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7 donne per 7 invenzioni che hanno cambiato il mondo

Le donne hanno influenzato la nostra vita con grandi idee e invenzioni rivoluzionarie

Quando parliamo di invenzioni e brevetti, purtroppo parliamo ancora di una faccenda molto maschile. Anche se tra il 1998 e il 2017 la percentuale di inventrici in tutto il mondo è quasi raddoppiata, dal 6,8% al 12,7%, sicuramente un incremento rispetto al passato, stiamo sempre parlando di una percentuale infima e marginale, un dato confermato anche da un recente rapporto dell’Intellectual Property Office del Regno Unito, secondo cui le donne hanno presentato soltanto il 13% delle domande di brevetto a livello globale.

Una prospettiva e una disparità sconfortante che possono essere state generate da molti fattori, in primis il fatto che le donne hanno meno possibilità di vedere accolta la loro domanda di brevetto: un’analisi delle domande di brevetto dei ricercatori di Yale ha rilevato che le inventrici hanno meno probabilità di ottenere l’approvazione delle loro domande di brevetto rispetto agli uomini. Questa disparità diminuisce se un esaminatore non riesce a indovinare il sesso di un inventore dal suo nome. In secondo luogo molte donne, pur essendo coinvolte nelle invenzioni, non vengono accreditate, e, quando sono presenti, sono una componente minima o singola in un gruppo interamente costituito da uomini. 

7 invenzioni di donne che hanno migliorato il nostro quotidiano

Eppure la lista delle invenzioni, frutto del talento e della creatività delle donne, è considerevole. Spesso i brevetti di invenzioni femminili registrati sono stati defraudati del loro merito a causa di uomini e società del tempo che non hanno conferito alle inventrici il riconoscimento che meritavano, tagliandole fuori dagli ambienti scientifici. Uno scenario che va necessariamente ribaltato, incoraggiando le ragazze a scegliere carriere di aree STEM, celebrando le scienziate e le inventrici, raccontando le loro storie, rivalutando le loro carriere e le invenzioni, capaci di cambiare e migliorare il nostro modo di vivere.

Grace Hopper, programmatrice del primo computer

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Detta Amazing Grace, Grace Hopper, è stata una matematica e una pioniera della programmazione informatica. Hopper nasce a New York il 9 dicembre 1906. A sette anni smonta sette sveglie nel tentativo di capire come funzionassero. Hopper è sempre stata una donna piena di curiosità, minuta, vivace, che con il suo talento è stata capace di influenzare la storia della programmazione. Dopo aver ottenuto il Ph.D. in matematica nel 1934 a Yale, insegnò matematica alla Vassar University, per poi entrare a far parte della Riserva della Marina nel 1943, chiedendo un permesso speciale per arruolarsi durante la guerra.

Celebre per il suo lavoro sul primo computer digitale della Marina, Harvard Mark I, nel 1949 entrò nella Eckert-Mauchly Computer Corporation, la società che aveva sviluppato l’ENIAC, tra i primi computer digitali in circolazione. È a lei che dobbiamo l’invenzione di COBOL, uno dei primi linguaggi di programmazione indipendente dalla macchina. Pioniera dell’informatica a cui si deve l’invenzione del termine debugging e l’introduzione del termine bug per indicare un malfunzionamento di un computer. Dopo essersi congedata dalla Riserva definitivamente nel 1986 raggiunse il grado di “rear admiral”.

Hedy Lamarr e la tecnologia della comunicazione senza fili

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Hedy Lamarr è stata un’attrice e inventrice statunitense, nata a Vienna, il 9 novembre 1914, con il nome Hedwig Eva Kiesler, da una famiglia ebrea benestante. Figlia unica, Lamarr ha ricevuto molte attenzioni da suo padre, direttore di banca e uomo curioso, che l’ha ispirata discutendo con lei del funzionamento interno di diverse macchine, come la tipografia o le macchine da strada. Queste conversazioni guidarono il pensiero di Lamarr e, a soli 5 anni, smontò e rimontò il suo carillon per capire quali ingranaggi lo componessero. Nel frattempo, la madre di Lamarr era una concertista e l’ha introdotta alle arti, facendola seguire lezioni di balletto e pianoforte sin dalla giovane età. Scoperta dal regista Max Reinhardt all’età di 16 anni, Hedy ottenne riconoscimenti e fama nel 1932 per il suo ruolo nel film Ecstasy. In seguito lavorò con Louis B. Mayer, dei famosi MGM Studios, raggiungendo Hollywood.

