Lo avevamo già conosciuto durante una nostra intervista a Milan Games Week 2018 e, dopo diverse peripezie legate allo sviluppo di questo titolo, tanto complesso quanto il tema che affronta nella sua trama, finalmente vede la luce The Suicide of Rachel Foster, il videogioco edito da Daedalic Entertainment e sviluppato da ONE-O-ONE GAMES, in uscita il 19 febbraio su Steam. Questa avventura casual interattiva in cui ci imbattiamo va a sviscerare tante sfaccettature intime e profonde legate alla storia di una famiglia ormai distrutta e dissolta dagli errori umani e dalla caducità fisiologica della vita, lasciando sola Nicole Wilson, unica erede del lascito testamentario di Leonard McGrath. Scopriamo insieme questo viaggio forte e delicato, le cui tappe sono tutte caratterizzate da un notevole significato e pregnanza emotivi.
The Suicide of Rachel Foster recensione – Pesanti eredità
Dopo aver letto la lettera che nostra madre ci ha scritto in previsione della sua dipartita imminente, ci ritroviamo nel Montana, USA, in un freddo giorno di inverno, precisamente il 22 Dicembre 1993. Nicole viene riconosciuta come unica proprietaria dell’Hotel Timberline. Dopo dieci anni passati a cercare di dimenticare il passato, quest’ultimo torna quindi prepotentemente nella sua vita, obbligandola per questioni burocratiche a ricordare fastidiose e tristi vicende familiari. Ma quella che per Nicole sembrava la più grande delle problematiche, diventerà motivo di riscoperta e riaffioramento di memorie lontane, nascoste tra le mura e gli oggetti ancora conservati all’interno di quel misterioso hotel.
The Suicide of Rachel Foster sfrutta appieno l’esplorazione in prima persona, lasciando in disparte le derive orrorifiche e paranormali per concentrarsi su un crescente stato di angoscia e tensione, dettato fin da subito dall’assillante squillo del telefono che ci perseguita finché non lo troviamo e non rispondiamo. Non parliamo poi delle stanze ormai distrutte e abbandonate, stridenti con il colore e l’ordine delle camere da letto rimaste identiche all’ultima volta che il loro proprietario ne ha valicato la porta.
Alla scoperta di memorie perdute
Dobbiamo ammettere che l’esplorazione non è sempre facile e ingaggiante, sia per motivi tecnici che di narrazione: ci sono dei punti del percorso in cui la noia è fisiologica e non si può fare altrimenti, perdendosi nell’esplorazione dell’hotel, essendo composto da diversi piani che possiamo conoscere preventivamente grazie alla mappa di cui disponiamo da menù. Essendo cartacea, non ci consente di conseguenza di individuare la nostra posizione mentre ci spostiamo, rendendo le cose sì più complicate, ma al contempo realistiche.
Un po’ meno realismo notiamo nella resa dei movimenti dei veicoli e nella definizione di ambienti e oggetti, che fanno capolino sullo schermo tra angoli poco stondati e dall’aspetto talvolta abbastanza artefatto. Ammettiamo però che, nel complesso, si tratta di un buon lavoro, per portare la firma di Daedalic Entertainment, un editore che spesso ci ha lasciato con l’amaro in bocca per le sue pecche grafiche e tecniche, soprattutto circa il motore di gioco, un’altra specifica che supera l’esame con un buon voto. In tutto questo, non ci siamo ancora soffermati su come sia effettivamente l’esperienza di gioco calandoci nei panni del protagonista.
Si tratta innanzitutto di un titolo in prima persona, dove, non appena prendiamo il controllo di Nicole, notiamo a malapena la sua presenza fisica, se non in qualche sporadico momento dove la corporeità della protagonista è dettata dalle unghie laccate delle mani che intravvediamo di volta in volta, sin dall’inizio, quando leggiamo la lettera rivelatrice del passato difficile da accettare ancora dopo anni dall’accaduto narrato. Piccolo appunto: prestate attenzione alle macchie sulla carta delle lacrime versate dalla madre mentre stava scrivendo la lettera; un momento decisamente iperrealistico e di pura poesia.
Macerie metafisiche
Da un punto di vista tecnico, non sarà sempre facilissimo riuscire a comandare i nostri spostamenti tra mouse e tastiera, dove il primo serve per spostare l’obiettivo della telecamera, mentre la seconda per spostarci sullo schermo in maniera abbastanza rigida e necessariamente coadiuvata dall’uso del mouse. C’è però un ulteriore tratto davvero critico su cui serve prestare attenzione: diverse volte abbiamo riscontrato difficoltà di non poco conto nel salvataggio della partita. Anche solo dopo un paio d’ore di gioco, i progressi sono praticamente scomparsi, facendoci tornare all’ingresso dell’hotel, come se avessimo soltanto giocato l’introduzione alla storia. Un boccone particolarmente amaro da inghiottire, se non fosse che il gioco, in sé e per sé, non ci costerà svariate ore di partita e di complessità.
D’altro canto, abbiamo apprezzato la possibilità di impostare la grafica dello schermo secondo le nostre necessità (ma anche secondo le possibilità dettate dalle specifiche del PC da cui giochiamo), così come l’immediatezza dei comandi e la loro semplicità. L’input può essere dato sia da mouse e tastiera, sia da controller, permettendoci una discreta libertà di scelta, così come le impostazioni ci consentono di avere i sottotitoli, che consigliamo per fissarci meglio le indicazioni che ci vengono impartite e i dialoghi in generale.
In conclusione, The Suicide of Rachel Foster ci è sembrato un buon prodotto sulla carta, promettente emozioni “serie” e una trama degna di essere raccontata, ma non ci siamo particolarmente meravigliati del risultato finale a livello di gameplay, da parte di questa produzione che tanto ci aveva incuriosito un anno e mezzo fa. Bisogna però apprezzare la molteplicità di significati di cui è intrisa l’intera storia, che non può essere paragonata meramente a un walking simulator qualsiasi, per quanto giochi di questa tipologia rischino sempre di cadere nell’inghippo di questa categorizzazione. La vicenda è sentita e vicina alla nostra sensibilità, è un racconto degno di essere compreso, apprezzato e gustato nelle sue pause e nelle sue dilatazioni legate all’esplorazione e all’atto di scavare nel ricordo e nell’anima.
The Suicide of Rachel Foster
Pro
- Storia dai profondi risvolti psicologici
- Audio ben curato e grafica superiore alla media delle edizioni di Daedalic
Contro
- Problemi di salvataggio automatico
- Spostamenti legnosi nell'ambiente
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