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L’intelligenza artificiale di OpenAI dentro ai “cervelli” di robot umanoidi

La più avanzata tecnologia di intelligenza artificiale all’interno di robot umanoidi: no, non è l’inizio dell’apocalisse in un film fantascientifico, ma il nuovo accordo tra Figure e OpenAI, l’azienda dietro a ChatGPT.

L’intelligenza artificiale nei robot umanoidi: accordo fra Figure e OpenAI

Figure costruisce macchinari dalle sembianze umanoidi: il prossimo passo è inserire l’intelligenza artificiale nei suoi robot. Una notizia che non può che scatenare la nostra fantasia — sia per chi teme l’apocalisse robot che per chi sogna un futuro dove i robot camminano fra noi tutti i giorni. Ma che ha applicazioni attuali e investimenti concreti, già in atto.

Figure ha, infatti, recentemente chiuso un round di finanziamento massiccio da 675 milioni di dollari, con giganti come Jeff Bezos di Amazon, Microsoft e Nvidia che hanno scommesso su questa società emergente. Investimenti importanti, soprattutto considerando che Figure non ha ancora lanciato un prodotto commerciale. Ma ha siglato un accordo con OpenAI, che promette di essere il primo passo verso robot umanoidi commerciali che siano davvero funzionali. O, almeno, è quello che immagina la Silicon Valley.

Androidi che comprendo il linguaggio (e apprendano velocemente)

Il piano di Figure è chiaro: vuole potenziare i suoi robot con l’abilità di comprendere il linguaggio attraverso l’intelligenza artificiale. In sostanza, vogliono che i loro umanoidi apprendano più velocemente e si adattino alle situazioni in modo più intelligente.

Come sottolinea Futurism, l’azienda ha già mostrato alcuni dei suoi robot eseguire alcune attività semplici. Figure 01 ha dimostrando il proprio funzionamento camminando, raccogliendo oggetti e posizionandoli su un nastro trasportatore.

In un altro video, abbiamo visto il robot che manovrava una macchina da caffè. Brett Adcock, CEO di Figure, ha descritto questa impresa come “rivoluzionaria”, attribuendola a “un’intelligenza artificiale end-to-end” che ha permesso al robot di apprendere tutte le fasi in un’unica iterazione.

Con l’ingresso di OpenAI nella partita, l’obiettivo è sviluppare “modelli di intelligenza artificiale di prossima generazione per robot umanoidi“. In parole povere, vogliono che i loro robot siano in grado di “elaborare e ragionare dal linguaggio“, per poi sostituire le persone in operazioni poco sicure, ripetitive e noiose. Niente rivoluzione robot o android che sognano pecore elettriche: faranno i “lavori che gli umani non vogliono più fare“. O, almeno, che Figure pensa che non vogliano più fare.

Fondere robot umanoidi e intelligenza artificiale è il futuro?

Figure vuole robot che sembrano e parlano come persone. E non è l’unico attore in questo settore in espansione. Tesla ha il suo Optimus, che Elon Musk ha presentato come una persona travestita da robot al primo annuncio, ma che nell’ultimo anno ha iniziato a camminare e raccogliere oggetti. Anche Agility Robotics sta facendo la sua mossa, con la speranza di aprire una fabbrica per produrre migliaia di robot bipedi.

tesla robot optimus elon musk min
Tesla Optimus

Le compagnie tech sembrano credere molto in questi prodotti. Anche se, per il momento, restano piuttosto vaghe sugli utilizzi potenziali. Se sviluppare un robot dalle sembianze umane e capace di comunicare coglie l’entusiasmo degli appassionati di tecnologia, le aziende potrebbero essere meno disposte a spendere ingenti somme per acquistarli — specie se robot più “semplici” fanno le stesse operazioni per molto meno. Un braccio meccanico su ruote potrebbe spostare gli oggetti meglio di un robot umanoide.

Quindi, per ora, resta difficile dire se in futuro le nostre fabbriche e le nostre strade saranno piene di robot che ci assomigliano nell’aspetto e nel modo di comunicare. Ma sappiamo che la Silicon Valley ci sta provando. Voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti.

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Via
Futurism
Source
PR Newswire

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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