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L’app che simula le voci dei vip, FakeYou, nel mirino del Garante

Cos’è l’app e perché è stata aperta un’istruttoria

Nemmeno il tempo di dirvi cosa sia FakeYou, e il Garante della privacy ha aperto un’istruttoria riferita a questa nuova (o meglio, da poco alla ribalta) app.

Non è una battuta: stavamo per redigere un articolo in cui illustrarvi questa applicazione che simula le voci dei vip, e il nostro Garante ha avviato un’istruttoria per verificarne caratteristiche e possibili rischi.

Non ci resta dunque che spiegarvi come funziona FakeYou, e vedere poi in che modo e perché il Garante ha segnalato l’app.

garante privacy

Il deepfake e  FakeYou

Il deep fake lo conosciamo già, e ne abbiamo parlato (e riparlato) nei giorni scorsi per una vicenda che ha visto coinvolto Bruce Willis.

Willis, dapprima, sembrava che avesse ceduto i propri diritti d’immagine a una società di deepfake, appunto. Ma in tempi brevi è arrivata la smentita dell’ormai ex attore.

Il deepfake, ricordiamolo, è una tecnica per la sintesi delle immagini basata sull’intelligenza artificiale. Utilizzando video e immagini (facciali e corporee), il deepfake ne crea altre. Insomma: si può prendere il volto di un famoso attore e farlo recitare in sua assenza.

I possibili utilizzi, virtuosi o meno, sono molteplici. Basti ricordare quanto è accaduto nei primi tempi del conflitto tra Russia-Ucraina: attraverso il deepfake si è fatto dire a un falso Zelensky che l’Ucraina si sarebbe arresa a Putin.

Insomma: il dibattito sui limiti etici del deepfake è acceso. Ed è a questo punto che entrano in gioco FakeYou e il Garante.

Cos’è FakeYou

FakeYou è una piattaforma con cui si può generare un audio partendo da un testo. E fin qui, nulla di particolarmente innovativo.

Il fatto è che FakeYou mette a disposizione le vocalità di celebri personaggi del mondo dello spettacolo e della politica.

Si può effettuare una duplice selezione: o per categoria (musicisti, attori…) o per nazionalità. Se si scelgono le voci del nostro Paese, ad esempio, si hanno a disposizione – tra gli altri – Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Ma anche Wanna Marchi e Gerry Scotti. Si digita un testo e via: il personaggio che desideriamo la pronuncerà.

C’è anche una sezione più avanzata, in cui alcuni personaggi famosi (da Donald Trump a Elon Musk) appaiono in video: si sceglie una frase, loro la pronunciano e il labiale corrisponde a ciò che noi abbiamo digitato.

Come è nato (e si sta sviluppando) FakeYou

FakeYou è stata creata da un gruppo di sviluppatori statunitensi, che operano ad Atlanta, capeggiati da Brandon Thomas.

Il dominio FakeYou.com in realtà risale al 2002, ma Google Trend mostra un picco nelle ricerche nella primavera del 2022. Gli iscritti al server sono più di 68.000, e nei social iniziano a girare brevi frasi contraffatte con le voci dei vip.

Inoltre, la piattaforma ha una peculiarità: chiunque può intervenire aggiungendo la voce di un personaggio famoso. Ogni nuovo inserimento viene pagato sino a 150 dollari.

Non abbiamo resistito a fare qualche prova con personaggi italiani, e dobbiamo dire che la resa è diseguale: più o meno realistica a seconda del vip e delle parole che si chiede di pronunciare. Ma il livello di mimetismo medio non ci è parso poi strabiliante.

FakeYou e il Garante

Comunque, al di là dell’aspetto squisitamente tecnico della piattaforma, risultano subito evidenti i suoi rischi.

Con FakeYou è disponibile, anzi alla portata di tutti, uno strumento che ruba le altrui vocalità. E i cui utilizzi mirati a delegittimare il personaggio di turno (che, immaginiamo, difficilmente avrà dato il consenso alla diffusione di simili file audio) possono essere svariati.

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L’istruttoria del Garante

La pericolosità di FakeYou non è sfuggita al Garante per la protezione dei dati personali.

Che, come leggiamo in una nota pubblicata mercoledì 12 ottobre sul sito ufficiale, ha aperto un’istruttoria al riguardo.

Le perplessità sono chiaramente espresse: “Le preoccupazioni del Garante si indirizzano verso i potenziali rischi che potrebbero determinarsi da un uso improprio di un dato personale, quale è appunto la voce.”

Il Garante ha dunque chiesto alla società chiarimenti e rassicurazioni in merito (anche se non capiamo in che modo potrebbero arrivare: la violazione sembra piuttosto palese).

L’azienda è chiamata a “fornire le modalità di costruzione della voce dei personaggi famosi, il tipo di dati personali trattati, nonché le finalità del trattamento dei dati riferiti ai personaggi noti e agli utenti che utilizzano l’app.

La società, inoltre, dovrà  indicare l’ubicazione dei data center che archiviano i dati personali, sia con riferimento agli utenti registrati dall’Italia, sia ai personaggi noti, e le misure tecniche ed organizzative adottate per garantire un livello di sicurezza adeguato al rischio.”

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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