Foxconn torna a far parlare di sé: il più grande impianto di produzione di iPhone 14 Pro al mondo è salito nuovamente alla ribalta a causa di un focolaio di Covid-19 scoppiato nella fabbrica e per le dichiarazioni dei lavoratori positivi costretti a lavorare.
Foxconn e Covid-19, cosa sta succedendo?
L’indiscrezione, partita dal sito Rest of World, riporta che nella fabbrica di Zhengzhou è scoppiato un focolaio di Covid-19 poche settimane dopo il ritiro della politica anti-covid attuata da Pechino.
Negli scorsi mesi l’impianto di Foxconn si era già reso protagonista di alcuni scioperi e manifestazioni proprio per protestare contro il pugno duro del governo, causando problemi non di poco conto ad Apple.
La multinazionale, per far fronte agli ordini pre e postnatalizi ha infatti dovuto tagliare 6 milioni di iPhone 14 Pro dal totale prefissato, ma non solo.
Per diminuire la sua dipendenza dalla Cina, l’azienda starebbe pensando di spostare la maggior parte della sua produzione in India e in Vietnam, ma per un passo del genere ci vorranno sicuramente diversi anni.
Quindi, in attesa che questo processo si compia, Foxconn rimane il punto di riferimento per la produzione degli iPhone 14 Pro.
Eppure ad alcuni dipendenti, nonostante la positività accertata, è stato chiesto di continuare ad assemblare iPhone, ricevendo solo delle mascherine N95 per evitare una diffusione eccessiva del contagio.
Accortezza che per i lavoratori non è sufficiente: dalle testimonianze raccolte pare sia molto più facile contrarre il Covid nei dormitori che nella fabbrica, in quanto ogni stanza da letto è adibita per otto persone, costrette a dormire a distanze ravvicinate a causa degli spazi poco agevoli.
Sette lavoratori hanno dichiarato a Rest of World di aver contratto il virus dopo essere entrati in fabbrica questo mese e la stessa sorte è toccata a molti altri colleghi. Tre di loro hanno confermato la richiesta di rimanere a lavorare nonostante mostrassero i sintomi tipici del Covid.
La testimonianza di un dipendente
Un dipendente che ha chiesto di rimanere anonimo, ha confermato a Rest of World che, oltre lui, diversi operai hanno continuato a lavorare malgrado stessero male, trascorrendo 11 ore a inserire viti negli iPhone.
“Ho avuto difficoltà a respirare alle 7 di sera – ha dichiarato l’operaio – ero a malapena in grado di finire il turno“. E nonostante il sopraggiungere della malattia, il giorno dopo ha lavorato per 10 ore.
Inoltre la fonte anonima ha affermato che il suo supervisore ha consigliato agli operai di non sottoporsi ad alcun test antigenico, in modo tale da non essere segnalati e continuare a mantenere il ritmo di produzione.
Per quanto riguarda le cure, alcuni hanno dichiarato di aver ricevuto tutto il necessario, altri hanno lamentato un’assenta totale di supporto medico, carenza di cibo e servizi igienici sporchi.
In ultimo alcune fonti interne hanno dichiarato di non aver preso dei congedi per malattia per paura di non essere pagati.
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