Trump ordine esecutivo social network: cosa è successo e come le cose potrebbero cambiare
Con un nuovo ordine esecutivo il presidente americano Donald Trump sta provando a colpire duramente social network come Twitter e Facebook. La vicenda è nata dopo che un suo tweet è stato segnalato dalla piattaforma come fuorviante.
Trump firma un ordine esecutivo contro i social network
Facciamo un passo indietro e proviamo a capire da dove è nata questa vicenda. Il 26 maggio il presidente Trump ha pubblicato un tweet, tramite il suo profilo, dove sostanzialmente criticava la possibilità di usare in maniera diffusa il voto via posta per le elezioni presidenziali di novembre.
Twitter ha segnalato il tweet come fuorviante, visto che molto del suo contenuto è falso o afferma cose non dimostrate. Trattandosi di un tweet del presidente non è scattata la rimozione, ma è stato invece aggiunto un link ad altre informazioni che correggono o direttamente smentiscono quanto detto.
Un evento simile si è ripetuto poi il 29 maggio, quando Trump ha invece commentato le proteste in corso nella città di Minneapolis per la morte di George Floyd, ucciso da un poliziotto nel corso di un arresto. In questo caso il tweet, che definisce i manifestanti come dei “criminali” e accenna all’intervento dei militari, è stato segnalato come un tweet che “ha violato le Regole di Twitter sull’esaltazione della violenza“. Il contenuto è rimasto comunque visibile perché “potrebbe essere di pubblico interesse“.
L’ordine esecutivo contro i social network
Questa marchiatura come portatore di fake news, per quanto fondata sui fatti, non ha evidentemente fatto piacere a Trump. Dopo essersene lamentato attraverso altri tweet e commenti, questi ha infatti firmato ieri un ordine esecutivo per richiedere la modifica della sezione 230 del Communications Decency Act.
Il CDA è una legge del 1996 che regolamenta la responsabilità degli Internet provider. In particolare, la sezione 230 dichiara come le aziende informatiche, tra cui anche i social come Twitter, non siano responsabili legalmente dei contenuti pubblicati sulla piattaforma. Questa assoluzione di responsabilità deriva da una distinzione tra le piattaforme, i cui contenuti sono generati da utenti terzi, e per esempio un giornale, che è invece responsabile dei contenuti pubblicati. Le piattaforme possono comunque imporre delle linee guida e rimuovere i contenuti offensivi o che violino degli standard, ma devono agire “in buona fede“.
Trump ora però vuole mettere in discussione questo paradigma. Il suo ordine esecutivo chiede al Dipartimento del Commercio e al procuratore generale William Barr di proporre una modifica della legge alla FCC, la Federal Communications Commission. Questa commissione è attualmente composta da tre Repubblicani e due Democratici, e quindi è possibile che penderà a favore del presidente nella sua decisione.
Alla base della mossa di Trump c’è il ragionamento secondo cui nel momento in cui i social network agiscono come editori di contenuti, ovvero regolamentando cosa può essere o meno pubblicato o curando la visibilità o la neutralità dei contenuti, debbano essere trattati come tali. Considerando la quantità di contenuti postati ogni giorno su un dato social network, non è però così prevedibile capire come le piattaforme si muoveranno per tutelarsi.
La risposta dei social
Twitter ha risposto all’ordine esecutivo dicendo: “Questo ordine esecutivo è una mossa reazionaria e politicizzata ad una legge fondamentale. La Sezione 230 protegge l’innovazione e la libertà di espressione tipiche dell’America ed è sostenuta da valori democratici. I tentativi di eroderla unilateralmente minacciano il futuro delle discussioni online e della libertà di Internet”.
This EO is a reactionary and politicized approach to a landmark law. #Section230 protects American innovation and freedom of expression, and it’s underpinned by democratic values. Attempts to unilaterally erode it threaten the future of online speech and Internet freedoms.
— Twitter Public Policy (@Policy) May 29, 2020
Anche altre piattaforme, tipo Facebook, hanno commentato la notizia difendendo la sezione 230. Il CEO Mark Zuckerberg ha però al tempo stesso dichiarato che le società private non possono diventare “giudici della verità” e che i social network “non dovrebbero essere nella posizione di farlo”. Una critica rivolta probabilmente sia alle piattaforme come Twitter, che provano a moderare i loro contenuti evidenziando le fake news e le falsità, che i governi mondiali, che, non essendo in grado di gestire il problema delle notizie false, lasciano un vuoto riempito ora dai social network.
Non sappiamo ancora come proseguirà la vicenda: se la modifica della sezione 230 andrà avanti, è molto probabile che i social network siano costretti a cambiare radicalmente per tutelarsi. Non sappiamo neanche come un’eventuale modifica delle leggi americane cambierà le cose per noi europei, anche se, essendo molti di questi social basati negli USA, la risposta è probabilmente “molto”. Possiamo per ora solo aspettare, ma state sicuri che nel caso ci siano altri sviluppi riguardanti questa vicenda vi terremo aggiornati.
- Costa, Francesco (Autore)
- Eisenberg,Garfield (Attore)
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