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Il significato delle canzoni in 1899: ogni episodio ha un suo brano caratteristico

Attenzione: ci sono più spoiler in questo articolo che botole sul Kerberos

Chi ha guardato 1899, la nuova serie Netflix di Baran bo Odar e Jantje Friese (già creatori di Dark), avrà sicuramente notato che i finali dei singoli episodi sono tutti caratterizzati da specifiche canzoni. Brani che, come vedremo in questo articolo, non sono assolutamente scelti a caso.

Da questo punto di vista Odar e Friese hanno realizzato un vero e proprio capolavoro. Sembra infatti che le canzoni siano parte integrante della narrazione di 1899, adattandosi perfettamente alle 8 scene finali degli 8 episodi.

Abbiamo quindi deciso di analizzarle tutte, correlandole con le immagini, cercando di comprenderne il significato. Sappiate quindi che questo articolo è pieno di spoiler. A dirla tutta ci sono più spoiler in questo articolo che botole nascoste sul Kerberos. Se quindi non avete ancora guardato 1899, magari, tornate dopo aver finito la serie.

Le 8 canzoni degli 8 episodi di 1899

1 – White Rabbit – Jefferson Airplane

Scena: Subito dopo aver scoperto dell’esistenza del bambino sul Prometheus, vediamo il personaggio di Daniel, appena arrivato sul Kerberos, entrare nella sua stanza, proprio accanto a quella di Maura. L’episodio si chiude con il bambino che porge a Maura la piramide nera.

La canzone: White Rabbit è essenzialmente una rivisitazione in chiave psichedelica di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. Scelta come sigla dell’intera serie, la canzone sembra essere messa lì per suggerirci che tutto ciò che vediamo è frutto di una gigantesca allucinazione collettiva. Il più grande spoiler della serie ci viene rivelato sotto forma musicale già dal primo episodio.

2 – Child in Time – Deep Purple

Scena: Franz avvisa il capitano del ritrovamento del corpo della piccola Ada, prima vittima sul Kerberos. Il bambino intanto dorme nella stanza di Maura e l’episodio di chiude con una sconvolgente rivelazione: sulla nave sono tutti osservati.

La canzone: La spettacolare voce di Ian Gillian canta “You better close your eyes”, rivolgendosi ad un bambino. Questo proprio mentre il bambino della serie (che si rivelerà chiamarsi Elliot) si addormenta nella stanza di Maura. Contemporaneamente anche la piccola Ada è morta, quindi anche lei ha chiuso gli occhi per sempre. I personaggi sulla nave si muovono al rallentatore mentre si apprestano a scoprire il corpo di Ada, accompagnati dai vocalizzi di Gillian. Infine, l’incredibile climax vocale, arriva proprio quando ci viene rivelato tutti sul Kerberos sono osservati attraverso dei monitor. Una vera e propria masterclass audiovisiva.

3 – The Killing Moon – Echo and the Bunnymen

Scena: Gli ammutinati guidati da Franz si recano nella cabina del capitano per imprigionarlo, mentre Daniel utilizza la sua console per interagire con il sistema nel tentativo di liberare Maura dal loop.

La canzone: Decisamente tra i brani più sottovalutati degli anni ‘80. Anche in questo caso il testo è incredibilmente attinente a ciò che vediamo sullo schermo. Gli ammutinati armati entrano nella camera del capitano mentre la voce di Ian McCulloch canta l’inquietante “killing time”. Ma è forse il ritornello l’elemento più esplicativo di tutti: “Faith up against her will, you will wait until you give yourself to him”. Sembra parlare di Maura: è lì contro la sua volontà, in attesa di incontrare chi sta tirando le fila dell’esperimento.

4 – (Don’t Fear) The Reaper – Blue Öyster Cult

Scena: Maura e gli ospiti del Kerberos scoprono che, nonostante sia stato gettato in mare da Iben, il bambino è vivo ed è misteriosamente riapparso sul Kerberos (peraltro all’interno medesima credenza dove era stato rinvenuto sul Prometheus). Il bambino riabbraccia Maura.

