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Sanctuary: com’è il film con Margaret Qualley

Sanctuary arriverà prossimamente nelle sale italiane, distribuito da I Wonder Pictures.

Una lussuosa stanza d’albergo. Un giovane e ricchissimo ereditiere alle prese con un colloquio sempre più intimo e scabroso con un’avvenente intervistatrice, che nel giro di pochi minuti si rivela invece essere un gioco erotico fra Hal e la escort dominatrice Rebecca. Potrebbe essere un cortometraggio erotico, ma è invece il folgorante incipit di Sanctuary, film di Zachary Wigon con Margaret Qualley e Christopher Abbott, presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2022. Un’opera perversa e voyeuristica, che gioca con il tema della dominazione per spaziare fra sessualità, traumi irrisolti, ambizioni e sentimenti, senza mai uscire dalle quattro mura di una camera di hotel.

A 8 anni dal notevole The Heart Machine, basato su una sua reale esperienza, Zachary Wigon torna a parlare di relazioni decisamente fuori dall’ordinario, presentandoci la storia di un uomo così ricco da potersi permettere qualsiasi cosa, ma paradossalmente attratto dall’esperienza di essere sottomesso e umiliato da una donna capace di scavare fra i più reconditi anfratti del suo animo attraverso il sesso. Una sessualità dialogata e trattenuta, dal momento che Rebecca riesce a soddisfare gli appetiti e i desideri di Hal senza toccarlo con un dito. Questa bizzarra relazione professionale di lunga data viene però messa improvvisamente a rischio dallo stesso Hal, che sul punto di intraprendere una relazione stabile e di sostituire il padre nella gestione degli affari di famiglia decide di troncare la frequentazione con Rebecca, elargendole anche un lussuoso orologio come non richiesto trattamento di fine rapporto.

Sanctuary: Margaret Qualley dominatrice in uno spiazzante thriller dei sentimenti

Sanctuary Margaret Qualley

Sanctuary è un’opera dalle chiare sfumature hitchcockiane, dominata in tutti i sensi da una strepitosa Margaret Qualley, non a caso presentata con una parrucca bionda che la associa a tante protagoniste del maestro del brivido e con il nome di uno dei suoi film più amati e celebrati. Ma l’influenza di Alfred Hitchcock emerge anche in altri risvolti di Sanctuary, come nella scelta di ambientare il racconto in un singolo e angusto spazio (immediato il richiamo a Nodo alla gola), nella suspence che pervade la narrazione e soprattutto nel voyeurismo alla base dell’intera operazione. È evidente infatti che nella stanza dell’hotel insieme a Rebecca e Hal ci siamo anche noi, spettatori interessati e partecipi di un rapporto in continua evoluzione e con rapporti di forza frequentemente rovesciati.

Il desiderio di interrompere il rapporto da parte di Hal è infatti la miccia per un’esplosiva dinamica emotiva. Rebecca non ci sta a essere messa da parte come un giocattolo vecchio, e mette sul campo tutte le armi a sua disposizione, cioè la profonda conoscenza di Hal, delle sue paure e delle sue ossessioni. Ciò che era partito come una serie di giochi erotici particolarmente peccaminosi (narrati con dovizia di esilaranti particolari dalla stessa Rebecca) si trasforma lentamente in un’approfondita analisi della psiche dei due protagonisti, dalla quale emergono soprattutto la bassissima autostima di Hal, cresciuto all’ombra del potente padre e intimamente convito di essere un buono a nulla, e la passione di Rebecca, per cui la dominazione del protagonista non è più un mero e lavoro, ma una vera e propria forma di piacere e affermazione personale da cui non vuole allontanarsi.

Sanctuary: la sontuosa performance di Margaret Qualley

Sanctuary vira quindi decisamente verso il thriller, con i personaggi fermamente intenzionati ad avere la meglio sull’altro, anche attraverso la violenza. Ma anche in questo caso a risaltare è il potere della mente e della fantasia, utilizzato non solo per i giochi erotici, ma anche come arma di battaglia emotiva su un terreno di scontro cangiante e irto di ostacoli. Nel meccanismo di continuo ribaltamento di prospettiva, Zachary Wigon cede indubbiamente qualcosa in termini di credibilità e compattezza narrativa, ma il regista è abile a tenere saldamente la rotta e a portare il racconto in territori non del tutto inaspettati ma per vie decisamente spiazzanti.

Sancturary è al tempo stesso rarissimo esempio di brillante erotismo nel cinema odierno, sottile commedia dei sentimenti, teso thriller, anti-rom-com e perfetta rappresentazione dei rapporti di forza fra sessi nella società contemporanea, con l’uomo annichilito sotto tutti i punti di vista. Gran parte del merito va sicuramente all’eccellente Margaret Qualley e al suo sguardo indagatore, provocatore e dominatore, sapientemente scandagliato dal regista. Una performance di altissimo livello per la figlia d’arte (la madre è Andie MacDowell), che si conferma una delle più talentuose attrici emergenti in circolazione. Se è vero che tre indizi fanno una prova, dopo l’esuberante hippy di C’era una volta a… Hollywood, la madre coraggio di Maid e l’inquietante e magnetica dominatrice di Sanctuary, possiamo affermare che è veramente nata una stella.

Un piccolo grande film con un cuore italiano

Sanctuary Margaret Qualley

Fra La guerra dei Roses e il poco conosciuto Tape di Richard Linklater, Sanctuary si rivela un’opera con molti padri ma capace, proprio come il dimesso e tormentato Hal, di trovare una propria sorprendente e originale strada. Un piccolo grande film da non lasciarsi scappare, con un pezzo di Italia al suo interno: la direttrice dell’ammaliante fotografia è infatti l’italiana Ludovica Isidori, da tempo inserita e attiva nell’ambiente hollywoodiano.

Sanctuary arriverà prossimamente nelle sale italiane, distribuito da I Wonder Pictures.

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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