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Non solo agenzie spaziali: Top 5 aziende che vogliono raggiungere la Luna

Se 50 anni fa, quando l’uomo atterrò per la prima volta sulla Luna, un’impresa simile sembrava appannaggio solo delle agenzie spaziali, ora non sembra essere più così. In un’era in cui si è tornati a parlare di spazio ed esplorazione dei corpi celesti grazie a privati come SpaceX Blue Origin, il nostro satellite, sia per gloria ma soprattutto per interessi economici, non sembra più attirare esclusivamente gli enti di ricerca nazionali. Vediamo quindi, in questa ‘top 5’, quali sono le aziende con i piani più concreti e curiosi per tornare sulla Luna in un prossimo futuro.

Top 5 aziende che puntano alla Luna

SpaceX e il progetto dearMoon

Nonostante SpaceX ed il suo eccentrico CEO Elon Musk siano conosciuti più per la loro “fissazione” nei confronti di Marte, la Luna è comunque nei piani dell’azienda. In particolare, il 17 settembre 2018 Musk, insieme al miliardario e fondatore di ZOZO Yūsaku Maezawa, hanno presentato il progetto ‘#dearMoon‘.

La missione, di carattere turistico e artistico, prevede nel 2023 la circumnavigazione della Luna da parte di Maezawa insieme a un certo numero di artisti (tra i 6 e gli 8), a bordo della Starship (ex-BFR) di SpaceX. Lo scopo, per il miliardario, è quello di ispirare i suoi passeggeri con una visione unica del nostro satellite e della Terra, in modo che possano poi creare delle opere uniche nel loro genere.

Da parte di SpaceX, invece, lo scopo è quello di ricevere dei finanziamenti per la finalizzazione dell’astronave Starship-Super Heavy, che nei piani dell’azienda diventerà l’unico mezzo necessario per andare in orbita terrestre, sulla Luna e, sopratutto, su Marte.

La navicella però è tutt’altro che pronta: sono in corso ancora i test sia per quanto riguarda i motori Raptor che per la struttura della navicella. Giusto pochi giorni fa, il 17 luglio, durante un test del nuovo propulsore il prototipo della navicella, chiamato Starhopper, si è danneggiato, e la prova di lancio sarà probabilmente rimandata.

Elon Musk ha d’altronde parecchi precedenti in termini di promesse temporalmente irrealistiche e ritardi sulle scadenze, quindi non è affatto detto che il viaggio avverrà effettivamente nel 2023. Nel dubbio possiamo solo cercare di essere ottimisti e sperare che effettivamente sia così.

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Blue Origin e Airbus

Airbus, colosso dell’aeronautica e già in coinvolta in diversi progetti aerospaziali, ha indetto il 1 ottobre 2018 “The Moon Race“, una competizione internazionale per startup e aziende private che vogliono raggiungere la Luna.

I team dovranno preoccuparsi solo del carico da portare sulla superficie del nostro satellite, in quanto la parte di lancio e allunaggio è stata affidata a Blue Origin, azienda spaziale fondata dal CEO di Amazon Jeff BezosIl trasporto avverrà infatti sugli anticipati razzo New Gleen e lander lunare Blue Moon, quest’ultimo recentemente mostrato dal vivo.

I progetti dovranno rientrare all’interno di una di queste categorie: Produzione (realizzazione di manufatti e strutture direttamente sul suolo lunare); EnergiaRisorse (estrazione di acqua e ossigeno); Biologia (coltivazione di piante sul suolo lunare).

Secondo la roadmap attuale, i progetti selezionati saranno presentati in occasione dell’IAC 2019 (International Astronautical Congress), che si svolgerà ad ottobre. I prototipi poi saranno presentati nel 2020, con i primi test nel 2021, ed il lancio infine nel 2024. Durante ognuna di queste fasi i team riceveranno dei finanziamenti, il know-how di esperti del settore e l’accesso a strutture specializzate.

Nonostante le ottime premesse, per ora non ci sono altre informazioni riguardanti al progetto: dal suo annuncio ad oggi non si sono avute più notizie riguardanti eventuali team desiderosi di partecipare o sponsor pronti a finanziare l’iniziativa. Possiamo solo quindi sperare che ad ottobre vengano effettivamente presentate le startup selezionate e che la competizione vada avanti senza intoppi.

