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Mercato degli NFT a picco: -92%. Ma è vera crisi?

La bolla dei Non Fungible Token è già scoppiata?

Quando spunta una nuova moda, c’è sempre chi si esalta e vi si butta a pesce come se la stesse aspettando da sempre. E c’è chi, come si suol dire, si siede al bordo del fiume attendendo il passaggio del cadavere di quella stessa moda. Insomma: c’è chi spera che duri in eterno e chi è certo che, in quanto moda, sarà desinata a spegnersi in tempi brevi.

Negli ultimi mesi si è parlato molto del mercato degli NFT, i Non Fungible Token. Cioè, semplificando, pezzi unici digitali di cui si può detenere la proprietà. E che esistono grazie alla blockhain, una sorta di registro digitale che tiene traccia di eventuali passaggi di proprietà legati a ciascun NFT, in modo che l’autore (il quale può decidere in ogni momento di cancellare gli NFT da lui creati) sappia sempre chi ne è il possessore.

Ebbene: il mercato degli NFT ha subìto un brusco crollo. Analizziamo cosa è accaduto, e cerchiamo di capire se ha ragione chi si è seduto al bordo del fiume ad attendere il cadavere degli NFT, o chi crede che quella dei Non Fungible Token sia un fenomeno destinato a radicarsi.

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Il crollo del mercato degli NFT

Il Wall Street Journal segnala come nell’ultima settimana il ritmo di vendita degli NFT sia crollato, facendo segnare addirittura un -92% rispetto al settembre del 2021: 19mila pezzi venduti contro i precedenti 225mila. Sono dati desunti dal sito NonFungible, che portano a farsi un’inevitabile domanda: il mercato degli NFT è già collassato?

Ricordiamo come i Non Fungible Token abbiano anche dato vita a una nuova forma di collezionismo. Lo scorso anno alla casa d’aste Christie’s è stata battuta per 69.346.250 dollari The First 5.000 days, opera in NFT di Beeple, graphic designer trentanovenne. Si tratta dell’opera d’arte digitale più costosa di sempre.

L’altra faccia della medaglia

Tuttavia, c’è un dato che potrebbe far leggere la brusca frenata del mercato degli NFT da un’altra prospettiva. Negli ultimi tempi, le vendite si stanno concentrando su Token di minor valore, liquidati a prezzi scontati per investire negli asset più prestigiosi. Secondo Forbes, insomma, ci troveremmo di fronte a un mercato che si sta consolidando ed equilibrando, come è successo nel recente passato con le criptovalute.

I numeri certamente negativi, dunque, potrebbero solo far pensare che – terminata l’ubriacatura iniziale – adesso nel mercato degli NFT ci sono comportamenti più consapevoli.

Ha dunque ragione il Wall Street Journal o Forbes? È il momento di investire nei Non Fungible Token, o di darsela a gambe?

Bolla esplosa o mercato in consolidamento?

In effetti, la maturazione di un mercato implica che spariscano i cosiddetti rami secchi, ed emergano invece le realtà più solide, credibili e dinamiche. Allo stesso modo, le operazioni spericolate e altisonanti lasciano il posto a transazioni più canoniche.

Certo che una discesa percentuale del -92% ha del clamoroso: bisognerà attendere i prossimi mesi per capire se si tratta di bolla esplosa o di mercato reso più stabile.

I dati del primo trimestre del 2022

Il report di NonFungible, in realtà, prende in esame anche intervalli temporali più ampi.

Riferendosi ad esempio al primo trimestre del 2022, la ricerca mostra come le vendite dei Non Fungible Token siano calate del 50% se confrontate con il trimestre precedente. Tutto sommato il volume delle vendite, grazie ad alcuni acquisti record, ha perso solo il 3%.

Si tratta comunque di una netta controtendenza rispetto al 2021, che ha sancito il trionfo dei token non fungibili, fenomeno di nicchia sino al 2020. Basti pensare che il giro di affari degli Nft nel 2021 è stato di 17 miliardi di dollari, con un incremento da capogiro rispetto all’anno precedente: +21.000%.

Un NFT simbolo della flessione del mercato è il primo tweet scritto da Jack Dorsey, fondatore ed ex Ceo di Twitter. Venduto lo scorso anno a 2,9 milioni di dollari, è stato rimesso in vendita. Ma finora nessuno ha voluto offrire più di 14mila dollari.

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Quale il futuro degli NFT?

NonFungible indica tra le cause del forte rallentamento del mercato degli NFT l’inflazione e la guerra in Ucraina.

Ma forse siamo semplicemente entrati in una sorta di fase due del mercato dei Non Fungible Token. Fase nella quale sarà sempre più difficile vedere speculazioni mozzafiato, ma che magari aprirà a un diverso modo di intendere i token non fungibili. Compresa una prospettiva con implicazioni sociali o addirittura politiche.

Un esempio recentissimo proviene dall’Ucraina. Dove, come vi abbiamo riportato in un altro articolo, il Ministero della trasformazione digitale ha inaugurato il Meta History Museum Of War, un museo virtuale composto da 54 opere d’arte in NFT che narrano in ordine cronologico il conflitto russo-ucraino. Chiunque potrà acquistare un’opera, e l’incasso andrà interamente a favore dell’esercito ucraino e della popolazione invasa.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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