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Soul Calibur VI: lo Story Mode raddoppia | Anteprima

Abbiamo provato le due modalità single player legate alla storia del picchiaduro di Bandai Namco.

La leggenda legata ad anime e spade sta per tornare su console nella sua sesta incarnazione. Manca un mese all’uscita di Soul Calibur VI, famoso picchiaduro di Bandai Namco in arrivo il prossimo 19 ottobre. Soul Calibur è il picchiaduro all’arma bianca per eccellenza, negli anni ha costruito una fanbase solida dovuta al carisma dei suoi personaggi e al gameplay dinamico e frenetico.

Sono passati 5 anni dal quinto capitolo, che non aveva convinto appieno i fan per dei tecnicismi troppo sottolineati, ma gli sviluppatori sembra abbiano imparato dai loro errori nel realizzare il sesto rappresentante della saga.

Tra i tanti aspetti importanti del gioco, la parte narrativa non è mai stata messa in secondo piano, come a volte accade nei picchiaduro; negli anni la modalità storia è sempre stata centrale nelle produzioni di Bandai Namco e anche Soul Calibur VI non fa eccezione, infatti sono stati inseriti ben due Story Mode, molto diversi l’uno dall’altro: il Soul Chronicle, che esplorerà le vicende legate alla spada maledetta Soul Edge e alla spada sacra Soul Calibur, e il Libra of Souls, una modalità in cui il protagonista sarà un personaggio creato da zero proprio da noi.

Dopo la nostra prova alla Gamescom (insieme ad altri titoli), abbiamo avuto occasione di provarle entrambe negli uffici di Bandai Namco e vi raccontiamo delle nostre prime impressioni.

Soul Chronicle: una storia rinarrata

Il Soul Chronicle di Soul Calibur VI è lo Story Mode nel senso più classico del termine, impostato secondo un canovaccio ben consolidato: dialogo fra personaggi, combattimento, dialogo finale, per poi passare al capitolo successivo.

Ogni capitolo è inframmezzato da una componente narrativa mostrata tramite disegni in 2D e statici dei personaggi, con a volte qualche immagine più elaborata, specialmente per le scene finali di ogni storia. Soul Chronicle è strutturato con un filone narrativo principale, dove vari personaggi si alternano nei diversi capitoli che la compongono, e poi tante altre storie, ognuna dedicata a un personaggio diverso del cast. Queste storie sono legate agli scopi personali di ogni guerriero presente nel roster e non sempre si intrecceranno alla vicenda principale, spesso però approfondiranno aspetti non spiegati negli altri capitoli.

Noi abbiamo avuto occasione di provare il prologo, in cui si poteva utilizzare Kilik, il potente guerriero armato di bastone, la cui vita è stata sconvolta dagli influssi negativi della Soul Edge. La storia è una sorta di reboot del capitolo originale, infatti le vicende si svolgono in un lasso di tempo compreso fra il 1580 e il 1600 circa, andando anche a rivedere e modificare alcune parti della trama. Oltre al prologo abbiamo anche potuto provare parte dei capitoli dedicati a Mitsurugi, il prode samurai giapponese, e a Geralt di Rivia, il personaggio ospite di quest’edizione proveniente dalla saga di The Witcher.

La storia di Mitsurugi è molto personale e ha poco a che fare con le vicende legate alle due spade del destino, per quanto ci sia sempre un collegamento. Geralt invece è stato inserito ottimamente, grazie soprattutto al lore del suo mondo d’origine, che ha già subito invasioni da altri piani dell’esistenza.

Chi ha giocato il terzo capitolo si ricorderà anche di una parte in cui era Geralt a visitare altri mondi in altre dimensioni: ecco, il principio della sua storia è proprio questo. Cosa interessante è la possibilità di affrontare, nei vari capitoli, personaggi creati dagli sviluppatori con l’editor, così da non forzare la narrazione nel dover sfidare solo i personaggi ufficiali del titolo. In definitiva, nell’attesa di provarla nel suo complesso, ci è sembrata una modalità classica, ma ben curata.

Libra of Souls: la storia fatta da noi

La seconda modalità storia, chiamata Libra of Souls, ricorda a grandi linee quanto visto nel terzo capitolo con le Cronistorie della Spada, in cui potevamo affrontare una vicenda inedita nei panni di un personaggio creato da noi.

Quanto visto in Soul Calibur VI ci è sembrato molto più approfondito e curato, a iniziare dall’editor del personaggio che, nonostante non sia così dettagliato nella selezione degli aspetti fisici come avviene invece in altre produzioni, riesce a dare una notevole libertà di scelta al giocatore.