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PTScientits, Audi, Vodafone e Redbull

PTScientists è una space-company tedesca, semifinalista dell’ormai defunto Google Lunar X Prize (un’altra competizione per incoraggiare startup e aziende a puntare alla Luna ). Nonostante il sopracitato fallimento dell’iniziativa di Google, l’azienda ha continuato a lavorare sul suo progetto di andare sul nostro satellite collaborando con partner di eccezione.

L’azienda ha infatti sviluppato ALINA, un lander lunare capace di trasportare fino a 100 kg di carico sulla Luna. La realizzazione di questo mezzo è stata fatta insieme a Vodafone, che la renderà la prima base station LTE lunare, e ad Audi, la quale ha prodotto un rover che viaggerà all’interno del lander. Questa partnership è siglata all’interno del progetto “Mission to the Moon“, che include anche la sponsorizzazione di OMEGA (brand di orologi), On (brand di scarpe da corsa) e Redbull, quest’ultima media partner dell’intera missione.

A frenare un po’ l’entusiasmo è la notizia secondo cui PTScientists sarebbe sull’orlo della bancarotta a causa di problemi di insolvenza. A riguardo, l’azienda ha dichiarato che continuerà imperterrita a lavorare al progetto, collaborando sia con i suoi partner che con l’Agenzia Spaziale Europea per partecipare al ritorno sulla Luna.

Fatto sta che, previsto inizialmente addirittura per quest’anno a bordo di un Falcon 9 di SpaceX, il fatidico lancio è rimandato a data a destinarsi. Possiamo solo sperare che, data l’entità dei partner in gioco, in qualche modo si riesca a concretizzare quanto progettato.

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Toyota

Ne abbiamo già parlato in questa recente news, ma si tratta comunque di un fatto degno di nota: Toyota, in collaborazione con JAXA (l’agenzia spaziale giapponese), sta sviluppando un veicolo in grado di muoversi sulla superficie lunare.

Il veicolo, il cui lancio è previsto per il 2029, è parte del piano del Giappone per portare i suoi astronauti sulla Luna nel 2030. Il veicolo fungerà da mezzo di trasporto per un massimo di due persone, e sarà in grado di percorrere quasi 10.000 chilometri grazie a celle a combustione e pannelli solari. L’ambiente interno sarà inoltre pressurizzato, permettendo ai passeggeri di stare senza tuta spaziale.

Toyota ha davanti ha sé una tabella di marcia molto serrata per realizzare questa meraviglia della tecnologia, che permetterà agli astronauti di cercare l’acqua ghiacciata presente sui poli lunari. E chissà che un giorno questo stesso tipo di rover non venga utilizzato sulla superficie di altri corpi celesti.

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SpaceIL

Parliamo infine dell’unica, tra tutte le aziende private, ad aver già provato a far atterrare un lander sulla Luna, fallendo, e che probabilmente ci riproverà ancora. Si tratta di SpaceIL, no-profit isrealiana, una delle finaliste del Google Luna X Prize e costruttrice, con l’aiuto delle Israel Aerospace Industries, del lander lunare Beresheet.

Dopo aver spostato il lancio dal 2018 al 2019, il 22 febbraio di quest’anno il carico di SpaceIL è partito a bordo di un Falcon 9 di SpaceX. È stata poi immesso in un’orbita ellittica intorno alla Terra, facendo giri progressivamente sempre più larghi per intercettare il nostro satellite.

Ed è in quest’ultima fase che le cose sono andate storte: dopo essere entrata in orbita lunare il 4 aprile, Beresheet, nella sua discesa dell’11 aprile, si è purtroppo schiantato a causa del malfunzionamento del motore di discesa. Prima di essere completamente distrutta, la sonda è riuscita almeno a mandarci una foto del suolo lunare, con in primo piano una placca commemorativa della missione.

Può sembrare che quindi l’intera operazione sia stata un fallimento, ma si tratta invece della prima ed unica missione finanziata privatamente ad aver raggiunto l’orbita lunare. E se è vero che l’allunaggio è fallito, dobbiamo ricordare questo tipo di operazione è riuscita fino ad ora solo a USA, Russia Cina.

Inoltre la compagnia non ha in progetto di fermarsi: sono già in cantiere delle modifiche al design del lander per fare in modo che la prossima volta il risultato della missione sia diverso. Per ora non è stata ancora annunciata una data per un secondo tentativo, ma siamo sicuri che, grazie anche all’esperienza accumulata, il team israeliano abbia tutte le carte in regola per riuscire in questa incredibile impresa.

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