fbpx
AttualitàCultura

Crisi energetica: la Commissione Europea vuole vietare il mining di criptovalute

In caso di emergenza stop all’estrazione

Conosciamo bene, perché lo stiamo leggendo sulle bollette delle nostre utenze domestiche, gli effetti della crisi energetica. Nonostante il governo, attraverso alcuni Decreti aiuti e i loro emendamenti, stia cercando almeno in parte di attenuare gli aumenti delle utenze di luce a gas.

Da più parti, poi, si leggono i consigli per risparmiare sui consumi nei mesi invernali.

Ci si concentra dunque sugli sforzi individuali, e si presta poca attenzione ad altre attività che necessitano di ingenti quantità di energia. Una di queste è, ad esempio, l’estrazione (o mining) di criptovalute.

Proprio in questo senso la Commissione Europea ha pubblicato un piano di risparmio energetico che prevede lo stop dell’estrazione in caso di emergenza. Vediamo meglio di cosa si tratta, non prima di aver ricordato cos’è il mining di criptovalute e perché ha bisogno di elevati consumi di energia.

Bitcoin

Il mining di criptovalute

Semplificando al massimo, per il mining delle criptovalute si utilizzano potenti e velocissimi hardware, che il prima possibile devono elaborare complessi calcoli per poter appunto “estrarre” e validare sempre nuove criptomonete.

Occorrono dunque computer capaci di elaborare complicati algoritmi in tempi rapidissimi, e adeguati sistemi di raffreddamento delle macchine.

È soprattutto il protocollo Proof of Work, adoperato ad esempio per estrarre Bitcoin, che necessità di dispositivi particolarmente potenti. E quindi dispendiosi dal punto di vista energetico.

La posizione della Commissione Europea

È proprio contro il protocollo Proof of Work che la Commissione Europea alza la voce.

Sul sito dell’Unione Europea nella giornata di martedì 18 ottobre è stato pubblicato il piano Digitalising the energy system, un pacchetto di proposte sull’efficienza energetica. Con un occhio al cambiamento climatico in atto e uno alla crisi derivata dal conflitto russo-ucraino (in primis al problema della dipendenza dal gas russo).

Il piano affronta diverse tematiche, tra cui per esempio l’obbligo di installazione dei pannelli solari, che entrerà in vigore nel 2027 per le aziende e nel 2029 per le abitazioni private di nuova costruzione.

La Commissione Ue contro il protocollo Proof of Work

Ma il piano Digitalising the energy system, tra le altre cose, prende di mira il protocollo Proof of Work per il mining di Bitcoin e altre criptovalute.

Dal momento che il passaggio al sistema Proof of Stake ridurrebbe il consumo di energia di oltre il 99%, la commissione chiede ai governi degli Stati membri di non incentivare in alcun modo l’adozione del sistema Proof of Work. Niente più sussidi o sgravi in questa direzione, insomma.

Ma c’è di più. In caso di crisi energetica, i Paesi dell’Unione Europea dovranno bloccare l’estrazione di criptomonete. Nel documento leggiamo infatti: “Data l’attuale crisi energetica e i maggiori rischi per il prossimo inverno, la Commissione esorta gli Stati membri ad attuare misure mirate e ambiziose per ridurre il consumo di elettricità degli attori delle criptovalute, in linea con la proposta di regolamento del Consiglio su un intervento di emergenza per affrontare prezzi dell’energia. Nel caso in cui sia necessario ridurre il carico nei sistemi elettrici, gli Stati membri devono anche essere pronti a fermare l’estrazione di criptovalute”.

Attendendo il 2025, quando l’UE stilerà una relazione sull’impatto climatico dovuto alle tecnologie impiegate nel mercato delle criptovalute, per ora è caldeggiato il sistema Proof of Stake, usato per il mining di criptovalute come Ethereum. E, ripetiamo, dai consumi energetici estremamente più ridotti.

Criptovalute in crescita in Italia

Non solo il mining delle criptovalute è in forte crescita a livello globale (il consumo energetico è raddoppiato negli ultimi due anni).

In Italia, nello specifico, l’uso delle criptomonete nell’ultimo anno è aumentato del 23%. E ora il mercato del nostro Paese è il sesto in Europa e il cinquantunesimo al mondo.

A dirlo è il nuovo rapporto Global Crypto Adoption Index, pubblicato periodicamente dalla società Semea.

La classifica viene stilata basandosi sull’adozione e gli investimenti fatti in un’ampia serie di monete digitali.

In tutta Europa, nel periodo che va dal luglio del 2021 al giugno del 2022 ci sono stati scambi in monete digitali per un valore complessivo superiore agli 1,3 trilioni (cioè miliardi di miliardi) di dollari.

La crescita italiana, del 23%, è la terza nel continente dopo quelle di Germania e Spagna.

Primo paese della geografia europea è il Regno Unito, il cui mercato di criptomonete è al diciassettesimo posto a livello globale.

Da non perdere questa settimana su Techprincess

🍎Nuovi iPad e accessori: cosa aspettarsi dall’evento Apple del 7 maggio
🛒 Le migliori offerte della Amazon Gaming Week
🎮
L’emulatore Nintendo Delta sta per arrivare su iPad
🪪Social card “Dedicata a te”:cos’è e come si potrà utilizzare il bonus da 460 euro
✒️ La nostra imperdibile newsletter Caffellattech! Iscriviti qui 
🎧 Ma lo sai che anche Fjona ha la sua newsletter?! Iscriviti a SuggeriPODCAST!
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
💌 Risolviamo i tuoi problemi di cuore con B1NARY
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!

Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button