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Storia MINI Cooper: fascino inglese, rigore tedesco – episodio 2

Ripercorriamo la storia di Mini Cooper, la piccola vettura inglese che ha fatto la storia dell'automobile

Dopo aver spento le candeline sulla torta, torniamo ai festeggiamenti per il 60° anniversario omaggiando come si deve l’ormai tedesca MINI Cooper. L’anima “british” continua a risplendere vivida anche sulla seconda e terza generazione anche sotto la rigorosa guida di BMW. Sono state infatti proprio la precisione e la perseveranza tedesche a portare avanti il marchio fino ad oggi.

Al posto di Issigonis troviamo il designer statunitense Frank Stephenson, oggi responsabile del Centro Stile McLaren. La seconda generazione MINI, completamente aggiornata secondo opportuni canoni moderni, debutta nel luglio 2001 con la prima serie; a seguire i restyling del 2007 con la seconda serie e quello attuale dal 2013 con la terza ed ultima serie. La produzione mantiene in parte le radici inglesi grazie allo stabilimento di Oxford, anche se i modelli Countryman e Paceman vengono attualmente prodotti in Austria.

La prima serie di MINI Cooper dopo il passaggio a BMW

La rinascita di MINI

Un anno dopo la presentazione al Salone dell’automobile di Parigi (2001), la nuova MINI Cooper fa il suo ingresso sul mercato. Vengono aumentate le dimensioni pur mantenendo le proporzioni originali. Fari tondeggianti, tettuccio e specchietti richiamano fedelmente la precedente generazione. Quindi, cosa cambia davvero? Le potenze: la nuova versione base della prima serie (denominata “One”) monta un più moderno 1.6 litri da 90 CV; la variante più sportiva tocca i 115 cavalli.

Non poteva poi mancare il restyling della mitica MINI Cooper S che con i suoi 163 CV era in grado di spingersi fino a 218 Km/h di velocità massima. Tornando al design, abbiamo un’inedita presa d’aria sul cofano, scarichi cromati, cerchi in lega e perfino uno spoiler sul tettuccio.

MINI Cooper S del 2001

Questo ovviamente è solo l’inizio. Nel corso degli anni sono stati diversi i cambiamenti apportati, sempre rispettando l’originalità del marchio. Troviamo, ad esempio, collaborazioni importanti per lo sviluppo dei propulsori, come quella con Toyota. Una partnership che ha fatto scalpore visto che ha portato alla costruzione di un motore diesel, nonostante tradizionalmente MINI fosse sempre stata legata ai propulsori a benzina.

In seguito MINI aggiornò con successo anche elettronica, raffreddamento, interni ed esterni fino al centenario della nascita del fondatore Alec Issigonis (18 novembre 2006). Tutto questo senza stravolgere la tradizione e rispettando la creazione dell’ingegnere.

Il muso si allunga (modifica dettata dalla norma di sicurezza per la protezione dei pedoni), i fari sono più alti ed allungati e gli interni vengono caratterizzati da una plancia semplice ed elegante. La soddisfacente collaborazione con Toyota ispirerà poi MINI a stringere accordi con il gruppo PSA con l’aiuto del quale vengono prodotti potenti propulsori in alluminio.

Seconda serie e MINI Clubman

Nonostante una delle prerogative di MINI fosse, fin dal principio, l’abitabilità e la spaziosità, lo spazio per le gambe dei passeggeri posteriori era comunque molto ridotto. Proprio da questa “problematica” BMW decise di creare una versione più lunga, una sorta di station wagon, con un doppio portellone posteriore; nasceva così la moderna MINI Clubman, dove il bagagliaio raggiunge i 260 litri di capienza ed i posti omologati salgono a cinque.

Sfruttando poi l’altissima personalizzazione messa in campo da BMW nel corso degli anni, la seconda serie di MINI, quella precedente all’attuale, debutta in tutta la sua completezza. Salone dopo salone, da Detroit a Ginevra, MINI inforca continui successi fino alla crisi economica del 2009; un momento difficile per tutti, anche per il settore automotive.

La solidità del marchio tedesco permette comunque di mantenere la produzione attiva. Sia MINI One che MINI Clubman vengono rivisitate in versioni depotenziate e più adatte ai portafogli europei: con meno di 15.000 € era possibile acquistare una MINI Cooper con climatizzatore (manuale), radio CD/MP3/AUX e tutta quella serie di controlli elettronici tra cui ABS, EBD e DSC.

La terza ed ultima serie

Nel 2013 arriviamo alla terza serie (della seconda generazione) di MINI Cooper. Dimensioni ancora maggiori: 9.8 cm in lunghezza in più e + 4.4 per quanto riguarda la larghezza; passo e carreggiata maggiorati. Aumentano così la stabilità di guida e lo spazio di carico che passa da 160 a 211 litri. Rimangono la calandra a nido d’ape ed i fari anteriori circolari mentre i gruppi ottici posteriori sono stati modificati senza troppi stravolgimenti.

Ledring

All’interno la posizione degli strumenti è stata rielaborata con contagiri a colori ed il tipico display centrale abbellito con un anello luminoso a LED in sei colorazioni. Compare il tasto di accensione al posto del classico blocco di avviamento a chiave e vengono rinnovate le motorizzazioni. Tra i nuovi propulsori troviamo il 1.5 litri a tre cilindri benzina da 136 CV, in grado di accelerare da 0 a 100 Km/h in 7.9 secondi. I consumi medi si attestano sui 4.5 litri ogni 100 Km.

Il top di gamma, equipaggiato ovviamente sulla Mini Cooper S, inizia a rendere onore ai Rally di Monte Carlo anni ’70 grazie al 2000 cm3 di cilindrata in grado di erogare 190 CV e 280 Nm di coppia. La trasmissione, sia manuale che automatica, è stata interamente riprogettata assieme all’aerodinamica (Cx=0.28); introdotte innovazioni come lo Start&Stop e la frenata rigenerativa.

Non sappiamo ancora se l’attuale generazione in produzione sarà l’ultima o avremo un degno restyling; alcune indiscrezioni parlano di un’ultima serie. Sicuramente l’influenza elettrica sta avendo un enorme successo: ne sono la prova la MINI Cooper S E Countryman All4 ibrida e la più recente variante full-electric.

Probabilmente ci sarà molto lavoro sulle originali Clubman, anche dal punto di vista ibrido o elettrico, oppure un’ibrida tutta pepe come una nuova MINI Cooper S; non ci rimane che aspettare facendo ancora tanti auguri alla piccola inglese tutta pepe.

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Federico Marino

Amante dei motori, specie quelli grossi e rumorosi, appassionato di tecnologia e di tutto ciò che è scientifico e innovativo. Studente in ingegneria energetica, tento di sopravvivere al caos della Grande Milano con una piccola reflex, rock 'n 'roll sempre in cuffia e tanti buoni propositi!

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