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La recensione di The Alien Cube – un lento e straziante cammino

Alessandro Guzzo, autore di The Land of Pain, ci offre un altro interessante capitolo horror

Alessandro Guzzo, autore di The Land of Pain, torna alla riscossa con The Alien Cube: noi abbiamo provato il gioco e siamo pronti a dirvi la nostra con questa recensione. Di seguito vi riportiamo il trailer di lancio.

La recensione di The Alien Cube

Lo abbiamo detto più volte e continuiamo a ripeterlo: nel corso degli ultimi anni il genere horror sta magicamente spopolando e il panorama videloudico si sta arricchendo di nuovi titoli. Questa volta parliamo di The Alien Cube, un piccolo ma interessante progetto svolto unicamente da una persona: Alessandro Guzzo.

Lo sviluppo del titolo ha richiesto qualche anno ed è incredibile vedere ciò che Guzzo è riuscito a realizzare, da solo. Dopo The Land of Pain, lo sviluppatore torna con una nuovo videogioco in prima persona di stampo horror. Il protagonista di questa straziante avventura è Arthur che, all’improvviso, si sveglia all’interno di una strana grotta.

Fa freddo e l’ambiente attorno a lui è strano, non sa nemmeno come sia finito lì. Poco più avanti vede una testa mozzata, situata su una specie di altare. C’è anche un putrido cadavere che penzola dal soffitto della grotta e delle candele accese, a terra.

Il nostro protagonista, con il nostro aiuto, procede in avanti fino a quando non trova uno strano oggetto, un cubo di color verde, che luccica in particolar modo. Arthur si avvicina all’oggetto e il nostro personaggio si sveglia: quello era solo un brutto sogno.

Dopo esserci rinfrescati in bagno ed aver controllato la posta, notiamo la presenza di una lettera: qui ha inizio la nostra avventura. Non andiamo oltre con la trama perché non vogliamo fare spoiler né vogliamo rovinarvi la sorpresa.

Ciò che vuole fare The Alien Cube, fin dai primi minuti, è raccontarci una storia. Sappiamo quanto sia difficile trovare belle storie in un genere come l’horror.

Spesso, per dare spazio all’horror, all’ansia, alla tensione e a tutte quelle caratteristiche che amiamo del genere, ci si dimentica della trama. A volte alcune persone non ritengono nemmeno necessaria la presenza di una trama solida all’interno di un videogioco simile: per noi, invece, è importante e siamo felici che Guzzo ci abbia offerto una storia simile.

Si tratta di una storia che, come potete immaginare, non si svela subito. È frammentata, nascosta, dobbiamo esplorare ogni angolo di The Alien Cube e leggere ogni documento disponibile per mettere insieme i pezzi e capire cosa sta succedendo. Un’esplorazione colma di tensione che si taglia con il coltello ma estremamente soddisfacente.

Andando avanti nella nostra avventura, ci rendiamo presto conto che Arthur è tormentato da visioni e spesso, accadono cose strane. Inspiegabili, simili ad un incubo ad occhi aperti. Un aspetto interessante, che si può respirare ed udire in ogni angolo del titolo di Guzzo, è l’incredibile influenza di Lovecraft.

Guzzo si è ispirato allo scrittore, questo è poco ma sicuro. Tuttavia è riuscito, attraverso questa ispirazione, a plasmare qualcosa di intrigante, particolare ed estremamente personale.

Un lungo cammino, lento e straziante

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The Alien Cube ci inganna, spesso e volentieri. Si passa da ambientazioni esterne a luoghi chiusi, claustrofobici, che ci fanno mancare l’aria. Ciò che ci trae in inganno sono proprio i verdi spazi aperti che, a primo impatto, sembrano così tranquilli e rilassanti.

Da questo punto di vista Guzzo ha giocato molto bene anche con il comparto sonoro. Non solo ci ha offerto paesaggi quasi poetici, freschi ma li ha abbelliti con alcune melodie che ci calmano e ci fanno assaporare quel momento. Siamo solo noi e la natura, nessun pericolo.

“Siamo liberi, c’è la luce”, ci viene da pensare. In realtà, il terrore è dietro l’angolo.

Ci sono varie occasioni in cui dobbiamo esplorare sia l’esterno che l’interno quindi case, grotte e altro. All’inizio non si nota molto, perché i paesaggi ci ingannano ma ad un certo punto, ci sentiamo osservati. Questa fastidiosa e quasi appiccicosa sensazione non se ne va.

