Madeline o Sylvie? Questa era la domanda per Emily con cui si concludeva il season final della scorsa stagione, l’unico dubbio che le era rimasto. Perché se il lancio della monetina resta da farsi circa il futuro del lavoro della nostra protagonista “très chic”, poco sembra rimanerle come scelta tra i suoi due amori. Due? O solo uno? Il 21 dicembre Netflix ha lanciato in toto i nuovi episodi della terza stagione di Emily in Paris, serie TV prodotta da MTV Entertainment Studios che finora ha registrato un buon successo di ascolti. Riuscirà a fare lo stesso anche stavolta, traghettandoci verso una già ufficializzata quarta stagione? Scopriamo insieme com’è andata a Emily, Mindy e compagnia in questi nuovi dieci episodi.
Emily in Paris, quando si tiene un piede in due scarpe
Ricominciamo da dove eravamo rimasti. Nell’ultimo episodio della seconda stagione, Sylvie si era licenziata da Savoir, l’agenzia PR americana con sede anche a Parigi, e con lei tutto lo staff marketing. Emily dunque sembra avere di fronte a sé una strada spianata per fare carriera in questa agenzia, dove prima aveva sempre i bastoni tra le ruote proprio per causa della sua ormai ex capa. Madeline, responsabile dell’agenzia giunta direttamente da Chicago nonostante la gravidanza avanzata, la vorrebbe a bordo di questo nuovo capitolo di Savoir. Con avanzamenti di carriera inclusi, pacchetto completo. Al contempo, Sylvie le ha chiesto espressamente di seguirla nel nuovo ufficio marketing che sta aprendo, portando con sé diversi clienti.
Che fare dunque? Darci un taglio, prima di tutto. Ai capelli però. Emily cambia look per questa stagione, e lo fa con le sue stesse mani, per affrontare le sfide imprevedibili che la attendono in Savoir. Se non si aspettava che Camille, la ex ragazza di Gabriel, andasse a convivere con lui dopo aver riallacciato i rapporti, nemmeno si attendeva di trovare lo stesso Gabriel al tavolo di Savoir in compagnia di Antoine per parlare di affari circa Maison Laveaux. Ma ci sarà una nuova ragazza a mettersi in mezzo tra i due. E non sarà Emily, e non ruberà il cuore di Gabriel.
Ancora meno Emily pensava di risentire Doug, il suo ormai ex ragazzo, o così pensava. La chiama da Chicago, dove si erano lasciati quando lei era partita per Parigi, e dove Emily pensava di aver chiuso la relazione. Ma le novità non mancano, e proprio Doug, ora promosso a co-direttore delle partnership globali di McDonald’s, sta cercando un’agenzia di marketing francese per il lancio di un nuovo prodotto del colosso del fast food. Chi meglio di Emily potrà occuparsene?
Anche non scegliere è una scelta, parola di Sartre
Le premesse per lei non sono del tutto rosee, soprattutto considerando i tantissimi bivi che si aprono fin dal primo episodio. Il ragazzo di Emily, Alfie, sta per partire per Londra e non è per nulla contento del fatto che lei non abbia ancora preso una decisione sul futuro della loro relazione. Inoltre le cose si complicano ancora di più quando gli affari di lavoro si incrociano in maniera pericolosa con gli “affaires” di cuore. Emily ormai è sempre più cosciente di comprendere il valore delle persone, e delle situazioni, solo una volta che le ha perse. Una lezione che non sembra voler imparare dai suoi sbagli reiterati.
Fatto il misfatto, Emily cerca dunque di riparare agli errori e ai voltagabbana ricucendo i rapporti tra Madeleine e Sylvie, ma non sarà facile. Il tutto avviene non solo nella splendida cornice parigina, ma anche all’interno di location esclusive. Se avevamo concluso la seconda stagione con una sfilata alla Reggia di Versailles, la terza vede il ristorante in cima alla Torre Eiffel, la partecipazione di McDonald’s, come citato sopra, segno di un budget di produzione che non manca, così come dei riflettori puntati su questa serie anche da parte di brand famosi. E non solo di moda.
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Proprio il mondo del fashion infatti, che sin dal primo episodio nel “lontano” 2020 ha caratterizzato la serie per gli outfit glamour e l’attenzione all’estetica, continua a farsi sentire spiccatamente anche in questa stagione. Ma non è il solo a fare capolino sulle scene della serie ideata da Darren Star. Interessante come un brand del calibro di McDonald’s cerchi qui un nuovo spunto di marketing, tra direttori fittizi e scene girate in un loro ristorante di Parigi, per cambiare (in meglio) la propria identità di marca, per far diventare un pranzo o una cena da loro come se fosse un “piccolo sfizio di lusso”.
Squadra vincente non si cambia
Continua anche l’utilizzo della doppia lingua, francese originale per gli attori madrelingua e doppiaggio localizzato per gli altri, al fine di mantenere la distanza tra il pubblico (non francese) e i protagonisti francofoni. Elemento di scollamento e rottura, o trovata fresca e innovativa? Non sempre è facile seguire i dialoghi, se non si è ben concentrati sui sottotitoli per chi non conosce il francesce, ma rimane una buona trovata dopotutto. Si perdono inoltre quasi del tutto, rispetto alle stagioni precedenti, i post Instagram che Emily pubblicava in maniera compulsiva, lasciando alle spalle l’assillante presenza social e dando più spazio alle vicissitudini quotidiane.
Restano invece i piccoli, grandi complotti, le scaramucce di Sylvie che cerca di ottenere i propri interessi ammaliando le proprie prede, da “femme fatale” quale si crede, e le costanti performance canore di Mindy, che ricordiamo essere interpretata da Ashley Park, attrice statunitense che ha fatto della musica e del canto la sua carriera finora.
In Emily in Paris manca forse qualche nota più realistica: la vita privata da neomamma di Madeline non trova praticamente spazio nel corso dell’intreccio, come se fosse meno professionale o sminuente. O banalmente, privo di interesse nell’economia del racconto. Come il personaggio stesso, a lungo andare. E altra componente rimasta, i colpi di scena, le pericolose liaisons tra i personaggi, i tradimenti (di tutti i tipi) e Parigi e la campagna francese sullo sfondo. Ma tra una scappatella, un tradimento e delle verità taciute, riuscirà qualcuno di loro a trovare il vero amore?
La recensione di Emily in Paris in pillole
Emily in Paris non si smentisce mai, nemmeno giunti alla terza stagione. Anche stavolta mette in campo una serie di situazioni frivole, ridicole, mai esagerate e forse poco originali, ma con tanta voglia di portare, ancora una volta, una ventata di freschezza. Un finale, di cui non vi anticipiamo nulla, nel classico stile di questa serie. O forse no. Un tentativo di riprendere, in forma ridotta, il drama in stile Sex and the City, dove ancora una volta la città stessa di ambientazione della serie prende vita con tutte le sue caratteristiche e la sua “personalità”. Ancora una volta rimaniamo appesi a un filo, come Emily e gli altri, in attesa della prossima stagione.
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