Un anno di pandemia da Covid. Certo, dodici mesi fa la malattia infettiva da Covid-19 era già piuttosto diffusa, specialmente in Cina. Ma è stato precisamente l’11 marzo del 2020 che l’epidemia da Coronavirus è stata definita pandemia mondiale da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’annuncio seguiva di appena due giorni il primo lockdown esteso a tutto il territorio italiano.
Un anno di Covid: come siamo cambiati
Il Covid-19 è un dramma globale che ancora oggi sembra non voler mollare la presa. Dal punto di vista medico la pandemia è stata già analizzata a sufficienza (e non sempre da parte di persone in possesso di un’adeguata cultura scientifica per farlo).
La non lieta ricorrenza, un anno di Covid, ci induce piuttosto a una serie di bilanci di altra natura. Come ha modificato e sta modificando, il Coronavirus, le nostre esistenze? Su quali comportamenti è intervenuto? Quali nuove abitudini ha introdotto e quali vecchie consuetudini ha momentaneamente congelato?
Analizziamo insieme i principali aspetti della questione.
- Editore: Erickson
- Autore: Stefano Vicari , Silvia Di Vara
- Collana: Le guide Erickson
Gli effetti psicologici
Le ricadute sulla tenuta psicologica sono senza dubbio state le più vistose e, in certi casi, le più drammatiche. Il confinamento forzato, che soprattutto nella scorsa primavera ci ha sottoposto a regole rigidissime, ha innalzato a livelli di guardia il senso di impotenza e frustrazione. Che in molti casi, nei soggetti più predisposti, è sfociato in episodi depressivi. Legati non unicamente alla solitudine o alla paura del contagio: è di poche settimane fa uno studio secondo il quale si stima che avremo oltre 150.000 nuovi casi di depressione dovuti alla disoccupazione da pandemia.
Homo homini lupus
In situazioni di emergenza come quello dato dalla pandemia da Covid, l’altra faccia della medaglia degli effetti psicologici è quella dell’aggressività. L’aumento di casi di violenze di genere, specie tra le mura domestiche, ha fatto definire il fenomeno “pandemia ombra” dalle Nazioni Unite.
Per restare in Italia, un’indagine ISTAT segnala ad esempio che le chiamate al numero verde antiviolenza dal 1 marzo al 16 aprile 2020 sono cresciute del 73% rispetto al medesimo periodo nel 2019. E le vittime che hanno chiesto aiuto sono aumentate del 59%.
Per spostarci nei luoghi pubblici, difficile dimenticare la caccia agli untori, che nella primavera del 2020 vestivano i panni degli incolpevoli podisti.
Comportamenti strani, verrebbe da dire, dal momento che di solito in situazioni di emergenza (quando ad esempio si è in guerra) scatta una solidarietà istintiva tra gli appartenenti a una stessa popolazione. Ma la differenza la spiegano bene gli psicologi: in guerra si ha un nemico comune, ben identificabile, contro cui coalizzarsi. In casi come la pandemia da Covid-19 il nemico, invisibile, è potenzialmente ovunque. E quindi addosso a chiunque. E chiunque, per chiudere un sillogismo un po’ fantasioso, diventa allora un potenziale nemico.
Gli effetti sul fisico
Con “effetti sul fisico” non intendiamo quelli derivati dalla positività al Coronavirus ma quelli causati da un forzato stop dell’attività fisica. E non solo. Perché nelle situazioni di stress e di scarsa autostima si tende a mangiare in modo poco equilibrato, cercando gratificazioni nei cosiddetti cibi spazzatura, nei carboidrati e negli alimenti ad alto indice glicemico. Mangiare in modo incongruo e non fare sport conducono non solo a un rapido ingrassamento ma anche a uno stato di abulia. Che crea un pericoloso circolo vizioso, col conseguente aggravarsi delle situazioni psicologiche già precarie.
