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Vaccinazione eterologa: l’efficacia e i dubbi

Dopo lo stop ad AstraZeneca agli under 60, si apre la discussione sull’utilizzo combinato di due diversi vaccini

La vaccinazione eterologa si è resa necessaria dopo lo stop imposto in Italia alla somministrazione del siero AstraZeneca agli under 60.

Ma quanto è efficace il mix di vaccini, e quali possono essere i rischi?

Le posizioni sono discordanti. E nel frattempo arriva il via libera dell’Aifa, confortato da due studi esteri.

Facciamo chiarezza su una questione che sta dividendo medici, politici e amministratori.

Che cos’è la vaccinazione eterologa

Si chiama vaccinazione eterologa il ciclo di vaccinazioni misto, con due sieri differenti. Nella fattispecie, una prima somministrazione col vaccino Vaxzevria di AstraZeneca e una seconda con un vaccino a mRna, ovvero Pfizer o Moderna.

In sintesi, il vaccino a mRna fornisce all’organismo informazioni sul Coronavirus, permettendogli di produrre proteine virali, che vengono riconosciute come estranee e inducono una reazione immunitaria. In questo modo, l’organismo si prepara in questo modo a combattere il virus, rendendolo innocuo e impedendo l’insorgere della malattia.

vaccinazione eterologa

Vaccinazione eterologa: perché è necessaria

Si è resa necessaria la vaccinazione eterologa nei confronti di tutti i cittadini italiani al di sotto dei sessant’anni che avevano già ricevuto una prima dose di siero AstraZeneca. Siero che è stato bloccato dal Governo, e che da venerdì 11 giugno è somministrabile solo agli over sessanta.

La decisione arriva dopo una serie di segnalazioni sulle reazioni avverse, e soprattutto dopo la recente scomparsa della diciottenne Camilla Canapa.

Ad annunciare il parziale stop al siero Vaxzevria di AstraZeneca è stato il coordinatore del Comitato tecnico-scientifico Franco Locatelli, in una conferenza stampa alla presenza del ministro Speranza e del Commissario Figliuolo.

Per ora nessun altolà all’altro vaccino monodose a vettore virale della Johnson & Johnson, per il quale resta la raccomandazione di Aifa per un suo “uso preferenziale per gli over 60”.

Chi ha già adottato la vaccinazione eterologa

L’Italia non il primo Paese europeo ad aver adottato la vaccinazione eterologa. Prima di noi hanno testato il mix vaccinale Francia, Spagna, Germania e Gran Bretagna. Oltre a Finlandia, Danimarca, Svezia, Norvegia e Canada.

Gli studi

Ci sono già due studi che confortano la vaccinazione eterologa.

Uno è stato condotto nel Regno Unito e l’altro in Spagna. Nel primo caso si tratta di un test su 830 persone, da cui è emerso che l’utilizzo dell’accoppiata AstraZeneca-Pfizer produce una frequenza leggermente maggiore di effetti collaterali non gravi “a breve termine”, ma non comporta “preoccupazioni per la sicurezza” delle persone.

Lo studio spagnolo su 673 volontari a cura dell’Istituto Sanitario Carlos III ci dice che somministrare il vaccino di Pfizer come seconda dose a persone che hanno ricevuto la prima di AstraZeneca è sicuro e aumenta la risposta immunitaria.

L’ok di Aifa

È di ieri, lunedì 14 giugno, l’ok di Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) alla vaccinazione eterologa.

La Commissione tecnico-scientifica dell’Agenzia ha considerato “il mutato scenario epidemiologico”, “l’assenza di specifiche indicazioni” contrarie da parte dei produttori e la “necessità di consentire il regolare svolgimento della campagna vaccinale”. La seconda dose eterologa ha fatto registrare “un rilevante potenziamento della risposta anticorpale e un buon profilo di reattogenicità”.

La decisione è stata presa anche grazie al conforto dei due citati studi europei.

EMA e AstraZeneca

Intanto EMA (l’Agenzia europea per i medicinali) continua a ritenere il siero di AstraZeneca sicuro per ogni fascia di età.

“Il bilancio rischi-benefici resta positivo e il vaccino resta autorizzato per tutta la popolazione”.

vaccino covid

Il parere degli esperti

Oltre ai due studi europei, diverse sono le figure autorevoli che approvano il mix vaccinale.

“Dal punto di vista immunologico, mixare vaccini diversi fra la prima e la seconda dose è sensato perché si sviluppano meglio le due braccia della risposta di difesa.” Queste le parole di Mario Clerici, docente di immunologia dell’università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi.

Ottimista, ma più cauto, Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e professore emerito dell’Humanitas University. Che ha detto: “Dal punto di vista immunologico ci sono dati ottenuti a Oxford che suggeriscono che i vaccini anti-Covid a Rna messaggero, come gli immunologi sospettavano, siano un po’ più efficaci nel dare produzione di anticorpi. Mentre i vaccini su piattaforma adenovirus come AstraZeneca e J&J sono un po’ più efficaci nel dare una risposta dei direttori dell’orchestra immunologica, i linfociti T. Quindi c’è un razionale nel cercare di avere il meglio dei due mondi. Ma abbiamo pochi dati, ottenuti in Spagna e in Regno Unito. E noi abbiamo bisogno di dati per ragionare”.

I nuovi vaccini anti COVID-19
  • girolamo, Dr giannotta (Autore)

Gli scettici

Ma non mancano gli scettici. Tra gli scienziati Massimo Andreoni, direttore di Infettivologia al policlinico dell’Università Tor Vergata di Roma: “Ho forti dubbi sull’opportunità di estendere la vaccinazione eterologa all’intera platea di under 60 e penso che l’esigenza di mescolare i vaccini si ponga solo per i soggetti che dopo la prima vaccinazione AstraZeneca abbiano avuto rilevanti disturbi neurologici”.

Storcono il naso anche alcuni Governatori di Regione. Soprattutto il campano Vincenzo De Luca, che ha rifiutato la vaccinazione eterologa in attesa di risposte più chiare. Su posizioni simili era la Lombardia, che poi ha fatto un passo indietro.

Vedremo se l’ok di Aifa sarà sufficiente a far cambiare idea a De Luca.

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