Anzi, ci pervade fino alle viscere e, a quel punto, anche camminare all’esterno diventa terrificante.

I luoghi chiusi sono davvero claustrofobici: più si cammina, più sembra che le pareti siano sul punto di schiacciarci vivi. Guzzo gioca molto bene anche con le ombre e le luci, non facendoci capire cosa si trova davanti a noi o se c’è davvero qualcosa davanti a noi. Camminare, in questo gioco, esplorare, è terribilmente difficile perché ci si sente perennemente con l’acqua alla gola.

Il senso di sollievo arriva nel momento in cui vediamo la luce in fondo al tunnel ed usciamo da qualsiasi luogo chiuso. Anche qui però, come abbiamo detto poco fa, non riusciamo a stare calmi. Questa sensazione di sollievo è momentanea perché ci sono degli occhi che ci osservano.

Noi non li vediamo, non sappiamo nemmeno se si tratti o meno di una nostra sensazione: sappiamo però che loro osservano ogni nostra mossa.

Il comparto grafico, così come quello sonoro, ci sono sembrati molto buoni. È assurdo pensare che una sola persona sia riuscita a realizzare tutto ciò. Mettendo da parte qualche piccolo bug ambientale, che di sicuro verrà fixato con i futuri aggiornamenti del titolo, The Alien Cube è un titolo davvero illuminante.

Da un punto di vista sonoro, Guzzo passa da momenti di completo silenzio, in cui possiamo udire solo i nostri passi o rumori lontani, a situazioni più tranquille con una melodia lieve. Spesso, però, il silenzio diventa assordante: ci sono momenti in cui si sente, in lontananza, una strana risata.

In quelle occasioni, avremmo voluto fuggire via. Quella risata, unita alla sensazione del “qualcuno mi sta seguendo ed osservando”, ci ha fatto mancare l’aria più volte. Guzzo riesce a trasmettere tensione ed ansia attraverso l’ambiente, attraverso un suono lieve, un oggetto. Per una buona parte iniziale del titolo, non si vedrà all’effettivo nulla ma l’autore è riuscito comunque a rendere il senso di claustrofobia e paura così intensi da lasciarci completamente a bocca aperta.

Questo perenne senso di ansia, è il nostro peggior nemico poiché rimanendo tesi in ogni minuto, ad ogni passo, ad ogni angolo che esploriamo, non ci rendiamo effettivamente conto di quando arriva il vero pericolo. Guzzo ha lavorato sui dettagli, sulle luci e le ombre, sulla disposizione degli oggetti e di ogni altro elemento all’interno del gioco.

Ogni cosa si trova esattamente dove dovrebbe essere: pronto a farci dubitare della realtà, pronto a metterci ansia.

La recensione di The Alien Cube: qual è il verdetto?

Era un po’ che non provavamo un tale senso di ansia e tensione durante la prova di un videogioco. L’angoscia che si prova nell’esplorare l’ambiente, la paura di ritrovarsi qualcosa davanti all’improvviso, si scontrano con la curiosità e il voler sapere cosa sta accadendo.

Alessandro Guzzo è stato geniale e ha davvero realizzato un titolo degno di nota, che porta onore al genere horror. Si tratta di un titolo equilibrato e ben realizzato, che offre al pubblico un prodotto horror con i fiocchi senza però perdere di vista l’elemento della narrazione, della trama.

Inoltre è riuscito ad unire esplorazione e risoluzione degli enigmi, spingendo il pubblico a controllare ogni angolo del gioco per poter risolvere l’enigma e procedere in avanti. Si percepisce e si nota un’attenzione meticolosa al dettaglio, che è ciò che mantiene viva la tensione.

Anche nei momenti più tranquilli, l’angosciante sensazione di essere osservati non se ne andrà e questo ci creerà parecchi problemi. Ci sono alcuni bug ambientali, nulla che non si possa risolvere con un aggiornamento e nulla che crea problemi da un punto di vista di gameplay. Un gioco che vale la pena di provare, in particolare se siete appassionati del genere e amata il perenne senso di tensione, ansia e l’esplorazione.

Per concludere vi ricordiamo che The Alien Cube è attualmente disponibile su PC tramite Steam.

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Veronica Ronnie Lorenzini

Videogiochi, serie tv ad ogni ora del giorno, film e una tazza di thé caldo: ripetere, se necessario.

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