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Recovery Plan: transizione ecologica e altri obiettivi

Cosa contiene il Piano nazionale di ripresa e resilienza, suddiviso in sei ambiti di intervento

Cos’è il Recovery Plan e cosa contiene?

Scopriamo qualcosa in più sul PNRR, che punta a trasformare l’Italia nei prossimi cinque anni. L’idea del Governo è quella di uno stretto connubio tra green, digitalizzazione e inclusione sociale.

Ma partiamo dalle definizioni.

Cos’è il Recovery Plan

Il Recovery Plan è il dettagliato programma di investimenti, piani e riforme che alcuni Governi intendono realizzare per rilanciare il proprio Paese.

Il contenuto di questo documento programmatico è determinante per ottenere o meno le risorse del Recovery Fund, detto anche Next Generation EU.

Parte integrante del nostro Recovery Plan è il PNRR. Cui vanno aggiunti altri Fondi europei per 13,5 miliardi e un Fondo complementare italiano per ulteriori 30,6.

mario draghi

Il PNRR

Il PNRR, acronimo per Piano nazionale di ripresa e resilienza, utilizzerà parte delle risorse messe a disposizione dall’Europa, del valore complessivo di 672,5 miliardi di euro di prestiti e sovvenzioni: il già citato Next Generation EU.

L’Italia tramite il PNRR chiederà il massimo di risorse offerte, ovvero 191,5 miliardi di euro divisi in sovvenzioni da 68,9 miliardi di euro e prestiti per 122,6 miliardi di euro.

Le risorse sono da suddividere in sei aree di progetto, dette Missioni. Le Missioni sono: digitalizzazione, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione e coesione, sanità.

Recovery Plan e innovazione

Il comun denominatore del nostro recovery plan sembra proprio l’innovazione.

Energie rinnovabili, idrogeno, digitalizzazione ed elettronica avanzata dovrebbero trasformare il Paese in cinque anni. Questa, almeno, è l’ambizione di Roberto Cingolani, Ministro per la Transizione ecologica.

Lo sviluppo delle energie rinnovabili

Un ruolo centrale avranno le energie rinnovabili, la cui produzione dovrà essere addirittura decuplicata. Questo boom permetterebbe di attuare la decarbonizzazione. Il secondo passo sarà quello di sfruttare il green (con l’eolico, il solare e il geotermico) e di produrre idrogeno.

Cingolani ha dichiarato un importante obiettivo: “Nel 2030 il 70-72% dell’elettricità dovrà essere prodotta prevalentemente da centrali eoliche o fotovoltaiche”.

Verso un aumento del Pil

Questo ampio progetto dovrebbe stimolare nuove iniziative imprenditoriali e rilanciare l’indotto. Piene di ottimismo le parole del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco: “L’impatto degli effetti di domanda, tenuto conto dello stimolo all’accumulazione privata attivato dalle complementarità con il capitale pubblico, potrà portare a un aumento del livello del PIL tra i 3 e i 4 punti percentuali entro il 2026. Significativi effetti aggiuntivi, fino a 6 punti in un decennio, potranno derivare dalle riforme e dai piani di incentivo alla ricerca e all’innovazione.”

Le critiche

Non mancano le critiche al Recovery Plan. O più nel dettaglio, a una delle sei Missioni, come vengono chiamate nel documento. E cioè la voce Rivoluzione verde e transizione ecologica.

Per questo settore di intervento sono stati stanziati circa 60 miliardi, di cui 6 per le energie rinnovabili. Eppure, dice Matteo Leonardi (direttore esecutivo di ECCO, movimento indipendente per il clima e la decarbonizzazione), “il PNRR non identifica un obiettivo complessivo per le rinnovabili, né lo lega a una risorsa. Rimanda a una riforma per semplificare le procedure di autorizzazione per gli impianti, anche questa non connessa a una voce di budget”.

I dubbi di Greenpeace Italia riguardano invece gli 8,5 miliardi destinati al trasporto sostenibile. “Sulla mobilità urbana il piano di investimenti sulla mobilità ferroviaria basterebbe probabilmente per la sola Roma. E tra l’altro si migliorerebbe di ben poco la qualità dell’aria delle città”.

Il digitale

Altra voce centrale del recovery Plan riguarda il digitale. La denominazione precisa della relativa Missione è Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo.

I miliardi di euro stanziati sono 40, e gli obiettivi sono tutto fuorché banali. Si punta, ad esempio, ad avere il 100% della popolazione connessa entro il 2026. Oppure a una massiccia digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. O, ancora, a garantire una connessione veloce per 8,5 milioni di famiglie e di imprese.

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Altri interventi

Tra gli altri punti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, spicca la Missione denominata Inclusione e coesione, con la creazione di un Fondo impresa donna. Così come la Missione che riguarda la Salute: una dotazione di 18,5 miliardi di euro per modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario, oltre che per garantire equità di accesso alle cure.

Si punta a fornire assistenza domiciliare al 10% degli over 65, creare 602 nuove centrali operative territoriali per l’assistenza remota e  3.133 nuove grandi attrezzature per diagnosi e cura.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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