa fitta serie di oltraggi alla serenità familiare, pur di poter comunicare poi ai vicini ignari di possedere nientemeno che una macchina per fare il gelato a casa.

Il sadismo raggiungeva l’acme quando i vicini suddetti venivano invitati a prendere un gelato. Veniva così ribadito l’incolmabile gap socioeconomico tra i due nuclei familiari.

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La macchina per fare il gelato a casa, scherzi a parte

Abbiamo un po’ giocato con le macchine per fare il gelato a casa. Che esistono ancora oggi, e pare abbiano raggiunto buoni livelli qualitativi.

Nulla contro di loro, né contro il sacrosanto desiderio di produrre da sé uno dei dolci più ghiotti e amati che esistano.

Il fatto è che, di solito, gli elettrodomestici hanno il doppio pregio di far risparmiare tempo e denaro. Mentre la peculiarità della macchina per fare il gelato, ciò che la rende perversamente mitica, è che non si guadagna né da una parte né dall’altra.

Forse è stata davvero una delle declinazioni del narcisismo superficiale degli anni Ottanta del Novecento, quando si pretendeva che tutto fosse a portata di mano.

Ma a pensarci meglio, oggi che confidiamo di organizzare le nostre vacanze nello Spazio, abbiamo poco da ironizzarci su.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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