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Torna MiX Milano, festival del cinema e della cultura LGBTQ+

Dal 16 al 19 settembre si terrà la trentacinquesima edizione della rassegna cinematografica, suddivisa in tre sezioni

Dal 16 al 19 settembre torna, e sarà la trentacinquesima edizione, il Festival MiX Milano.

Per capire di che cosa si tratti basta sciorinare il suo nuovo nome, che è cambiato assieme al logo e che contiene già la definizione stessa dalla rassegna: MiX Festival Internazionale di Cinema Lgbtq+ e Cultura Queer.

A non mutare sarà invece la struttura del festival, che si svolgerà in parte in presenza (nel palcoscenico del prestigioso Piccolo teatro di Milano) e in parte in streaming.

L’edizione che esordirà il prossimo 16 settembre sarà anche caratterizzata da un bando aperto ai registi di tutto il mondo, che hanno potuto inviare i loro lavori entro lo scorso 31 maggio.

Ulteriori novità di questo Fesitval Mix Milano, che Moviemaker.com ha inserito nella lista delle migliori 20 rassegne mondiali del cinema LGBTQ+, sarà un doppio premio in denaro, di 1.500 euro ciascuno, al miglior film e al miglior lungometraggio.

lgbtq

Festival MiX Milano: le location

Il Festival MiX Milano mantiene la sua caratteristica ibrida, per la quale si può considerare un capofila. I mesi della pandemia stanno infatti convincendo sempre più organizzazioni di eventi a produrre palinsesti che prevedano appuntamenti in presenza e altri affidati al virtuale.

Nel caso di MiX Festival Internazionale di Cinema Lgbtq+ e Cultura Queer, i luoghi fisici degli incontri saranno in realtà tre. Oltre al Piccolo Teatro Strehler, si utilizzeranno anche il Teatro Studio Melato e, per la prima volta, il cortile di Palazzo Reale.

E poi ci sarà lo streaming. Si potrà accedere alla piattaforma di contenuti on demand ideata da Nexo Digital, dove nei giorni della manifestazione sarà disponibile una selezione delle pellicole in gara.

I film in concorso

Le pellicole in concorso, una cinquantina, rappresentano il meglio della recente produzione cinematografica gay, lesbica e queer. Come di consueto, saranno suddivisi nelle tre categorie lungometraggi, documentari e cortometraggi.

Sulla pagina Facebook della rassegna vengono periodicamente presentati i titoli.

Aprirà la rassegna, in anteprima italiana, il pluripremiato Valentina, di Cássio Pereira dos Santos: è la storia di una diciassettenne transessuale brasiliana, il Paese col triste primato del numero più alto di transessuali uccisi all’anno.

Valentina, assieme a Madalena di Madiano Marcheti, fa parte di una sezione speciale del festival dedicata al movimento TransLivesMatter.

 Grande attesa anche per la prima nazionale del documentario Rebel Dykes di Harri Shanahan e Sîan Williams. Che racconta di un gruppo di lesbiche transfemministe nella Londra post punk degli anni Ottanta del Novecento.

E per il cortometraggio Swinguerra, della coppia di videoartisti Barbara Wagner e Benjamin de Burca, presentato alla Biennale di Venezia 2019 nel padiglione del Brasile. Al centro della storia un gruppo di ballerini e un’accesa polemica contro Bolsonaro. Il titolo è la crasi tra swingueira, popolare ritmo di danza latinoamericano, e guerra.

gay pride
ROME, ITALY 11.06.2011: People with the colors of the rainbow at colosseum , parade during the gay pride “Rome Europride 2011” to claim the rights of the LGBTQ+ community in the streets of Rome.

Il manifesto

Sul sito ufficiale del Festival MiX Milano campeggia il manifesto della rassegna, scritto a quattro mani da Federico Zappino e Fabio Bozzato.

I due creano un suggestivo ponte tra il primo anno della rassegna, il 1986, e il presente: “Per un festival che riscopre la possibilità di ritrovarsi fisicamente nei teatri e nello spazio pubblico, dopo un anno di pandemia, è inevitabile chiedersi cosa sia successo e cosa potrebbe succedere. Ed essendo un festival di cinema LGBT+ e queer, il pensiero ricorre a un’altra pandemia, quella dell’Hiv e dell’Aids.

Quando il Mix debuttava, nel 1986, quella pandemia aveva assunto le dimensioni di una catastrofe. Per noi, innanzitutto: per noi fuori e contro la Norma eterosessuale. Noi queer.”

Il manifesto si chiude poi con una dichiarazione a metà tra l’augurio e lo sprone. “Queer significa esistere pubblicamente, significa confliggere contro un sistema che si fonda sulla tua esclusione, ai fini della sua trasformazione. Possa non abbandonarci la gelosia per questa forma di libertà sovversiva – possa non abbandonarci la voglia di non tornare a casa, per occupare le strade e le piazze, per coltivare pratiche e pensieri straordinari.”

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Queer. Storia culturale della comunità LGBT+
  • Editore: Einaudi
  • Autore: Maya De Leo
  • Collana: Biblioteca di cultura storica

Lo spirito della trentacinquesima edizione

Nella rassegna al via il prossimo 16 settembre ci sarà anche spazio per musica, performance e incontri.

E da quest’anno, spiegano i direttori Paolo Armelli, Andrea Ferrari e Debora Guma, si pensa in grande. “Era da qualche anno che sentivamo l’esigenza di sottolineare in maniera più marcata la vocazione internazionale del nostro Festival e di adeguare anche la definizione di cinema gay-lesbico con la più contemporanea e inclusiva sigla Lgbtq+. Il grande lavoro  realizzato nella scorsa edizione per portare a termine il festival in piena pandemia e la meravigliosa risposta avuta dal pubblico ci ha convinti che il 2021 – anche in occasione di un importante traguardo come la nostra 35° edizione – sarebbe stato l’anno giusto per dare una nuova svolta al Festival, che in Italia è riconosciuto come la più autorevole vetrina della  grande creatività audiovisiva Lgbtq+ nazionale e internazionale”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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