Stati Uniti verso lo stop ai gas refrigeranti.
L’amministrazione Biden sembra intenzionata a ratificare il cosiddetto Emendamento Kigali del protocollo di Montréal. L’emendamento, che disciplina il progressivo abbandono degli idrofluorocarburi (HFC), non era stato preso in considerazione da Trump.
Biden: gli Stati Uniti contro i gas refrigeranti
È di lunedì 3 maggio la decisione dell’Environmental Protection Agency (Epa) di rivalutare l’Emendamento Kigali, mai ratificato dall’amministrazione Trump.
L’agenzia per la protezione dell’ambiente, presieduta dallo scorso 10 marzo dal democratico Michael Regan, in piena sintonia con l’amministrazione Biden si adopererà quindi per la progressiva cancellazione degli HFC.
Il commento di Michael Regan
Lo stesso Regan ha spiegato i diversi vantaggi dell’operazione: “Con questa proposta, l’Epa sta compiendo un altro passo significativo nell’ambito dell’ambizioso programma del presidente Biden per affrontare la crisi climatica. Riducendo gradualmente gli HFC, che possono essere centinaia o migliaia di volte più potenti dell’anidride carbonica nel riscaldare il pianeta, l’Epa sta intraprendendo un’azione importante per aiutare a tenere sotto controllo l’aumento della temperatura globale.”
“Questa scelta – prosegue Regan – è ampiamente sostenuta anche dalla comunità imprenditoriale, perché aiuterà a promuovere la leadership americana nell’innovazione e la manifattura di nuovi prodotti climaticamente sicuri. In altre parole, questa azione è buona per il nostro pianeta, e per la nostra economia”.
Cosa sono i gas refrigeranti
Gli idrofluorocarburi (HFC in sigla) sono gas refrigeranti usati in svariate applicazioni commerciali. Per esempio se ne fa ampio utilizzo in frigoriferi, condizionatori dell’aria, pompe di calore ed estintori.
Più in dettaglio, si tratta di composti organici che contengono atomi di fluoro e di idrogeno. Gli HFC sono stati creati artificialmente come alternativa più ecologica ai clorofluorocarburi (CFC). Questi ultimi sono stati banditi dal Protocollo di Montréal del 1987, e se ne è gradualmente ridotto l’utilizzo a partire dal 1996.
Nonostante inizialmente gli HFC fossero considerati meno nocivi degli CFC, si è poi scoperto che anche gli idrofluorocarburi sono estremamente dannosi per l’effetto serra.
L’emendamento Kigali
Si arriva così all’ottobre del 2016, quando l’Emendamento Kigali (che prende il nome dalla città ruandese dove è avvenuto l’incontro) aggiorna il Protocollo di Montréal. E chiede il progressivo abbandono degli idrofluorocarburi, gas con effetti sul riscaldamento globale ancora più intensi di quelli del biossido di carbonio.
L’Emendamento Kigali, ratificato da 65 Paesi, è entrato in vigore il 1° gennaio 2019, e prevede la riduzione della produzione e del consumo di HFC di almeno l’80 per cento nei prossimi 30 anni. Oltre ad accordi sulle tecnologie per la distruzione degli HFC e disposizioni per lo sviluppo di alternative ecologiche.
Uno studio ha calcolato che l’eliminazione degli idrofluorocarburi potrebbe impedire l’equivalente di 8,8 Gt di CO2 rilasciate nell’atmosfera all’anno entro il 2050. Per capire meglio di quale cifra stiamo parlando, la sigla Gt sta per Gigatonnellata, equivalente a un miliardo di tonnellate.
Inoltre, gli esperti dicono che la piena attuazione dell’Emendamento Kigali eviterebbe sino a 0,4 °C di riscaldamento globale entro la fine di questo secolo.
L’opposizione di Trump
Ma l’amministrazione Trump non ha ratificato l’emendamento, nonostante pressioni da più parti. E un’accorata lettera firmata dalle maggiori aziende statunitensi di condizionamento e refrigerazione.
L’appello evidenziava non solo i vantaggi ambientali di un’eventuale ratifica, ma anche quelli economici. Si legge nel testo: “Riteniamo che questa azione contribuirà a garantire una posizione di forza per le aziende americane in un mercato globale altamente competitivo per condizionatori d’aria di nuova generazione, refrigerazione, isolamento termico, aerosol, uso medico altre tecnologie che utilizzano fluorocarburi.”
Con la ratifica dell’Emendamento Kigali, prosegue la lettera, “verrebbero creati 33mila posti di lavoro nel settore manifatturiero, le esportazioni crescerebbero di 5 miliardi, e si andrebbe a migliorare la bilancia commerciale globale di questi beni”.
La svolta dell’amministrazione Biden
Oggi, finalmente, anche gli Stati Uniti sono per l’altolà ai gas refrigeranti. L’iniziativa di Biden, che raccoglie quella intrapresa con scarso successo da Obama, prende idealmente il via all’inizio di quest’anno. Quando un’indagine dell’Environmental Protection Agency ha segnalato che oltre la metà dei quarantacinque supermercati sottoposti a controllo presentava perdite di R407A negli impianti di raffreddamento. L’R407A è un gas serra che, secondo i calcoli, risulta oltre 2.000 volte più dannoso dell’anidride carbonica.
Lunedì 3 maggio l’Epa ha riaperto la pratica, e dovremmo quindi essere prossimi a una ratifica dell’Emendamento Kigali anche da parte degli Stati Uniti. Lo stop ai gas refrigeranti è adesso più vicino, e finalmente anche il Governo affiancherà le aziende nella lotta al riscaldamento globale.
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