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Down dei social di Meta: e fu panico tra gli utenti

Cronaca semiseria di un paio d’ore indimenticabili

Si fa presto a riderci su, ora che il peggio è passato, ma sono state ore terribili.

Quando, dove e perché? Qualcuno si è sentito male, è stato sequestrato, si è ritrovato inspiegabilmente con il conto il rosso o ha pensato che il proprio partner intrattenesse una segreta relazione amorosa con l’odiato vicino di casa?

Niente di tutto ciò, ma non per questo possiamo dire: Nulla di serio. Nel pomeriggio di martedì 5 marzo, Facebook e Instagram, alias i due principali social di Meta, sono andati down. Con loro, giù anche la piattaforma Messenger e l’app Threads. E tra un numero imprecisato di utenti si è ingenerato un sentimento a metà tra l’ansia e la depressione.

Prima raccontiamo al volo cosa è accaduto e poi, con la massima onestà, vi confessiamo cosa è successo all’estensore di questo articolo. Nella quasi sicurezza che anche voi avrete provato sensazioni analoghe.

I dislike: concept

Down dei social di Meta

Anzitutto la notizia, che vi abbiamo già fornito in diretta.

Nel pomeriggio di martedì 5 marzo, più o meno a partire dalle ore 16.00, c’è stato un down dei social di Meta. Che prima si pensava fosse esteso solo al nostro Paese, ma che nel giro di qualche minuto si è capito essere di portata globale.

Facebook e Instagram, insomma, si sono messi a fare le bizze. Pare invece che WhatsApp sia stata toccata solo marginalmente dalla sciagura. La situazione è tornata nella norma poco prima delle ore 18.00.

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Su Instagram il messaggio di errore che impediva la navigazione era tutto sommato… digeribile: “Si è verificato un problema e non è stato possibile caricare la pagina.”

Ben altre reazioni (ne riparleremo) ha prodotto il temibile avviso che campeggiava sulla pagina di accesso a Facebook: “La password che hai inserito non è corretta”.

Down di Meta: le reazioni di un redattore di mezza età

Non vogliamo qui addentrarci in disamine tecniche (i motivi del down di Meta, che si è scusata per l’inconveniente, sono peraltro ancora da chiarire).

Resta gustoso un fatto accaduto. Poco dopo l’inizio dei problemi tecnici, su X hanno spopolato gli hashtag #facebookdown e #instagramdown. Come a dire: mi hanno sbattuto fuori da due delle mie case? E io trovo pronto rifugio in un’altra.

Ma, si diceva a inizio articolo, abbiamo poco da fare dell’ironia, perché anche chi sta scrivendo questo articolo si è ritrovato vittima del down di Meta. E delle inevitabili conseguenze psicologiche.

Nel nostro caso, ai trasalimenti dell’utente medio si sono aggiunte quelle di un addetto ai lavori. Partiamo anzi da queste, per poi soffermarci sulle reazioni che immaginiamo essere state comuni a moltissimi.

Social di Meta down: la vergogna del professionista

Ecco, ci hanno clonato le credenziali. Proprio a noi, che abbiamo scritto chissà quanti articoli sui rischi del phishing… O che andiamo predicando di usare password complesse, e di modificarle periodicamente… E che ci permettiamo pure di fare la morale, dicendo che chi si sente esente da rischi, quando sarà toccato nel vivo rimpiangerà di avere sottovalutato il problema…

Pensieri simili ci hanno invaso per qualche minuto. Poi, dopo aver preso un lungo respiro (e non riuscendo in alcun modo a modificare la password di Facebook), abbiamo fatto due rapide ricerche in rete, e abbiamo scoperto con sollievo che il guaio stava riguardando mezzo mondo.

Dal che si trae la prima indicazione: mai, mai e poi mai sottovalutare tutte le misure di sicurezza possibili.

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Social di Meta down: la solitudine dell’utente abbandonato a se stesso

Ma l’agitazione non è mica finita lì. Una volta messa in salvo l’etica professionale, per qualche ora ci è rimasta una strana sensazione appiccicata addosso.

Noi che abbiamo sempre dichiarato con fierezza di avere un rapporto tutto sommato rilassato con i social media… Noi che, vista anche la nostra età, adoperiamo Facebook, Instagram e affini il minimo indispensabile, e quasi solo per motivi lavorativi…

Ebbene: è bastata una piccola porzione di tempo senza possibilità di accesso ai social di Meta, e ci siamo sentiti catapultati in una specie di solitudine cosmica senza rimedio, come nel memorabile finale di 2001: Odissea nello spazio.

Dal che si trae la seconda indicazione: c’è poco da fare, ormai la vita di (quasi) tutti noi si divide tra reale e virtuale. E non avere accesso ai nostri device equivale, quasi, a non trovare più la panetteria o l’edicola dove sono sempre state.

È una condizione che va accettata con una certa dose di serenità, in quanto irreversibile. Da parte nostra, possiamo solo cercare di abitare l’universo social nella maniera più educata, costruttiva, altruistica e matura possibile. E già non sarebbe davvero poca cosa.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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