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Il governo verso la legge contro gli youtuber

Dopo il tragico incidente stradale di Casal Palocco

La notizia ha una tragica premessa e porta a un inevitabile ragionamento conclusivo.

La notizia, intanto: il governo Meloni ha annunciato una legge contro gli youtuber, e l’istituzione di un nuovo reato, quello di esaltazione di condotte illegali sul web.

Prima di addentrarci in questa notizia, è bene accennare all’antefatto, che nei giorni scorsi è rimbalzato sulle pagine di tutti i giornali e nei servizi di tutti i tiggì.

L’antefatto: l’incidente di Casal Palocco

L’antefatto cui si accennava è, supponiamo, tristemente noto a tutti i nostri lettori.

Brevemente, nella giornata di mercoledì 14 giugno a Casal Palocco, Roma, un suv Lamborghini con a bordo il gruppo di youtuber noto come TheBorderline ha urtato violentemente contro una Smart al cui interno, con madre e sorella, c’era Manuel, di 5 anni, morto all’arrivo all’ospedale Grassi di Ostia.

Sulla vicenda, e su ciò che essa ha scatenato, torneremo.

Giorgia Meloni 1

Il governo e la legge contro gli youtuber

Di certo, anche se non è stata pensata solo ed esclusivamente a causa di questo tragico fatto, l’incidente di Casal Palocco ha contribuito alla decisione del governo Meloni di annunciare una nuova legge contro gli youtuber, e un nuovo reato. Scopriamo meglio di cosa si tratta.

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L’annuncio del sottosegretario alla Giustizia per la Lega

Che il governo stia pensando a un disegno di legge contro gli youtuber lo ha annunciato Piero Ostellari, sottosegretario alla Giustizia per la Lega.

Ostellari, intervistato dal Messaggero, ha spiegato il senso del decreto legge, pensato per rispondere a un “fenomeno emergente”. Dice Ostellari: “Il contrasto alla produzione e diffusione di video che esaltino condotte illegali è uno dei suoi punti qualificanti.”

La legge contro gli youtuber dovrebbe concretizzarsi nell’istituzione di un nuovo reato pensato per punire chi sul web “esalta condotte illegali” o “istiga alla violenza” postando e condividendo video espliciti.

La modifica dell’articolo 414 del codice penale

Si tratterebbe dunque di una modifica dell’articolo 414 del codice penale, sul reato di istigazione a delinquere. Che andrebbe così esteso anche all’istigazione a delinquere e all’apologia mediante strumenti digitali.

Ha spiegato Ostellari che “la ratio dell’intervento è evitare l’effetto moda generato da chi compie bravate sul web”.

Il sottosegretario fa inoltre sapere che è probabile un’estensione della fattispecie di reato prevista per i minori nel ddl a “tutte le condotte illegali che vengano riprese e celebrate attraverso l’uso dei social, anche se compiute da persone adulte, da cui ci si aspetterebbe una maturità che evidentemente non è scontata.”

Le pene previste sarebbero da uno a cinque anni di reclusione.

La legge “anti-baby-gang”

Un simile provvedimento verrebbe accolto dal disegno di legge chiamato “anti-baby gang”, voluto dalla Lega e spinto dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini in Commissione Giustizia al Senato. E che, leggiamo sempre nell’articolo del Messaggero, “nelle intenzioni del Guardasigilli Carlo Nordio, è destinato ad essere parte integrante di quella Fase 2 della sua riforma che si auspica vedrà la luce entro la fine di quest’anno.”

I dubbi sulla legge contro gli youtuber

I dubbi sulla legge contro gli youtuber sono almeno due.

Uno riguarda i numeri, che il governo non ha esplicitato, sui reati di questa fattispecie, e quindi sulla reale necessità di una legge (e sull’istituzione di un reato ad hoc).

Proprio qui, sull’eventuale modifica dell’articolo 414 del codice penale, si concentrano i maggiori dubbi. La vaghezza, almeno per ora, della norma, suscita qualche dubbio sulla sua potenziale natura liberticida. Dubbi simili a quelli scatenati a suo tempo sul decreto anti rave party, dapprima scritto in modo pericolosamente ambiguo e poi – per così dire – rattoppato.

Perché l’idea è che il “contrasto alla produzione e diffusione di video che esaltino condotte illegali” possa anche toccare, e sono tre ottimi esempi portati dai colleghi di Wired, “chi pubblica un video in cui prende le difese delle persone che ricorrono alla gestazione per altri, a chi esprime solidarietà alle azioni degli ambientalisti, fino a chi tratta a scopo informativo della cannabis terapeutica.”

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Prevenire e alfabetizzare

Come sempre, anziché una norma che per ora appare dai contorni vaghi e unicamente punitiva, perché un fenomeno si arresti occorre ben altro tipo di prevenzione.

Occorre alfabetizzare, specie i giovani. Ai quali bisogna mostrare modelli alternativi alla brama di denaro, successo, all’andare forte in automobili costosissime filmando le proprie bravate.

E lo si può fare investendo sulla cultura, e allo stesso tempo sull’educazione civica. E perché no, sull’accoglienza del diverso. Che è sempre un ottimo modo per percepire il proprio sistema di valori come uno dei tanti possibili e ugualmente degni.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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