Solo in tempi recenti si è scoperto il suo apporto nella creazione di un sistema di guida a distanza per siluri, il Sistema di Comunicazione Segreta – n. 2 292 387, sviluppato col compositore George Antheil, praticamente ignorato durante la seconda guerra mondiale; questa tecnologia della comunicazione senza fili avrebbe posto le basi dell’attuale telefonia mobile, per la trasmissione di dati Bluetooth e nelle reti wireless. Nel 2014 è stata inserita nel National Inventors Hall of Fame statunitense per il suo brevetto.

Ada Lovelace e l’informatica

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La matematica inglese Ada Lovelace, figlia del poeta Lord Byron, è stata definita “la prima programmatrice di computer” per aver scritto un algoritmo per una macchina informatica a metà ‘800. Ada Lovelace mostrò il suo dono per la matematica e per i numeri in tenera età. Dall’età di 4 anni, Lovelace è stata istruita in matematica e scienze, un corso di studi insolito per una donna nell’Inghilterra del XIX secolo. All’età di 12 anni, dopo aver studiato l’anatomia degli uccelli, Lovelace ha concepito una macchina volante. All’età di 17 anni, Lovelace incontrò l’inventore e matematico Charles Babbage, soprannominato il “padre del computer”.

Dopo essere diventata la pupilla di Babbage, entrambi collaborarono ad un progetto, una macchina analitica capace di svolgere qualsiasi operazione. Ada in seguito tradusse e commentò un articolo dell’ingegnere Luigi Menabrea sul suo funzionamento, in cui asserì che lo scopo della macchina andava oltre i calcoli numerici, e che avrebbe potuto elaborare anche informazioni non numeriche, prevedendo la funzionalità multiuso del computer moderno. Tra i suoi appunti degno di nota anche un algoritmo che doveva permettere alla macchina di generare i numeri di Bernoulli. Le idee di Lovelace sull’informatica erano così in anticipo sui tempi che ci è voluto quasi un secolo prima che la tecnologia si mettesse al passo.

7 invenzioni di donne che hanno migliorato il nostro quotidiano:

Mary Anderson e i tergicristalli

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Sicuramente uno degli stereotipi più disdicevoli che si sentono dire è che donne e motori non legano. Eppure è grazie a una donna e al suo ingegno se alla guida di una macchina e durante una pioggia torrenziale si riesce a vedere quel che c’è oltre il parabrezza: Mary Anderson, allevatrice di bestiame e viticoltrice statunitense, è stata la creatrice del tergicristallo.

Mary nasce in Alabama, nel Greene County, nel 1866. Nel 1903, Mary Anderson era a New York quando osservò un autista del tram costretto a viaggiare con la testa fuori dal finestrino e a fermarsi per cercare di pulire il parabrezza dalla neve. Di ritorno in Alabama, si lasciò ispirare da quel che aveva osservato disegnando uno strumento manuale per tenere pulito il parabrezza, ovvero una leva che muoveva una stecca di gomma dall’interno dell’auto. L’oggetto non riscosse successo perché non fu ritenuto qualcosa degno di essere acquistato. Solo nel 1922, Cadillac installò per prima il tergicristallo come accessorio standard.

Josephine Cochrane e la lavastoviglie

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Josephine Cochrane, inventrice della prima lavastoviglie, nacque nella contea di Ashtabula nel 1839. Suo padre era un ingegnere civile e il suo bisnonno, John Fitch, era un inventore noto per le sue innovazioni legate al battello a vapore. Cochrane, nonostante non fosse istruita nelle scienze, poteva confidare nelle qualità creative della sua famiglia. Cochrane era una donna benestante, amava avere ospiti e tenere cene nella sua dimora.

Dopo aver notato che la sua porcellana si scheggiava spesso quando veniva lavata nel lavandino, decise di creare una macchina che utilizzasse getti d’acqua e uno scolapiatti che avrebbe tenuto in posizione le stoviglie sporche. In pratica desiderava una macchina che potesse lavare i piatti senza scheggiarli e che li lavasse senza l’aiuto di nessuno: “Se nessuno lo fa lo farò io stessa!”, si dice che abbia esclamato. Nel 1886, brevettò la sua invenzione e cominciò a mostrarla agli amici e nel 1893, Cochrane presentò la sua macchina alla Fiera Colombiana di Chicago, dove vinse il primo premio.

