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Scontro tra Russia e Facebook

Il social ha bloccato alcune news, Mosca minaccia multe. Ed è solo l’ultimo capitolo di un braccio di ferro che dura da anni

L’accusa è pesante: secondo il governo di Mosca, in Russia Facebook ha violato i diritti dei cittadini bloccando i contenuti di alcuni media vicini al governo Putin. Che si è fatto subito sentire, minacciando sanzioni.

Si tratta del più recente capitolo di un conflitto, quello tra il social network di Marc Zuckerberg e Mosca, che ha radici profonde.

Scontro Russia-Facebook, le ultime schermaglie

Nei giorni scorsi Roskomnadzor, associazione a tutela dei consumatori, ha minacciato Facebook di una multa quantificata in un milione di rubli, pari a 11.280 euro. E naturalmente ha chiesto l’immediato ripristino dell’accesso ai contenuti bloccati, in un primo momento apparsi sulle testate Tass, Rbc e Vzglyad.

I post bannati facevano riferimento all’arresto, avvenuto a Voronezh (nel Sud della Russia) di alcuni sostenitori di un gruppo di estrema destra ucraino. Le tre testate direttamente coinvolte nella vicenda hanno affermato che Facebook avrebbe contrassegnato le notizie apparse nei comunicati ufficiali dell’Fsb e del Comitato investigativo russo come fake news.

La reazione di Vyacheslav Volodin

Vyacheslav Volodin, presidente della Duma di Stato (e, va detto, autorevole membro del partito di governo Russia Unita), ha definito inaccettabile la presa di posizione di Facebook, che in questo modo violerebbe la legislazione nazionale. Ha inoltre minacciato sanzioni, oltre ad aver promesso che presto sarà proposta una legge per salvaguardare la “sovranità digitale” della Russia.

La legislazione esistente

In effetti, già nel 2019 il parlamento russo ha approvato un insieme di leggi che limitano la libertà di espressione. E una di queste è stata confezionata su misura proprio per – o meglio, contro – i social network, e più in generale contro i media.

Secondo il provvedimento, qualunque mezzo di informazione ha l’obbligo di cancellare su richiesta eventuali contenuti lesivi dello stato, dei suoi simboli, della costituzione, della società e del governo. Lo stesso per le notizie considerate non corrispondenti a verità o potenzialmente minacciose per la sicurezza pubblica. La pena prevista per chi dovesse rifiutarsi è l’oscuramento del sito.

Facebook

Russia e Facebook, breve storia di una quasi guerra fredda

Il blocco di alcuni contenuti considerati fake news, dicevamo, è solo il più recente atto di un conflitto che risale almeno al 2014. Quando Facebook, assieme a Twitter e Google, si era opposto alle richieste russe di censurare contenuti considerati critici verso il governo Putin.

Va ricordato anche il bizzarro Russiagate, esploso tra il 2016 e il 2017: un accordo sotterraneo per cui i russi avrebbero adoperato gli spazi virtuali del colosso di Menlo Park per interferire a favore di Donald Trump nella sfida presidenziale che lo ha visto contrapposto a Hillary Clinton.

Nel 2018, poi, Facebook aveva rimosso centinaia di pagine, account e gruppi – prevalentemente di origine russa – che agendo come troll avevano diffuso in Rete una serie di informazioni false, e soprattutto argomenti di propaganda anti-Nato.

Si passa quindi all’inizio del 2020, quando il governo di Mosca ha multato Facebook e Twitter per non aver rispettato la legge russa sulla gestione dei dati degli utenti di Internet. La legge, in vigore dal 2014, impone alle aziende di archiviare i dati degli utenti che vivono in Russia in server installati all’interno dei confini nazionali.

Eccoci al settembre del 2020: Facebook ha oscurato diversi profili e pagine che diffondevano fake news in vista delle ultime presidenziali USA. Le notizie erano anche stavolta a danno dello sfidante di Trump, e l’operazione sarebbe stata condotta dalla Russian Internet Research Agency, organizzazione considerata vicina al Cremlino.

Il resto è storia recentissima.

Vladimir Putin

Facebook tra informazioni e politica

Il lungo braccio di ferro tra il social network e il governo di Mosca, pur avendo connotazioni marcatamente politiche, sembra rientrare in un quadro di tensione globale.

Ricordiamo che diverse nazioni stanno prendendo importanti misure contro lo strapotere dei giganti del Web. Emblematico è il caso dell’Australia, dove il governo ha imposto a Facebook di ripristinare le news cancellate per ritorsione. Lì la partita si gioca soprattutto sul tavolo della tutela dei media nazionali, i cui contenuti venivano ripubblicati su Google e Facebook senza corrispondere alcuna cifra alle redazioni.

Anche la Russia si è attrezzata in questo senso: lo scorso dicembre è stato approvato un disegno di legge che permette a Mosca di multare le piattaforme che cancellano i contenuti vietati. E di limitare l’accesso ai social gestiti da società americane nel caso di discriminazioni nei confronti dei media russi i media russi.

Lo strapotere di Facebook è dunque sotto l’occhio del ciclone in molti Stati del mondo. Ma si ha la sensazione che in Russia lo scontro sia ravvivato da qualche motivazione in più.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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