Inizia come Vacanze di Natale, con un lussuoso hotel di montagna crocevia delle storie di personaggi bizzarri e altolocati; prosegue con una spassosa serie di gag, in cui spicca l’ex Monty Python John Cleese in versione Weekend con il morto; cita a più riprese il cinema di Roman Polanski, come l’eccentrico isolamento alla base di Che? o il cerotto sul naso di Jack Nicholson in Chinatown, che stavolta finisce sul naso di Luca Barbareschi; si chiude su un curioso accoppiamento fra cane e pinguino da commedia demenziale americana e con il tragicomico vomito di una ricca, che sembra uscito da Triangle of Sadness. Un mostruoso ibrido cinematografico dal titolo The Palace, nuovo film di Roman Polanski presentato fuori concorso a Venezia 80, scritto insieme agli amici, colleghi e connazionali Jerzy Skolimowski ed Ewa Piaskowska.
Ci troviamo nell’elegante Palace Hotel di Gstaad, in Svizzera, nella storica notte tra il 31 dicembre 1999 e il 1° gennaio 2000, fra i timori per il famigerato Millennium bug e l’ascesa al potere in Russia di Vladimir Putin, nominato suo successore da Boris Yeltsin proprio in quelle concitate ore a cavallo fra un millennio e l’altro. Il serio e infaticabile manager dell’albergo Hansueli Oliver Masucci è in fibrillazione, perché fra i suoi altolocati ospiti c’è davvero chi può avere il potere di influenzare l’economia mondiale. Fra questi spiccano l’americano Bill Crush (Mickey Rourke), Arthur William Dallas III (John Cleese), pronto a festeggiare il suo anniversario di nozze con la giovane moglie, La Marchesa (Fanny Ardant) insieme al suo cagnolino con problemi intestinali e Bongo (Luca Barbareschi, anche produttore), attore superdotato. Un opulento museo degli orrori, che con l’avvicinarsi della mezzanotte si rivela in tutta la sua grottesca natura.
The Palace: la nuova commedia grottesca di Roman Polanski che si fa beffe dei ricchi e dei potenti
Giunto alla soglia degli 88 anni e sempre braccato dai suoi guai giudiziari, che gli rendono estremamente difficile ottenere dei finanziamenti per i suoi progetti, Roman Polanski mette in scena un ridanciano e aspro sberleffo dei ricchi e dei potenti, che guarda sia alla commedia di Ernst Lubitsch sia alle recenti declinazioni politicamente impegnate del grottesco (Ruben Östlund), mantenendo tuttavia una propria indipendenza dai filoni sopracitati, nonché una divertita e voluta inclinazione al più sfrenato trash.
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La fauna del Palace Hotel Roman Polanski la conosce bene, e si vede. Con ironia e ferocia il regista tratteggia infatti un gruppo di carcasse umane, con volti sfigurati dalla vecchiaia, dai vizi e dai catastrofici risultati della chirurgia plastica. Persone totalmente scollegate dalla realtà, capaci di mettere a ferro e fuoco l’hotel per un attacco di dissenteria dell’animale domestico, di convivere per ore con un cadavere per mantenere i diritti sull’eredità e di muoversi ben oltre l’illecito finanziario per ottenere qualche flebile possibilità di guadagno attraverso il Millennium bug. Dopo aver fotografato l’orrore in spazi ristretti in opere memorabili come Rosemary’s Baby, L’inquilino del terzo piano, Luna di fiele e La morte e la fanciulla, Polanski lo trasporta nel lusso e nello sfarzo di un luogo pressoché inarrivabile per i comuni mortali, dove si consuma la morte fisica, intellettuale e morale dell’alta borghesia.
The Palace: le macerie umane dell’alta borghesia
In mezzo a uno squallore diffuso e generalizzato, Polanski rinfresca un sempreverde repertorio di gag fatto di parrucchini ballerini, rigor mortis dai risvolti problematici, integerrimi uomini d’affari succubi del fascino di giovani e piacenti donne e avventure sessuali fra persone agli antipodi per età e classe sociale. Ben lontano dalle geometrie e dalle ricche scenografie di Grand Budapest Hotel, The Palace si trasforma in una decadente ma comunque esilarante anticamera della morte, in cui ogni personaggio viene messo di fronte al proprio fallimento ma continua sulla propria strada, infischiandosene delle macerie della propria esistenza e producendone di nuove.
In questa fiera della meschinità e del ciarpame, il confine con il cattivo gusto è estremamente labile, ed è facile attendersi reazioni polarizzate sia per quanto riguarda la critica sia dal punto di vista del pubblico. A dare a quest’ultima tesi almeno una solida argomentazione sono le evidenti limitazioni di budget, che rendono le scene in esterna quasi del tutto assenti e costringono Polanski ad alcune panoramiche dell’hotel in una CGI davvero posticcia e sgradevole, quindi perfettamente in linea con i volti di alcuni ospiti del Palace Hotel. Ma pur essendo lampante il profondo disgusto del regista per questi personaggi e per il loro ambiente, resta la sensazione che Polanski si sia addirittura trattenuto, trasformando i protagonisti in macchiette disprezzabili ma tutto sommato innocue, senza rigirare il coltello nella piaga.
Un sinistro presagio
Al termine di questa pazza e ridicola festa di Capodanno, restano solo bicchieri rotti, scarti di cibo, disparati liquidi umani sui pavimenti e un imbarazzo generalizzato, destinato peraltro a sparire in breve tempo fino al prossimo party di gala. In mezzo a queste rovine fisiche e morali, risuonano però le parole di Vladimir Putin, che con una fierezza oggi alquanto sinistra rassicura la sua nazione, annunciando che tutti i diritti acquisiti rimarranno immutati. Nel contrasto fra sfarzo e l’ascesa di una dittatura pericolosa per il mondo intero si cela quindi il significato più intimo di The Palace, che documentando lo sfacelo dell’élite mondiale ci ammonisce sul nostro triste presente, con le persone chiamate a decidere le sorti del globo decisamente troppo somiglianti ai clienti del Palace Hotel di Gstaad.
The Palace arriverà nelle sale italiane il 28 settembre, distribuito da 01 Distribution.
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Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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