Florence Parpart e il frigorifero moderno

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Si sa molto poco di Florence Parpart, a parte ciò che si può leggere sui registri dei censimenti e le domande di brevetto. Florence Papart, dopo aver brevettato la prima macchina moderna per la pulizia delle strade, nel 1904, ha inventato il primo frigorifero moderno, un oggetto che ha rivoluzionato il modo di tenere e conservare il cibo, un’invenzione incredibilmente utile prodotta nel 1914. Il moderno frigorifero elettrico è stato un vero progresso per la conservazione e la cottura dei cibi, e ha tracciato una discontinuità con il passato e con l’impiego del freddo per la conservazione alimentare, rendendo la ghiacciaia obsoleta.

Già imprenditrice esperta, Parpart ha avuto molto successo nel marketing e nella vendita dei suoi frigoriferi. Ha partecipato a più fiere, ha sviluppato le proprie campagne pubblicitarie e ha gestito le operazioni di produzione, insieme al marito, di ulteriori frigoriferi. Parpart era una vera imprenditrice e inventrice di talento

7 invenzioni di donne che hanno migliorato il nostro quotidiano:

Sophie Wilson e il microprocessore per smartphone

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Una delle donne più influenti nella storia del computer è Sophie Wilson. Sophie Wilson è una donna transgender nata a Leeds, in Inghilterra, nel 1957, da genitori insegnanti: suo padre era specializzato in inglese e sua madre in fisica. Dal 1975 ha studiato informatica al Selwyn College, Università di Cambridge. Durante una pausa pasquale dall’università, Wilson ha progettato una mangiatoia per vacche automatizzata. Successivamente ha progettato per la Acorn Computers, l’Acorn System 1, uno dei primi microcomputer a 8 bit, prodotto commercialmente dalla società britannica a partire dal 1979.
 
Il micro-computer utilizzava il linguaggio di programmazione messo a punto da lei stessa, ovvero il BBC BASIC. Sophie Wilson realizzò inoltre uno dei primi microprocessori per smartphone, l’ARM1, rilasciato nel 1985, un tipo di processore che, nel 2012, risultava usato nel 95% degli smartphone. Sophie Wilson nel 2011 è stata inserita da Maximum PC nella lista delle 15 donne più importanti nella storia dell’informatica e nel 2013 è diventata membro della Royal Society.

Cosa ci aspetta per il futuro?

7 invenzioni e 7 donne che hanno fatto la differenza negli ultimi anni. Ci auguriamo però che questo sia solo l’inizio. L’inizio di un’epoca dove le donne continuino ad impegnarsi nel mondo delle scienze e della tecnologia, di un’epoca di rivoluzioni, di un’epoca dove conti più l’invenzione del genere dell’inventore.

Ancora oggi infatti le ragazze vengono scoraggiate ad intraprendere una carriera in ambito STEM, ossia in settori legati a scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. Ed è un vero peccato perché in realtà non hanno – o meglio, non abbiamo – nulla di meno delle nostre controparti maschili. Siamo solo vincolati ad un modo ormai antico e superato di pensare.

E quindi cosa fare? Semplice: dobbiamo agire. Agire per infondere fiducia e appoggiare bambine e ragazze che decidono di abbracciare le materie scientifiche e tecnologiche. A volte basta poco: possono essere le parole giuste, un incoraggiamento in più o persino un corso di formazione.

Noi, ad esempio, abbiamo scelto di supportare GirlsTech, un’inziativa che usa la formazione per combattere le differenze di genere e favorive l’inclusività nel mondo della tecnologia e della scienza.
GirlsTech, in collaborazione con MediaWorld, ha avviato un percorso formativo della durata di 4 mesi dedicato a bambine e ragazze dai 7 ai 18 anni. Le tematiche? Coding, robotica, programmazione per il web, video grafica, fotoritocco e creatività digitale per un totale di 270 ore di formazione.
Ma non è finita qui. I corsi sono gratuiti. Dovete solo registrarvi.

Per approfondire e saperne di più vi invitiamo a visitare la pagina dedicata.

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Lucia Tedesco

Giornalista, femminista, critica cinematografica e soprattutto direttrice di TechPrincess, con passione ed entusiasmo. È la storia, non chi la racconta.

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