Aggiungiamo di sfuggita che la scorsa primavera l’Italia è stato il solo Paese europeo ad aver adottato misure drasticamente coercitive nei confronti di chi avesse il desiderio di allenarsi o anche solo di svagarsi all’aria aperta. Lo segnalava a suo tempo un interessante articolo di Wu Ming: i governi delle altre nazioni europee avevano ben chiari i benefici del fare movimento sulla condizione psicofisica degli individui.
Casa, dolce casa
In questo anno abbiamo dunque dovuto riscoprire le virtù della vita domestica.
Abbiamo trascorso molto più tempo connessi. Abbiamo fatto acquisti online di ogni tipo, e l’industria del gaming è cresciuta in modo esponenziale: in Italia, nel mese di marzo del 2020 la vendita delle console è cresciuta del 67% rispetto al marzo del 2019. I docenti, informatizzati o meno che fossero, hanno dovuto adattarsi alla didattica a distanza, attraverso una serie di applicativi che abbiamo subito riutilizzato per organizzare malinconici aperitivi online.
I maggiori musei italiani (e non solo loro) ci hanno permesso di fare entusiasmanti tour virtuali. I maggiori social si sono popolati di scienziati improvvisati che pontificavano sulle modalità più bizzarre con le quali si sarebbe potuto sconfiggere il Covid. Supportati, ricordiamolo, dall’ex presidente di un importante stato esotico, che garantiva la guarigione da Coronavirus dopo essersi iniettati un disinfettante.
Un’indagine di Comscore riferita agli utenti italiani rivela che nel dicembre del 2020 il tempo medio trascorso ogni giorno su Internet è cresciuto del 26% rispetto allo stesso mese del 2019. Percentuale che cresce addirittura sino al 38% per la fascia di utenti che va dai diciotto ai ventiquattro anni.
In questi mesi di lockdown più o meno rigido ci siamo anche ricordati di quegli strani oggetti in carta che prendono il nome di libri: il loro consumo è aumentato del 3% nel 2020, anno in cui 3,4 milioni di italiani hanno comprato per la prima volta un libro online, e 2,3 milioni hanno acquistato un e-book.
E siccome ciascuno ha i propri metodi per lenire ansia e stress, segnaliamo che il Covid ha anche fatto impennare i consumi di marijuana legale: sul territorio nazionale c’è stato un rialzo del 200%.
I rapporti interpersonali
Un forte mutamento riguarda i rapporti interpersonali: con la possibilità di spostarsi negata o ridotta all’osso, e con la necessità di prestare particolare attenzione alle norme igieniche, c’è stato un’inevitabile rallentamento degli scambi sociali. Oggi siamo portati a metterci in viaggio, e a intrecciare relazioni, solo quando lo riteniamo davvero importante.
E questo, pur nel momento drammatico, può anche essere un bene. Saper pianificare, scegliere, e soprattutto saper rinunciare, sono ottime medicine contro un’epoca in cui ci si stava illudendo di poter ottenere tutto e di poter arrivare ovunque.
Quindi?
Quindi, in questi dodici mesi abbiamo fatto molta fatica, e i meno equipaggiati psicologicamente ne hanno patito conseguenze anche profonde.
Tuttavia abbiamo imparato a entrare in confidenza con la tecnologia: persino i più scettici hanno scoperto che la Rete non è il male assoluto, ma – come per tutte le cose – dipende dall’utilizzo che se ne fa. Lo smart working può essere un’alternativa intelligente, risparmiosa ed ecologica al lavoro in presenza. L’acquisto di un prodotto o di un bene non deve necessariamente prevedere uno spostamento fisico.
Inoltre, abbiamo visto come le mura domestiche possano garantire piacevolissimi momenti di intimità, da soli o in famiglia: la lettura, la visione di un film, l’ascolto di un CD…
Eppure, allo stesso tempo si è confermata l’imprescindibilità di un costante esercizio fisico, ancor più necessario per controbilanciare il surplus di tempo trascorso davanti al monitor.
Chissà: magari nel futuro prossimo l’esistenza virtuosa passerà proprio attraverso questo curioso ibrido wellness-tech.
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Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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