Come deciso dal decreto approvato lo scorso 16 settembre, e come vi abbiamo anticipato in un altro articolo, da venerdì 15 ottobre scatterà l’obbligo del green pass sul luogo di lavoro.
Si entra così nella cosiddetta fase 3, che di fatto estende la necessità di possedere il certificato verde a quasi tutta la popolazione adulta che non sia esentata per motivi di salute.
Esattamente come è stato per l’anno scolastico da poco iniziato, uno dei grossi nodi da sciogliere riguardo l’obbligo di green pass per i lavoratori è quello dei controlli.
E proprio come è avvenuto per i presidi, è in via di definizione un’app che permetterebbe il controllo asincrono dei codici fiscali dei dipendenti di un’azienda.
La funzionalità, sviluppata da Sogei, è in queste ore al vaglio del Garante della privacy.
Scopriamo qualcosa di più su questa applicazione, partendo dalla polemica innescata proprio dallo spinoso tema dei controlli delle certificazioni verdi sul luogo di lavoro.
Obbligo di green pass sul luogo di lavoro: chi controlla?
Il problema era stato sollevato dalle associazioni delle imprese, da Confcommercio a Confartigianato.
Che hanno fatto pressione per ottenere uno strumento utile a mostrare in anticipo la scadenza dei green pass, in modo da ridurre i controlli dei dipendenti. Questa richiesta si lega però al delicato tema della privacy. Perché il decreto di settembre si rifà a un altro precedente, del 17 giugno, dove si è stabilito che il datore di lavoro non può conservare i dati del green pass del lavoratore, nemmeno la scadenza.
Questo porterebbe inevitabilmente alla necessità di un controllo quotidiano della certificazione verde, operazione che ruberebbe una quantità di tempo incalcolabile.
Obbligo di green pass: ecco l’app
Dalle notizie trapelate sarebbe pronta la soluzione. Che avrebbe le fattezze di un’app sviluppata da Sogei, azienda che opera nell’ICT controllata al 100% dal Ministero dell’economia.
La piattaforma, ora al vaglio del Garante, sarebbe un’evoluzione di quella già in uso, Verifica C-19. E sarebbe utilizzata per un impressionante numero di lavoratori, che si stima superiore ai 15 milioni.
I dettagli sull’app sarebbero contenuti in una bozza di decreto della Presidenza del Consiglio che potrebbe essere approvata tra venerdì 9 e sabato 10 ottobre.
Nodo privacy ancora da sciogliere
Ricordiamo che il decreto-legge sul green pass non è ancora stato convertito in legge. Ciò significa che può essere oggetto di emendamenti.
Resta il problema a cui si è già accennato. Il datore di lavoro non può conservare i dati del lavoratore, perché in tal modo capirebbe se lo stesso si sia vaccinato o meno.
L’app in arrivo risolverebbe lo spauracchio del controllo quotidiano dei green pass. Questo perché la piattaforma permetterebbe di verificare i certificati verdi tramite il sistema delle tessere sanitarie, gestito dalla Ragioneria Generale dello Stato. Ogni tessera è collegata a un codice fiscale che contiene un codice alfanumerico. Codice che da un lato tutela il lavoratore, rendendo anonimi i suoi dati, e dall’altro permette alle aziende di evitare la verifica quotidianamente del possesso o meno del certificato da parte dei dipendenti.
Il funzionamento in modalità asincrona
Secondo la bozza, l’app ha una licenza open source che “consente di integrare nei sistemi di controllo di accesso le funzionalità di verifica della Certificazione verde mediante la lettura del QrCode”.
In concreto, saranno possibili controlli asincroni dei certificati, ovvero anche quando il dipendente ha già preso servizio, “interrogando” il suo codice fiscale. Questa operazione metterebbe al riparo dal formarsi di code estenuanti, e soprattutto da cospicui rallentamenti del ritmo lavorativo (e della produttività).
I controlli a campione e il green pass anche per lo smart working
A pochi giorni dal via all’obbligo del green pass per i lavoratori, le notizie si susseguono e accavallano.
Due ci sembrano di particolare rilevanza. E provengono dalle linee guida dei ministeri della Funzione Pubblica e della Salute, sulle modalità di rientro in presenza dei dipendenti statali e sul controllo del green pass.
Il controllo dei certificati, di cui è competente ogni singola amministrazione, “potrà essere svolto giornalmente e preferibilmente all’accesso della struttura” o “a campione, in misura non inferiore al 20% del personale presente in servizio e con un criterio di rotazione, oppure ancora a tappeto, con o senza l’ausilio di sistemi automatici”.
Inoltre, per evitare che il lavoro da remoto sia una sorta di rifugio dei non vaccinati, “non è consentito che il lavoratore permanga nella struttura, anche a fini diversi, o che il medesimo sia adibito a lavoro agile in sostituzione della prestazione non eseguibile in presenza. Non è consentito in alcun modo, in quanto elusivo del predetto obbligo (quello del green pass, n.d.r.), individuare i lavoratori da adibire al lavoro agile sulla base del mancato possesso di tale certificazione”.
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