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BoJack Horseman, celebrità post-moderne – Perché guardarla?

Uno show che ha alzato l'asticella prima di tutti

BoJack Horseman è parte di quel primo ciclo di serie TV che hanno mostrato al mondo le potenzialità di Netflix come attore attivo del mercato. Una serie che è partita con il piede giusto ed è riuscita a non farsi mangiare dal suo successo, fino alla sua conclusione. Insomma, una cavalcata (scusate non abbiamo resistito al gioco di parole) straordinaria, dall’inizio alla fine. Se non avete mai visto BoJack Horseman è tempo di rimediare e quindi, ecco perché dovreste guardarla…

BoJack Horseman, lo show business visto dagli animali

Questa serie TV ci porta in un mondo alternativo, dove al fianco degli umani vivono animali antropomorfi. Non è infrequente trovare una scimmia che faccia da parcheggiatore, un cane che lavori come barista e di conseguenza non mancano neanche le celebrità bestiali, in ogni campo. Il nostro protagonista BoJack Horseman è proprio una di queste.

Si tratta di un attore, che ha raggiunto la fama negli anni ’90 con Horsin’ Around, una serie TV incentrata su di lui e i suoi tre figli adottivi. Una sit-com classica, che parla di una famiglia non convenzionale che ha ottenuto un successo straordinario. Ma gli anni ’90 sono finiti da un po’ e ora il nostro cavallo antropomorfo è la più classica delle stelle cadute, in cerca di riscatto mentre continua a condurre una vita dissoluta e decadente, tra soldi, alcool e dipendenze.

Questo è il centro assoluto di BoJack Horseman. Nel corso delle varie stagioni seguiremo i suoi vari tentativi di di raggiungere la fama per vie differenti, ma soprattutto ritrovare sé stesso. Non solo, ma conosceremo un cast di personaggi sempre più ampio, a partire da quel nucleo formato dal bizzarro coinquilino Todd, dalla biografa di BoJack Diane, suo marito ed ex-rivale del protagonista Mr. Peanutbutter e l’agente Princess Carolyn.

Ma per quanto ci portino in giro per strade bizzarre, il cuore di questa serie è proprio la necessità di rimettersi in piedi. La sfida è più difficile di quanto sembra, tra problemi nel passato mai risolti, trend ricorrenti e soprattutto, il peggior nemico di BoJack (e di molti di noi): sé stesso.

Un tono che ha definito un’epoca

BoJack Horseman 011

Quello che rende lo show Netflix davvero sopra la media di tutta la produzione televisiva moderna non sono le scene comiche (eccezionali), le trovate bizzarre (indimenticabili) o l’incredibile parata di doppiatori celebri che vi hanno preso parte, da Paul McCartney a Daniel Radcliffe fino al suo cast principale dominato da Aaron Paul, Alison Brie e Will Arnett.

No, la sua forza più grande è il tono che è riuscito a tenere per tutte e sei le stagioni. Raphael Bob-Waksberg (di cui vi consigliamo vivamente anche la raccolta di racconti pubblicata dopo la serie) è riuscito a creare un mix perfetto di malinconia ed esaltazione, di speranza e disperazione, di disillusione sognante, che ha rivoluzionato il settore.

Nel corso degli anni, in tantissimi hanno cercato di recuperare quello stile. Di raccontare allo stesso modo storie che riuscissero a parlare direttamente al cuore di moltissimi. Di mostrare alla perfezione il concetto di maschera, quella che sempre più persone nella nostra società sono chiamati a indossare. Quella facciata che esibiamo davanti al mondo talmente tanto da iniziare a crederci per primi.

BoJack Horseman riesce a sfruttare questo meccanismo per tuffarsi in profondità nel cuore dei suoi spettatori. Lì si aggancia con una catena e inizia a tirare con forza, senza mai staccarsi. Ed è così che riesce a realizzare i suoi momenti migliori. Per questo, sebbene sia una serie ricca di comicità, se chiedete a un appassionato quali siano le scene che più ricorda con tutta probabilità vi risponderà con gli occhi lucidi.

BoJack Horseman è riuscita a dare un addio difficile, ma compiuto

BoJack Horseman 01

C’è stato molto dibattito su quanto la conclusione di BoJack Horseman sia stata una scelta artistica degli autori o una decisione calata dall’alto. L’idea che però un finale fosse nell’aria era già da tempo nella mente degli spettatori. Non perché la serie stesse effettivamente calando di qualità o in carenza di ossigeno, ma proprio per il motivo opposto.

Uno show di questo tipo richiede un finale all’altezza della sua corsa. Il problema è che con un racconto simile è difficile immaginare una conclusione davvero soddisfacente. Un lieto fine sembrava impossibile da raggiungere davvero, non senza calpestare quello che ha significato la serie fino a quel momento.

E così, quando è arrivato l’annuncio, le speranze erano tutte per una chiusura all’apice, una conclusione che fosse degna. Per quanto si possa dibattere (e siamo sicuri che ci sia chi non abbia amato quel finale) siamo convinti che BoJack sia riuscito fino alla fine a restare fedele a sé stesso. Parlando della vita con quella sua voce disincantata che però non riesce a smettere davvero di crederci, sempre lì in bilico.

Con sempre in mente quella frase pronunciata alla fine della seconda stagione: “Diventa più facile. Ogni giorno diventa più facile. Ma lo devi fare tutti i giorni. Quella è la parte difficile“.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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