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Non crederete a quello che possono fare i PC del futuro

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Uno sguardo al futuro del personal computing

Envy, Omen, Spectre e EliteBook sono il presente di HP, sono dispositivi pensati per le attuali esigenze dei consumatori e delle aziende. Insomma, sono innovativi, eleganti ed interessanti, ma non hanno il fascino di HP Sprout Pro o del display Zvr.

Sprout Pro è la seconda generazione di un dispositivo difficilmente definibile. HP lo chiama "All-in-One" ma, mentre mi spiegano le sue funzioni, faccio fatica a trovare corretta questa definizione. Immaginatevi un PC, una tavoletta grafica, una videocamera 3D ed un proiettore mescolati insieme: questo è HP Sprout Pro.

Oltre a comportarsi come un normale PC, questo computer può sfruttare un Touch Mat Display, una sorta di tappetino che si comporta un po' come un tablet, una tavoletta grafica ed un secondo monitor. Qui potete trascinare qualsiasi finestra per poter lavorare con la penna dedicata, sia da soli che in compagnia di altri colleghi; la videocamera integrata invece permette – tra le altre cose – di scansionare gli oggetti tridimensionali per poi riprodurli fedelmente sul PC, permettendovi poi di modificarli senza grandi difficoltà.

Un dispositivo che sembra uscito dal futuro ma che in realtà viene già usato da molte aziende proprio per la sua capacità di fondere il mondo fisico e quello digitale. Gli ambiti di utilizzo poi sono tantissimi. Pensate banalmente alle operazioni in banca, ad un concessionario che lo usa per farvi personalizzare facilmente l'auto, ad una scuola che lo sfrutta per fini educativi o al settore manifatturiero che, invece di usare device diversi per progettare un nuovo prodotto, ne può utilizzare uno che fa tutto ciò di cui i creativi o gli ingegneri hanno bisogno.

Ovviamente tutte queste operazioni sono supportate da un hardware di primo livello con un processore Intel Core i7, un SSD da 512 GB, 16 GB di RAM e una scheda grafica NVIDIA GeForce GTX 960M.

A questo punto chiedo a Giampiero cosa sia cambiato rispetto alla prima generazione di questo particolarissimo All-in-One: "È più sottile, più leggero. Anche il colore è diverso e pensato per essere più professionale. Quindi, in generale, è migliorato dal punto di vista estetico. La camera e il proiettore sono stati potenziati dal punto di vista dell'acquisizione dei dati  e della risoluzione. Abbiamo inserito anche delle applicazioni aggiuntive."

Lo so, forse non riuscite ad immaginare HP Sprout Pro nelle vostre case, anche perché il prezzo – parliamo di 3.999 Euro – non è proprio alla portata di tutti, ma vi assicuro che una volta provato è difficile trattenere l'entusiasmo.

Un discorso simile possiamo farlo per il Virtual Reality Display del colosso californiano, l'unico tra i device che ho provato a non essere stato presentato al CES 2017. Non fatevi ingannare però dal nome perché non è davvero di realtà virtuale che stiamo parlando. In realtà HP Zvr è un display da 23,6 pollici che può essere usato sia in modo classico sia con occhialini simili a quelli che usate al cinema per vedere i film in 3D.

Ma alla pratica come funziona? In sostanza i sensori posti lungo il bordo del display captano la presenza e la posizione degli occhiali e attivano il 3D permettendovi di visualizzare la terza dimensione all'interno dello schermo; con lo stilo dedicato invece avete la possibilità di prendere gli oggetti presenti nella scena e spostarli dove volete, persino fuori dallo schermo per osservarli meglio.

Gli utilizzi pensati da HP per questo display sono tantissimi. Immaginate un interior design che può visualizzare in 3D la casa da arredare o, ancora, uno studente di medicina che può osservare gli organi del corpo umano come mai prima d'ora. Immaginate persino i bambini in una scuola che possono esplorare ambienti come la foresta pluviale, la savana o la tundra in modo del tutto nuovo, visualizzando la fauna e la flora in tre dimensioni invece che limitarsi a leggerne le caratteristiche sui libri.

Insomma, il futuro secondo HP è così: un mix di realtà e digitale dove le tecnologie più evolute vengono piegate alle esigenze dei diversi settori per creare dispositivi innovativi, rivoluzionari e – come nel caso di Sprout – difficilmente definibili.

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Autore

  • Erika Gherardi

    Amante del cinema, drogata di serie TV, geek fino al midollo e videogiocatrice nell'anima. Inspiegabilmente laureata in Scienze e tecniche psicologiche e studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia.

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