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Come è cambiata: la lettera

Breve storia della lettera: dalle epistole di Abelardo ed Eloisa ai messaggi di WhatsApp

La nostra rubrica “come è cambiato” ci porta alla scoperta di verità che forse abbiamo sempre conosciuto, ma poi abbiamo dimenticato. In fondo, il progresso tecnologico va talmente veloce che le cose nuove diventano vecchie nel giro di pochissimi anni. E questo vale tanto per gli oggetti, quanto per le abitudini che vi sono legate. Può sembrare un’introduzione priva di senso, ma vi sarà tutto più chiaro ora che vi diremo che oggi parleremo – o scriveremo – di come è cambiata la lettera.

Una missione piuttosto impegnativa. In fondo, quando si parla di come si è evoluto uno strumento semplice come la lettera, si finisce con l’affrontare l’intera storia della comunicazione scritta. E non è un compito semplice, soprattutto considerando quanto la comunicazione tra persone si sia intensificata con l’arrivo di Internet e dei Social Network. Ma noi ce la faremo. Anzi, ci proveremo.

Tutto comincia dalle lettere d’amore

Mossi dalla curiosità, abbiamo cercato su Google “chi ha scritto la prima lettera”, ed effettivamente i risultati sono piuttosto esaustivi. Tra questi compare la cosiddetta “Prima lettera di Giovanni“, scritta dall’apostolo attorno al 100 d.C e indirizzata, presumibilmente, ad Efeso. Come potete immaginare, il testo contiene una serie di riferimenti religiosi importanti, ma la sezione che ci ha attirato di più  quella del comandamento dell’amore. “Chi non ama, rimane nella morte”, chiosa Giovanni. Ed è chiaro che si riferisca all’amore dei fedeli verso Dio, ma siamo abbastanza certi che questo concetto possa essere esteso anche alla sfera sentimentale di ognuno di noi.

Perché vi stiamo parlando di tutto questo? Semplicemente perché molti di noi fanno un collegamento logico tra la lettera e l’amore, il che non è poi del tutto sbagliato. Poco ci interessano le missive inviate da uno Stato all’altro, le lunghe pergamene – che altro non erano che lettere – con i sigilli in ceralacca e molto altro ancora. Quello che tutti noi ricordiamo di questa forma di comunicazione scritta sono i racconti delle nostre nonne, che ci parlavano di quanto fosse stato bello ricevere lettere d’amore. Ed è per questo che vogliamo cominciare questa storia da Abelardo ed Eloisa, considerati un po’ i padri dei romanzi epistolari.

Abelardo Eloisa lettere

Siamo nel 1116, in Bretagna. Pietro Abelardo è un professore di logica e teologia della scuola di Sainte Généviève, che si innamora follemente di una delle sue giovanissime allieve, Eloisa. Tra i due nasce una storia che mescola passione e amore, come si legge nelle lettere della ragazza: “col pretesto delle lezioni ci abbandonammo completamente all’amore; lo studio delle lettere ci offriva quegli angoli segreti che la passione predilige”. Ma come ogni storia d’amore dell’epoca, anche questa ha una svolta drammatica. Eloisa rimane incinta, e Abelardo può sposarla soltanto in segreto perché è un chierico e non gli è concesso cedere al matrimonio. I due sono così costretti ad allontanarsi, il che irrita la famiglia della ragazza e porta all’evirazione dell’uomo in una brutta aggressione organizzata ai suoi danni.

Costretti alla separazione, Abelardo ed Eloisa hanno mantenuto vivo il loro rapporto scrivendosi decine e decine di lettere. E così, tutta questa tragedia si trasforma in uno dei romanzi epistolari più celebri della storia. Una raccolta che ci dimostra come l’amore sia stato il primo motore della scrittura delle epistole.

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Come è cambiata la lettera: dalla carta all’email

Facciamo un incredibile salto temporale da Abelardo ed Eloisa al Novecento, così da poter capire quando e come è cambiata la lettera. E siamo passati dalla carta al supporto digitale per tutte le nostre comunicazioni personali, incluse quelle amorose. Fino agli inizi del 1900, come saprete, le lettere venivano ancora scritte con la penna stilografica, uno strumento di una comodità relativa. Lo stesso László Bíró, giornalista ungherese a cui si deve l’invenzione della penna a sfera, si lamentò più volte del tempo perso a riempire la penna di inchiostro. E così, insieme al fratello chimico György, mise a punto un inchiostro in grado di asciugarsi ancora prima di depositarsi sul foglio. Nel 1938 nasce così la BIC, un’invenzione che ha sicuramente reso la scrittura di lettere più agevole.

