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Google: Spotify può usare un sistema di pagamento alternativo su Play Store

Il test per i pagamenti fuori dal Play Store inizia con il gigante dello streaming musicale

Rivoluzione nel Play Store: Google ha annunciato una fase sperimentale per i pagamenti con sistemi alternativi, iniziando con Spotify. Il servizio di streaming potrà fare abbonare i propri clienti senza usare la fatturazione su Google Play. Con Google che rinuncia alla sua quota, purché i metodi di pagamento rispettino gli standard di sicurezza.

Google: su Play Store pagamenti alternativi, si parte da Spotify

Dal proprio blog, Google ha spiegato che dopo aver guidato l’avveno delle app mobile nel mondo per 10 anni con Google Play, ha deciso di rispondere a una esigenza espressa da molti sviluppatori. Aprire la porta ad altri sistemi di pagamento: uno dei principali oggetti di discussione (anche giuridica) del mondo tech negli ultimi due anni. Dopo il caso “Apple vs Epic”, diversi regolatori intorno al mondo hanno iniziato a valutare se quello di Google e Apple sia un duopolio. E Google sembra volersi allontanare da questa dinamica.

Infatti scrivono: “Pensiamo che gli utenti debbano continuare ad avere la possibilità di utilizzare il sistema di fatturazione di Google Play quando installano un’app. Ma pensiamo anche che sia fondamentale che i sistemi di fatturazione alternativi soddisfino standard di sicurezza altrettanto elevati nel proteggere i dati personali degli utenti e le informazioni finanziarie sensibili.”

Quindi, dopo aver annunciato la fatturazione alternativa in Corea del Sud, per questioni legali, annunciamo oggi che esploreremo la fatturazione a scelta dell’utente anche in altri paesi selezionati.

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La partnership con il gigante dello streaming audio

Questo progetto pilota parte però con pochi sviluppatori. Il primo in assoluto è Spotify, che dopo Epic e Netflix è forse il caso più eclatante di app che ha voluto portare i pagamenti fuori dal Play Store di Google e l’App Store di Apple.

In particolare Spotify ha più volte sottolineato che sia ingiusto che alternative come YouTube Music e Apple Music abbiano un vantaggio competitivo, non dovendo di fatto pagare la commissione del 30% sugli abbonamenti.

Le due società ora studieranno insieme un metodo per implementare il pagamento alternativo. Sia in termini di privacy e sicurezza, sia grafici e funzionali. Le due aziende parlano di un accordo pluriennale. Ma nessuna delle due parla di una percentuale di commissione. Quindi resta da capire se Google ha solo abbassato la propria percentuale o voglia concedere un sistema parallelo e indipendente, del tutto.

Inoltre dovremo valutare se questa partnership si allargherà ad altre applicazioni. Vi terremo aggiornati.

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Source
DDay

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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