Sarà infatti possibile selezionare ben 16 razze diverse tra umani, mummie, diavoli, angeli, uomini lucertola e altre davvero assurde, in più si potrà scegliere anche uno stile di combattimento legato alle armi dei protagonisti originali. Questo porterà a un livello di personalizzazione, unito anche agli accessori equipaggiabili, dove davvero l’unico limite è la fantasia del giocatore.

Creato il nostro personaggio, verremo catapultati in una mappa del mondo che rappresenterà il nostro HUB principale. Da qui potremo muoverci nelle varie zone accessibili, man mano che le sblocchiamo, per svolgere quest principali e secondarie. L’impostazione della modalità è molto più in stile RPG, infatti il nostro personaggio sarà dotato di un livello suo e uno per lo stile di combattimento scelto, inoltre sarà possibile trovare armi da equipaggiare con un diverso valore d’attacco.

Affrontare nemici di livello molto più alto di noi comporterà un rischio maggiore dato che subiranno meno danni e ne infliggeranno di più. Ad aiutarci avremo il cibo, utilizzabile come consumabile e che potrà potenziare le nostre statistiche.

Le quest sono divise fra principali, legate alla storia del nostro personaggio in cerca della Soul Edge per evitare di soccombere al suo influsso malefico, e secondarie, molto più classiche, come fare da scorta a un signore locale da un villaggio all’altro.

La cosa interessante della narrativa è che a volte ci permetterà di compiere alcune scelte, tendenti all’influsso della Soul Edge, quindi verso la corruzione, o della Soul Calibur, dunque verso il bene.

Non sappiamo ancora quanto queste scelte si ripercuoteranno sullo svolgersi dell’avventura e sui suoi finali, ma ci è stato detto che alcune quest si sbloccheranno solamente in base al nostro livello di affinità fra una spada e l’altra. Nella nostra avventura non saremo soli, potremo farci aiutare da uno dei personaggi principali del gioco diventando una sorta di loro discepoli (anche se non siamo arrivati a testare questo punto in modo approfondito), oppure assumendo dei mercenari che ci aiutino nei combattimenti casuali in cui potremo imbatterci durante i nostri spostamenti.

La barra della vita non si ricarica automaticamente tra un combattimento e l’altro, quindi dovremo stare attenti alla vita persa in modo da curarci quando serve.

La Libra of Souls sembra in grado di fornire davvero tante ore di divertimento, grazie a numerose e varie missioni principali e secondarie e al gusto di far evolvere il nostro personaggio con nuovi equipaggiamenti e oggetti estetici trovati durante l’avventura.

Soul Calibur VI torna alle origini

Restano da spendere due parole sugli altri aspetti del gioco, anche se non sono stati il focus principale della nostra prova. Il gameplay ci è sembrato molto più veloce e dinamico rispetto al passato, riuscendo a coadiuvare gli aspetti più spettacolari dei primi capitoli con quelli più tecnici degli ultimi.

Un ritorno alle origini con qualche novità dunque, come alcune meccaniche che sfruttano la barra delle mosse speciali. Grazie al riempimento di quest’ultima, avremo la possibilità di usare la Critical Edge, la mossa finale di ogni personaggio in grado di infliggere ingenti danni, e la Soul Charge, una sorta di potenziamento temporaneo della propria arma, che sblocca nuove mosse e abilità; alcuni personaggi subiscono una vera e propria trasformazione fisica e un cambiamento radicale dei propri attacchi.

In Soul Calibur VI la vera novità arriva però dalla meccanica del Reversal Edge, una sorta di parata e contrattacco insieme che funziona con un sistema in stile sasso, carta, forbici, ma con alcune più di tre opzioni. Per il resto i tasti e le combinazioni sono simili al passato, facendo sentire a casa i vecchi giocatori del brand non sppena avranno impugnato il pad.

Tecnicamente il titolo è molto valido, soprattutto per la sua fluidità ancorata ai 60 fps, da quel che abbiamo visto senza grossi cali. I modelli dei personaggi sono ben realizzati, anche se non tutti dettagliatissimi, mentre gli effetti particellari e di luce sono uno spettacolo per gli occhi.

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Soul Calibur VI ci ha dato l’impressione di essere il ritorno migliore che la saga poteva fare.

Ogni aspetto da noi sperimentato ci è sembrato curato per bene, comprese le due diverse modalità storia, che siamo certi saranno in grado di dare molte soddisfazioni agli appassionati del titolo di Bandai Namco.

Tra un mese, più precisamente il 19 ottobre, potremo mettere le mani su questo sesto interessante capitolo e darvi un parere definitivo.

Autore

  • Silvio Mazzitelli

    Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).

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