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Supersex: dietro la maschera di Rocco Siffredi

Alessandro Borghi diventa la stella dell'hard italiano nella nuova serie TV in streaming

In questi giorni la chiacchierata alle macchinette del caffè (tolta la breve parentesi che prenderanno gli Oscar 2024) è tendenzialmente incentrata su un nuovo show in streaming italiano: Supersex. Si tratta della serie TV Netflix attesa da tempo, dedicata alla vita di Rocco Siffredi, il più celebre attore pornografico del nostro Paese e non solo. Tra battutine pruriginose e strizzate d’occhio, in tanti hanno voluto darle una chance. Ma esattamente, com’è andata?

Cosa c’è da sapere sulla serie TV Netflix su Rocco Siffredi?

Partiamo con i dati più pratici. Questo show è già disponibile su Netflix nella sua interezza (la piattaforma non è fan della distribuzione settimanale), ovvero sette episodi di 50 minuti, più o meno. Sappiamo dopotutto che lo streaming ha rinunciato da tempo alle logiche del palinsesto TV classico che obbligavano a stare e a coprire blocchi precisi di minutaggio.

Al centro di questa serie TV Netflix c’è la vita di Rocco Siffredi, partendo dagli inizi, quando ancora aveva il cognome Tano. La scena di apertura ci porta a Parigi nel 2004, quando per la prima volta l’attore annunciò il suo ritiro dalle scene dell’hard (poi smentito, riannunciato e rismentito, ma lo show si concentra sugli anni precedenti) per poi riportarci indietro nel tempo con un flashback approfondito che ripercorre tutta la storia.

Si parte proprio dalla sua infanzia, dal paesino di Ortona in Abruzzo, dove vive una vita difficile con una famiglia ampia e due fratelli a cui è particolarmente legato. Uno di questi lo guiderà fuori dai confini italiani, portandolo a Parigi dove Rocco troverà un ambiente vivace, che piano piano lo attirerà sempre più. E da quei primi spogliarelli passerà ai fotoromanzi e poi al porno, dove troverà definitivamente il successo.

Certo, da una serie TV Netflix su Rocco Siffredi ci si poteva aspettare un approccio più pop

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Cr. Lucia Iuorio/Netflix © 2024

Una delle prime critiche che si può muovere a Supersex e che probabilmente avrete sentito in questi giorni non è una vera critica. Non a tutti infatti è piaciuta l’idea di dare allo show un tono molto serio, quasi drammatico. Da una parte questo è coerente con gli argomenti trattati (la vita di Rocco Siffredi è stata anche criminalità organizzata, persone care scomparse, difficoltà…), dall’altra non mancavano gli spunti per un approccio più fresco, più divertente, più colorato.

Si tratta però di una scelta autoriale precisa, che decide di allontanarsi dall’idea del porno come qualcosa su cui scherzare, da trattare con sufficienza. Presentare la vita di Rocco Siffredi in una serie TV Netflix con la stessa intensità con cui si racconterebbe la storia di qualsiasi altro attore è una via interessante da percorrere. Che, almeno nelle intenzioni, voleva probabilmente contribuire a togliere una parte dello stigma verso questo mondo che è raccontato proprio dallo show.

E in questo l’interpretazione di Alessandro Borghi aiuta sicuramente. Talento ormai affermato e sempre eccezionale, l’attore ancora una volta regala un’interpretazione incredibile. Per quanto il cast di tutto Supersex sia davvero ottimo (citiamo qui la Moana Pozzi di Gaia Messerklinger), Borghi è davvero oltre. Si trasforma completamente nel suo personaggio, assumendone tutti i minimi dettagli, a partire dal sorriso. E soprattutto il suo accento abruzzese è sottilmente studiato e restituito in pieno.

Ma quindi, me la devo guardare?

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Cr. Lucia Iuorio/Netflix © 2024

Supersex ha la fortuna (che poi probabilmente non è fortuna ma una giusta scelta distributiva) di cadere in un momento di relativa calma per il mondo seriale. Tolta Shogun, che però segue una distribuzione settimanale, non ci sono davvero grandi fenomeni con cui competere ora. Questo, unito a un tema che sicuramente incuriosisce, l’ha già resa un ottimo successo.

Volendo dare un giudizio, è indubbio che la serie TV Netflix dedicata a Rocco Siffredi abbia un certo numero di problemi. Se da un punto di vista tecnico abbiamo un livello decisamente alto, l’aspetto narrativo è piuttosto in difficoltà. Manca una vera chiave di lettura, che dia alla storia una direzione precisa: ci sono mille spunti diversi che vengono lanciati e solo alcuni sono approfonditi, in maniera scoordinata.

Tornando alla domanda del sottotitolo quindi, la risposta è che sì, vale la pena di vederla, ma non è necessariamente il prodotto dell’anno. È una buona occasione per scoprire di più sulla vita di uno dei personaggi più controversi e discussi della storia recente del nostro Paese, andando oltre le battutine e il moralismo. Avrebbe potuto essere migliore? Sì, ma resta un prodotto interessante.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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