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Il mitico, e vagamente poliziesco, “Indovina chi?” La macchina del tempo

“È Bob?”

“È Bob?”

Che si poteva anche formulare, nel caso di assenza di dubbi e spiccata propensione a fidarsi di sé, sotto forma di affermazione: “È Bob!”

In un caso o nell’altro, seguivano alcuni secondi di panico ingestibile. Se l’avversario, con vocino flebile, rispondeva “Sì”, ci si produceva in un’esultanza da calciatori professionisti. Ma se sul volto di chi si aveva di fronte si dipingeva un ghigno beffardo, a cui seguiva una risposta negativa, con buona probabilità si era di fronte alla fine di un’amicizia.

Questa è l’estrema sintesi dello spirito che animava i giocatori di “Indovina chi?”, passatempo di ispirazione vagamente poliziesca, che ha contraddistinto gli anni Ottanta del secolo scorso.

Ma cos’era, “Indovina chi?”

indovina chi vintage

Cos’è “Indovina chi?”

Assieme a “Forza quattro”, “Battaglia navale” e “Il trabocchetto”, “Indovina chi?” è stato una delle ammiraglie dell’azienda di giochi da tavolo MB (ovvero Milton Bradley Company, poi acquistata – nel 1983 – dalla Hasbro).

Il mitico gioco, inventato nel 1980, ha presto spopolato in tutta Europa e non solo. Ancora oggi è vendutissimo, anche in versioni tascabili, ma non sono mancate versioni con personaggi Disney, con supereroi della Marvel e addirittura con esseri umani al posto delle immagini.

Comunque, passiamo alle arcinote regole. Ogni giocatore ha un tabellone con 24 figurine di personaggi, ciascuno dei quali contraddistinto da alcune caratteristiche somatiche o di abbigliamento. La venticinquesima figura scelta da ciascun giocatore è quella che l’altro dovrà indovinare. Come? Attraverso alcune domande che, via via, faranno escludere tutte le figure che non hanno quella caratteristica.

Esempio: se alla domanda “Porta gli occhiali?” la risposta è “Sì”, si elimineranno le figure che non portano gli occhiali.

“Indovina chi” e le perversioni dei giocatori

Visto così, ammettiamolo, “Indovina chi?” è gioco di una noia mortale. Vince chi azzecca le domande giuste, per puro caso.

Perché ad esempio (non siamo responsabili del maschilismo sottinteso alla scelta) di 24 figurine solo 5 sono donne. Se quindi un giocatore pone la domanda: “È una donna?”, e l’altro risponde di sì, è già sull’ottima strada. Perché dovrà indovinare solo tra 5 figurine.

Resta la grande questione irrisolta da decenni: perché scegliere una donna, come figura da far indovinare all’avversario, sapendo appunto che una sua sola domanda (“È una donna?”) ci avrebbe messo sotto scacco?

Ma torniamo al gioco. Che, per diventare vivace, poggiava su due fondamentali caratteristiche dei concorrenti: l’inclinazione a distrarsi e quella, diciamolo sottovoce, a barare.

Sì, perché se per esempio si chiedeva: “Porta i capelli lunghi?”, la riposta era “Sì”, e si eliminavano proprio tutti quelli con i capelli lunghi, si commetteva un errore irrimediabile.

Ma, riprendendo l’esempio precedente, se malauguratamente sceglievamo di far indovinare un personaggio femminile e ci pioveva addosso la domanda: “È una donna?”, il bello era che rispondere “No” non ci avrebbe aperto le porte del carcere.

Intendiamoci: una volta svelata la nostra figurina alla fine del gioco, le rimostranze dell’avversario non sarebbero state troppo morbide. Ma alle sue accuse di aver barato si doveva rispondere negando sino alla morte, come il perfetto adultero.

L’aleatorietà

C’era in verità un’altra componente, che incendiava le partite a “Indovina chi?”: l’aleatorietà.

Ovvero, finché la domanda era: “È una donna?”, la risposta era facile, perché facile era capire il genere di appartenenza delle varie figurine. Ma come comportarsi davanti a domande più ostiche, quali: “Sorride?” o “Ha i capelli lunghi?”

Esistono convenzioni internazionali che stabiliscano da che angolo di curvatura delle labbra inizi il sorriso, e da quanti centimetri in poi un capello è considerabile lungo?

Capite, dunque, perché abbiamo detto all’inizio dell’articolo che “Indovina chi?” ha sulla coscienza la fine di chissà quante amicizie?

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 “Indovina chi?” e la protesta degli over settanta

C’è un ultimo motivo per cui vogliamo bene a “Indovina chi?”.

Certo: i giochi di un tempo erano meno attenti a presentarsi con un packaging sfavillante e impeccabile. Nella versione del gioco da noi posseduta (l’abbiamo facilmente trovata in Rete), nel fronte della scatola parole e immagini sembravano appiccicate alla bell’e meglio da un grafico stagista. E sulla sinistra appariva la scritta “Da 7 a 70 anni”.

Dopo una breve ricerca, abbiamo scoperto che nelle versioni successive il gioco era consigliato “Dai 7 anni in su”. Abbiamo immaginato che la causa di questo cambiamento sia stata la protesta di orde di nonni, anche loro desiderosi di mettere fine ad antiche e non più sopportabili amicizie.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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