Il Mobile World Congress è saltato, ma questo non ha impedito alle aziende del settore di presentare le loro ultime novità. Tra queste anche Qualcomm, il colosso americano delle telecomunicazioni senza fili, che ha annunciato la terza generazione del suo piccolo modem 5G: lo Snapdragon X60.
5G for All: solo un motto?
Prima di raccontarvi quali elementi caratterizzano il nuovo chip di Qualcomm, facciamo il punto della situazione 5G.
Negli ultimi 12 mesi il nuovo standard è stato adottato da oltre 45 operatori, altri 40 stanno per lanciare la propria rete e ben 340 stanno investendo sul 5G, coinvolgendo un totale di 115 Paesi.
A crescere però non sono state solo le infrastrutture, ma anche il numero dei dispositivi compatibili con le reti 5G. Ad oggi – calcolando unicamente quelli con chipset Qualcomm – sono circa 275 i device che possono sfruttare il nuovo standard. Ovviamente non sono solo smartphone, ma anche auto, hotspot e laptop.
Il prossimo step? Qualcomm lo ha battezzato “5G for All“. Sì, perché non basta avere le reti pronte e presentare top di gamma compatibili. Il nuovo standard deve coinvolgere anche dispositivi più economici ed abbordabili. Il 2020 quindi dovrebbe essere l’anno del 5G sui device di fascia media, un’evoluzione che potrebbe spingere gli operatori ad ampliare l’infrastruttura, quanto meno nel nostro Paese.
Missione impossibile? In realtà no. Quest’anno infatti dovrebbe essere introdotto il DSS, ossia Dynamic Spectrum Sharing. Un termine complesso che indica una soluzione estremamente ingegnosa: la condivisione delle frequenze attualmente utilizzate dalla tecnologia LTE. Questo dovrebbe permetterà agli operatori di offrire il 5G dove ora offrono il 4G.
Qualcomm Snapdragon X60: cosa c’è di nuovo?
In questo scenario si inserisce il nuovo Snapdragon X60, il Modem 5G RF System di Qualcomm di terza generazione.
I miglioramenti ovviamente sono diversi. Si parte dal processo produttivo a 5 nm (nanometri) per arrivare al supporto al Voice-over-NR, ossia alla possibilità di effettuare chiamate sfruttando le reti 5G. Nuovo anche il modulo dell’antenna: si chiama Qualcomm QTM535 ed è progettato per essere più compatto del precedente, così da adattarsi alle diverse esigenze di design degli OEM.
La vera svolta però è rappresentata dalla Carrier Aggregation.
Non sapete che cos’è? Niente panico. Facciamo un passo indietro.
La Carrier Aggregation è una tecnologia che consente di concatenare tra loro diverse bande di frequenza, così da potenziare le prestazioni della rete. Praticamente le diverse frequenze si comportano come se fossero un unico segnale, moltiplicando di fatto la velocità di connessione e il numero di utenti supportati.
Applicata al 5G, la carrier aggregation ci permetterà di utilizzare sia le cosiddette frequenze Sub-6 sia quelle mmWave, utilizzando sia la modalità FDD che quella TDD.
Perché è una grande notizia? Semplice: la carrier aggregation è la tecnologia che ha permesso all’LTE di svoltare, diventando una tecnologia di massa diffusa in tutto il mondo e in tutta Italia. Ci si aspetta quindi un andamento simile anche per il 5G, ma ovviamente è impossibile averne la certezza. Quello che sappiamo è che Qualcomm sta facendo il possibile per fornire la tecnologia necessaria ma buona parte del lavoro dipenderà dagli operatori telefonici, chiamati a potenziare una rete che, ad oggi, copre solo alcuni spot delle due grandi metropoli del Paese: Milano e Roma.
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