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LLaMA, il modello di linguaggio AI di Meta trapela online

Meta l'ha annunciato due settimane fa, ma è già trapelato su 4chan

Circa due settimane fa, Meta ha annunciato il suo ultimo modello di linguaggio, LLaMA. Una notizia che fa pensare che l’azienda di Mark Zuckerberg sta investendo nel futuro dell’intelligenza artificiale, anche come fattore abilitante per il metaverso. Tuttavia, a differenza di ChatGPT e Bing Chat, l’azienda lo stava tenendo segreto. O almeno ci ha provato, dopo il recente leak del codice sorgente di LLaMA su 4Chan, che potrebbe rovinare i piani di Meta.

LLaMA, il modello di linguaggio di Meta arriva online – con un leak

Il nuovo modello di linguaggio non è un chatbot, come siamo abituati a immaginare dopo aver testato ChatGPT. Si tratta di un pacchetto open-source che negli intenti di Meta permette di “democratizzare l’accesso” all’AI.

Ma per il momento Meta non voleva rendere la risorsa pubblica. Peccato che il 3 marzo un pacchetto torrent con il codice di LLaMA sia arrivato online. E ora il modello di linguaggio LLaMA è in mano a persone che potrebbero usarlo per scopi illeciti.

Meta AI

Il rischio, come spiega l’esperto di sicurezza informatica Jeffrey Ladish, è che molti possano utilizzare questa risorsa per spam personalizzato e tentativi di phishing avanzati. Ciò ha scatenato un dibattito sulla condivisione della ricerca in un momento di rapido cambiamento tecnologico.

Diversi ricercatori in ambito IA hanno già scaricato il pacchetto LLaMA non distribuito da Meta e hanno confermato la sua legittimità. Tuttavia, al momento LLaMA è un sistema grezzo, che richiede competenze tecniche per renderlo pienamente funzionante. Inoltre, servono macchine potenti per farlo funzionare: non è il tipo di tool che un hacker inesperto può sfruttare.

Mentre alcuni esperti temono il peggio, altri sviluppatori ritengono che il leak possa portare allo sviluppo di misure di sicurezza aggiuntive per i sistemi IA. Inoltre, è importante notare che altri modelli di linguaggio più complessi sono stati diffusi in rete senza conseguenze.

Questa discussione, tuttavia, ha più a che fare con l’AI in generale piuttosto che con quello di Meta in particolare. Vale la pena avere un approccio open-source, sebbene anche gli hacker lo utilizzeranno? Ma se limitassimo l’accesso, chi deciderebbe come e quando utilizzarlo? Il dibattito è sulla ricerca in questo ambito. E con ogni probabilità, continueremo a parlarne.

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Source
The Verge

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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