Con la fine di dicembre, il governo cinese ha posto fine ad un congelamento durato nove mesi per l’approvazione di nuovi videogiochi. Adesso la Cina ha ufficializzato nuove restrizioni e requisiti per i videogiochi che desiderano entrare nel proficuo mercato cinese.
All’interno del paese non saranno più consentiti videogiochi come il Poker, il Mahjong e altri titoli che possano causare una dipendenza patologica. Allo stesso modo sono banditi videogames in cui compaiono cadaveri o sangue, di qualsiasi entità; cambiarne il colore e chiamarlo “Slime” non sarà più una scelta efficace. Un’altra importante restrizione riguarda quei videogiochi che trattano la storia imperiale del paese, del suo valore e cultura.
Le nuove regole chiedono anche agli sviluppatore ed editori di divulgare maggiori informazioni sui futuri titoli in particolare gli script, le schermate e funzionalità. Secondo Niko Partners, una società che studia il mercato dei videogiochi in Cina, “il paese ha introdotto politiche anti-dipendenza per i giochi per PC nel 2007 che limitavano la quantità di tempo e denaro che i minori potevano spendere nei videogiochi. Questa politica viene ora estesa ai giochi mobile e a tutti gli editori che così iniziano a introdurre sistemi anti-dipendenza in tutte le loro produzioni”.
Avere accesso al più grande mercato di videogiochi del mondo fa gola a moltissime case di produzione che adesso dovranno creare versioni alternative e adattare determinati giochi al mercato cinese.
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