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L’Europa boccia il ban alle criptovalute più energivore

Ma Bitcoin ed Ethereum restano sotto la lente di ingrandimento del Parlamento Europeo

Il Parlamento Europeo ha bocciato il ban alle criptovalute più energivore, che avrebbe di fatto bloccato Bitcoin ed Ether per ridurre le emissioni inquinanti. La proposta però non passa, sebbene i parlamentari continueranno a valutare il rapporto fra criptovalute e sostenibilità ambientale.

Il Parlamento Europeo blocca il ban alla criptovalute più energivore

Lunedì il Parlamento Europeo ha votato riguardo un nuovo ordinamento legislativo per le criptovalute, in modo da regolarne la produzione e la distribuzione. Una proposta era quella di bloccare la produzione delle cripto meno efficienti dal punto di vista energetico, per limitare il consumo di energia elettrica e quindi l’inquinamento.

Valute come Bitcoin ed Ether richiedono molta energia per la produzione, come hanno fatto notare nei mesi passati anche aperti sostenitori delle cripto come Elon Musk. L’Europa intera in questo momento sta considerando inoltre un modo per evitare di utilizzare le riserve di gas russe per la produzione di energia, rendendo ancora più sentito l’argomento.

Criptovalute

Secondo gli analisti, la rete mondiale di Bitcoin consuma più energia dell’intera Norvegia, sarebbe la 27esima nazione per consumi al mondo, se fosse uno Stato. Gran parte dell’energia richiesta va in quello che si definisce “proof of work“, un processo di verifica deliberatamente inefficiente dal punto di vista energetico. Infatti per ‘minare’ la cripto i computer devono risolvere dei ‘puzzle’ sempre più complessi, per accertare la legittimità della transazione.

La legislazione europea avrebbe voluto eliminare il “proof of work” dalla produzione, sebbene questo sarebbe stato un colpo possibilmente fatale per il Bitcoin, la criptovaluta più conosciuta e valutata. Questa norma tuttavia è stata esclusa, anche se i legislatori continuano a chiedersi come rendere meno energivora la produzione.

La Cina ha bandito il mining l’anno scorso, ma secondo diverse ricerche non ha ridotto l’emissione di gas serra. Anzi, molte aziende di mining hanno spostato gli impianti in Kazakistan, dove usano gas invece delle risorse idroelettriche cinesi.

La situazione in Europa resta più incerta che mai, specie con una possibile nuova architettura energetica alle porte dopo le sanzioni alla Russia. Vi terremo aggiornati.

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Source
The Verge

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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