Per ben cinque decenni, la lettera è stata lo strumento perfetto per comunicare tra persone distanti tra loro: amanti, collaboratori professionali, parenti. Insieme al telefono, che richiedeva senza dubbio un investimento più dispendioso, l’epistola è stata la forma di comunicazione più diffusa nel Novecento. Almeno fino a quando non ha fatto la sua comparsa l’email, uno strumento straordinariamente potente, che ha permesso di abbattere i lunghi tempi di attesa tra l’invio e l’arrivo di un messaggio. Per chi non lo sapesse, l’idea di potersi scambiare comunicazioni attraverso il computer si deve a Ray Tomlinson, un programmatore americano che ebbe la geniale intuizione di progettare un programma per l’invio di file e documenti da un PC all’altro. Fino a quel momento, infatti, era possibile condividere messaggi solo sulla stessa macchina, il che rendeva la comunicazione non troppo efficace.

E così, nel 1971 Tomlinson invia la prima email della storia. Il testo? “QWERTYUIOP”. Il destinatario? Non lo sappiamo. Ma quello che sappiamo è che questo signore americano è stato anche il papà della @, diventata oramai un elemento essenziale per la posta elettronica. Tomlinson fu il primo in assoluto a collegare il proprio computer ad una mailbox utilizzando il simbolo della chiocciola, forse senza neppure pensare che quest’abitudine sarebbe rimasta tale per i decenni a seguire. Ma il programmatore americano non fu il solo a dare il suo contributo alla posta elettronica. Nel 1978 Shiva Ayyadurai realizzò un programma di posta elettronica per la Facoltà di Medicina e Odontoiatria dell’Università del New Jersey.

come è cambiata la lettera email spazio

Ora, di chi sia davvero la paternità ci interessa relativamente. Quello che conta è che l’email ha stravolto il mondo della comunicazione, rendendo la lettera addirittura obsoleta. Basta pensare che nel 1991 gli astronauti Shannon Lucid e James C. Adamson hanno inviato un’email dallo shuttle Atlantis alla Terra. Il testo recitava all’incirca così: “Ciao Terra! Saluti dall’equipaggio dell’STS-43. Questo è il primo AppleLink dallo spazio. Ci stiamo divertendo e ci piacerebbe che foste qui. Hasta la vista, baby… torneremo!“. Diciamo che siamo abbastanza convinti che questo possa bastare per aiutarvi a capire come è cambiata la lettera nei secoli, passando da una semplice pergamena ad un’email inviata nello spazio.

L’sms, una lettera moderna

Diciamoci la verità: con l’arrivo dell’email, la lettera è passata in secondo piano. Ma con la diffusione dell’SMS, possiamo dire che è addirittura passata in quinto o sesto piano. Non azzardiamo a dire che è stata dimenticata, ma ci manca davvero poco. I messaggi sono, a tutti gli effetti, le lettere del nostro secolo. Più brevi, più colorate e più veloci. Ma pur sempre lettere, o quasi. In fondo, se prima si era soliti scrivere una lettera una volta al mese – o una volta ogni quando arrivava -, ora possiamo addirittura scriverci tutti i giorni. Tutti i minuti. Tutti i secondi.

Ma a chi dobbiamo questa fortuna? A Matti Makkonen, un ingegnere di Nokia che ebbe la brillante idea di combinare i messaggi di testo alla tecnologia mobile. Era, a tutti gli effetti, il primo progetto di SMS, che fu poi sviluppato ulteriormente da Friedhelm Hillebrand, l’ingegnere che diede ai messaggi di testo la forma dei 160 caratteri. Quanto bastava per mandare una comunicazione a qualcuno in modo celere e pratico. Forse non tutti voi lo ricorderete, ma alla fine degli anni Novanta esisteva ancora il limite dei caratteri per gli SMS. Ed ecco che tutti ci destreggiavamo con il dono della sintesi, o con le soluzioni più incredibili dal punto di vista grafico. Scrivere una parola in maiuscola e una in minuscolo per recuperare spazio, oppure abbreviare parole come “comunque” in “cmq” e via dicendo.

I Millenials sono la generazione che meglio di ogni altra ha seguito l’evoluzione degli SMS, soffrendo le pene dei limiti dei caratteri – e ovviandovi con gli squilli per dire “ti penso” -. E godendo poi dei caratteri pressoché illimitati e della rapidità di comunicazione di WhatsApp. Al tempo stesso, i nostri nonni ci hanno raccontato cosa volesse significare scrivere una lettera ed aspettare con ansia la risposta. Una sensazione che oggi non possiamo neppure immaginare. Un messaggio arriva dopo appena un secondo che è stato inviato, ma toglie non poco romanticismo alle nostre comunicazioni. Come è cambiata la lettera lo sappiamo, ma quello che forse ignoriamo è quanto davvero questo abbia stravolto le nostre comunicazioni, nel bene e nel male. Ci avete mai pensato?

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Chiara Crescenzi

Editor compulsiva, amante delle serie tv e del cibo spazzatura. Condivido la mia vita con un Bulldog Inglese, fonte di ispirazione delle cose che scrivo.

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