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Scontrino da 235 euro per due pizze a Catanzaro. La bufala della settimana

Fake news che nasce da un tormentone estivo

Stavolta, cari lettori, sovvertiamo l’ordine compositivo di questa rubrica.

Di solito funziona così: vi presentiamo la fake news di turno e per dimostrare come essa abbia sempre un qualche collegamento con la realtà, vi sveliamo in seguito quale sia questo aggancio. Per poi fornirvi gli elementi necessari a capire perché si tratti di una bufala.

Ma questa volta la falsa notizia in questione prende evidentemente spunto da un tormentone estivo. Partiamo da questo, per arrivare poi a parlarvi del presunto scontrino da 250 euro per due pizze e poco più.

Lo scontrino e il piattino di condivisione

Riassumiamo qui una notizia che, diciamo così, non è proprio passata inosservata.

In sintesi, un ristorante di Finale Ligure ha inserito nella scontrino la voce “piattino di condivisione”, al costo di 2 euro.

L’esercizio è stato bersagliato da critiche feroci e recensioni al fulmicotone. L’effetto review bombing – su cui si potrebbe scrivere un articolo a parte – è stato alimentato anche dall’intervento di Selvaggia Lucarelli (che peraltro, pubblicando lo scontrino sui social, ha reso visibili alcuni dati sensibili della titolare).

Ma prima di ergersi a moralizzatori, influencer o semplici utenti del web che si sia, bisognerebbe sempre conoscere la verità tutta intera. Informarsi, insomma, come diciamo sempre di fare quando una notizia profuma, diciamo così, di fake news.

scontrino

Le motivazioni della titolare

Altrettanto rapidamente, ricordiamo che la titolare – bersagliata da numerose e aspre critiche – ha poi avuto modo di spiegare la propria posizione in un video. Le persone sedute al tavolo erano tre, e hanno condiviso un primo e un secondo, chiedendo dunque tre piattini in più, e mangiando solo due portate.

Questo non giustificherà del tutto la scelta del (minimo) supplemento, ma quanto meno inquadra l’accaduto sotto una luce differente.

Ed è subito meme

Figurarsi se un fatto simile avrebbe potuto lasciare indifferente il web.

E così, ecco scatenarsi una pioggia di meme. Citiamone tre fra i più irresistibile: intanto, l’arancina siciliana con un folle supplemento per essere stata chiamata impunemente “arancino”. Poi, la rivisitazione di un passaggio della Messa, in cui Gesù dopo aver spezzato il pane all’Ultima cena dice: “Sono due euro in più per il servizio”.

Infine l’irresistibile Taffo, che ha pubblicato uno scontrino con diverse voci, dai crisantemi all’epitaffio. E per finire, sotto la voce “Acqua santa x 2”, leggiamo “Una in condivisione”. Ma sotto la colonna del prezzo campeggia quanto meno la scritta “Omaggio”.

Lo scontrino da 250 euro

Ed ecco che, aumentata di colpo l’attenzione del web per gli scontrini anomali, sui social si è diffusa rapidamente un’altra immagine.

Stavolta non si tratta di un meme, ma di un conto all’apparenza autentico. E incredibilmente salato: leggiamo che in una pizzeria di Catanzaro una pizza margherita è costata 60 euro, una napoletana 70, e due birre di diverse marche rispettivamente 60 e 45 euro. Il totale (per fortuna senza coperto, verrebbe da aggiungere con amara ironia) ammonta all’incredibile cifra di 235 euro.

Il web a questo punto si è sbizzarrito, ripostando la foto con tanto di commenti quando va bene sarcastici, quando va meno bene indignati.

Quale pizzeria in Italia, per quanto lussuosa e con ingredienti di primissima scelta, può permettersi certi prezzi?

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La bufala dello scontrino da 250 euro

Nessuna, e basterebbe leggere il suddetto scontrino con un minimo di attenzione in più.

Ma anche la vista, come la memoria e la predisposizione d’animo, è selettiva. E quando dobbiamo confermare una nostra opinione, in questo caso il costo abnorme di una cena in pizzeria, vediamo solo ciò che vogliamo.

Primo indizio: perché, ad esempio, la pizza napoletana si chiama “napolitaine”?

Secondo indizio: quante volte, nello scontrino, vediamo apparire la parola “euro”? Risposta: nessuna.

Infine, l’invito è di rileggere con calma l’intestazione della fattura. Non si tratta di una pizzeria di Catanzaro, ma della Pizzeria Catanzaro. Questo è il nome dell’esercizio, e sarebbe bastato scendere di un rigo per scoprire l’ubicazione del locale: Marrakech, città del Marocco.

Ecco scoperto l’arcano: quello fotografato non è uno scontrino da 235 euro bensì da 235 dirham marocchini, equivalenti a meno di 22 euro. Ovvero un costo più che ragionevole, oggi, per due pizze e due birre.

E se qualche purista della pizza napoletana storcerà il naso sulla qualità del prodotto servito in Marocco, beh… questa, come si dice, è un’altra storia.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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