La canzone: “Non avere paura della morte” recita il brano. “Le stagioni non hanno paura della morte e nemmeno il vento, il sole e la pioggia. Possiamo anche noi essere così, baby. Dammi la mano”. Non c’è bisogno di temere la morte, perchè questa non è reale: nulla è reale sul Kerberos. Elliot è vivo e riabbraccia quella che si scoprirà essere sua madre: “baby, take my hand”.

5 – The Wizard – Black Sabbath

Scena: Dopo il suicidio di massa del Kerberos, i sopravvissuti si ritrovano sul ponte della nave. Vediamo per la prima volta quello che sembra il mastermind della simulazione: il padre di Maura.

La canzone: Il brano dei Black Sabbath recita “Casting his shadow, weaving his spell” riferendosi ad un wizard: un mago, un illusionista, che “proietta la sua ombra e tesse il suo incantesimo”. Non a caso nella scena vediamo per la prima volta il padre di Maura, che è colui che sta conducendo l’intero esperimento. È lui l’illusionista, il wizard. Il “proietta la sua ombra” è un chiaro riferimento alle ombre del Mito della Caverna di Platone, allegoria dell’intera serie, che verrà citato più volte nei successivi episodi.

6 – All Along the Watchtower – Jimi Hendrix

Scena: La tempesta che caratterizzerà il settimo episodio appare all’orizzonte e il Capitano Eyk si ritrova a bordo di una copia del Kerberos deserta, in un mare-cimitero di navi gemelle. Una sorta di archivio delle precedenti simulazioni.

La canzone: Si tratta in realtà di una canzone di Bob Dylan, resa iconica dall’inconfondibile Fender Stratocaster distorta di Jimi Hendrix, che ne ha realizzato la cover. “There must be some kind of way outta here” canta Hendrix, proprio mentre Eyk si scopre imprigionato in un cimitero di navi tutte identiche. “There’s too much confusion. I can’t get no relief”. Il potentissimo assolo di chitarra comincia proprio quando la scena ci svela la distesa desolata di misteriose navi abbandonate.

7 – The Wind (Of My Soul) – Cat Stevens

Scena: Passata la devastante tempesta, il Kerberos arriva nell’”archivio delle navi”. Maura e i superstiti rivedono in lontananza Eyk, ancora a bordo della copia abbandonata del Kerberos. L’episodio si chiude con un primo piano sul volto di Maura bagnato dalle lacrime.

La canzone: Cominciamo col dire una cosa: The Wind è una delle più belle melodie di tutti i tempi, cantata da uno dei timbri vocali più incredibili di sempre: Steven Demetre Georgiou a.k.a Cat Stevens a.k.a Yusuf Islam. La sognante canzone è in netta contrapposizione con il finale dell’episodio precedente (e con tutto il convulso episodio 7, caratterizzato dalla tempesta). Nella pace del cimitero delle navi c’è un clima di apparente sollievo e Cat Stevens canta: “Ascolto il vento, il vento della mia anima. Non so dove finirò, forse lo sa solo Dio. Mi sono seduto ad osservare il tramonto ma mai, mai, mai ho voluto l’acqua”. I personaggi sopravvissuti si ritrovano insieme, Dio sa solo dove, dopo una tempesta furiosa.

8 – Starman – David Bowie

Scena: Maura si “risveglia” e scopriamo che il vero Prometheus è un’astronave in viaggio nell’universo più profondo. La donna comunica con suo fratello Ciaran attraverso un computer di bordo.

La canzone: La chitarra acustica di Starman comincia a rivelarsi proprio quando la serie ci svela che siamo a bordo di un’astronave. “Didn’t know what time it was”, canta David Bowie: Maura si risveglia in un mondo futuristico, ben lontano dal 1899. Il ritornello (“There’s a Starman waiting in the sky”) arriva proprio quando Maura scopre che i passeggeri dell’astronave sono 1423 (quanti quelli del Kerberos). E poi “he’d like to come and meet us, but he thinks he’d blow our minds”: Maura comunica con suo fratello Ciaran, ma solo attraverso un computer di bordo, non lo vediamo né lo incontriamo. “He’s told us not to blow it. ‘Cause he knows it’s all worthwhile”: l’intero esperimento, per quanto assurdo e crudele possa sembrarci, potrebbe avere un suo senso, del resto il computer di borso ci rivela che si tratta di “una missione per la sopravvivenza della specie”.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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