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Tesla nei guai tra denunce per razzismo e auto richiamate in fabbrica

E c’è pure una sua vettura che sta vagando nello spazio

I lettori di Tech Princess sanno bene quanto Elon Musk sia costantemente proiettato verso il futuro. Al punto che spesso si ha la sensazione – quando lo si ascolta o si leggono le sue dichiarazioni – di trovarsi di fronte a un linguaggio criptico. Che magari, chi lo sa, decifreremo tra qualche tempo.

Di certo, al di là dei suoi atteggiamenti spesso eccentrici, Musk sta lasciando il segno. Non è un caso il Time lo ha eletto uomo dell’anno nel 2021. E non è un caso se, sempre lo scorso anno, il miliardario di origine sudafricana ha sbaragliato l’agguerrita concorrenza, risultando l’uomo più ricco del pianeta.

Le sue idee e i suoi progetti avveniristici continuano a riempire le pagine dei giornali. Siano le missioni spaziali di SpaceX, gli esperimenti neuronali di Neuralink o le auto di Tesla, che sempre più si stanno avviando verso la guida completamente autonoma.

Alla luce di questo slancio verso il futuro, stupiscono ancor più i recenti problemi di Tesla, che derivano soprattutto una clamorosa denuncia per razzismo. Che tutto sembra fuorché lo specchio di una moderna gestione aziendale.

Altri guai si stanno palesando per l’azienda automobilistica di Musk, che ha dovuto richiamare quasi 600.000 veicoli per una difficoltà tecnica. Analizziamo gli ultimi problemi di Tesla, partendo dalla denuncia per razzismo.

I problemi di Tesla: l’azienda denunciata per razzismo

Tra i problemi che avrebbe potuto avere Tesla, dicevamo, questo è davvero il più inatteso e il più lontano da un’azienda così votata al nuovo: il razzismo. Cosa è accaduto?

È accaduto che, dopo aver ricevuto centinaia di segnalazioni e proteste, il Dipartimento per l’occupazione e l’alloggio equo della California ha citato in giudizio la società automobilistica di Elon Musk alla Corte superiore della contea di Alameda. Le accuse sono quelle di discriminazione e iniquità nei confronti dei lavoratori afroamericani.

Scopriamo perché il Dipartimento si è visto obbligato a denunciare Tesla alla Corte superiore.

Elon Musk

Le discriminazioni razziali nella fabbrica di Fremont

A essere incriminata non è l’intera azienda, bensì la fabbrica di Tremont, situata nell’area della baia di San Francisco.

E se in passato ci siamo (giustamente) indignati per le dure condizioni lavorative dei dipendenti di alcune aziende big del comparto tech, qui sembra che siamo in una situazione ancor più desolante. A denunciarlo al Wall Street Journal è il direttore del Dipartimento per l’occupazione e l’alloggio equo della California, Kevin Kish. Che ha detto: “Abbiamo avuto prova che la fabbrica Tesla di Fremont è un luogo di lavoro segregato dal punto di vista razziale dove i lavoratori neri sono soggetti a insulti e discriminati negli incarichi di lavoro, nella disciplina, nella retribuzione e nelle promozioni.”

Epiteti razzisti (e non solo)

Nella fabbrica di Tremont i dipendenti afroamericani verrebbero insultati con epiteti razzisti dai superiori “dalle 50 alle 100 volte al giorno”.

Inoltre, scritte discriminatorie dal punto di vista razziale compaiono ogni giorno in tutti gli ambienti: nei bagni, sui tavoli della mensa, sulle postazioni di lavoro e sugli armadietti personali. Agghiaccianti le testimonianze secondo cui uno dei reparti viene comunemente definito “la piantagione”, per la massiccia presenza di personale afroamericano al suo interno.

Queste condizioni, assieme all’“inutilità di lamentarsi, hanno reso le condizioni di lavoro così intollerabili” da spingere alcuni dipendenti afroamericani a denunciare, e altri a rassegnare le dimissioni, per non correre il “rischio di un alterco fisico” con i propri molestatori.

Tesla si difende

L’azienda automobilistica respinge le accuse al mittente, ribaltando addirittura la prospettiva. E lo fa con un post apparso sul blog nella giornata di mercoledì 9 febbraio. Dove leggiamo che “Tesla si oppone fermamente a tutte le forme di discriminazione e molestie, e ha un team dedicato alle relazioni con i dipendenti che risponde e indaga su tutti i reclami.

Tesla ha sempre punito e licenziato i dipendenti responsabili di cattiva condotta, compresi quelli che utilizzano insulti razziali o molestano le persone in altro modo”.

Non è mancata una frecciatina al Dipartimento che ha sporto denuncia: “In un momento in cui le aziende manifatturiere stanno lasciando la California, il Dipartimento per l’occupazione e l’alloggio equo ha deciso di fare causa a Tesla anziché lavorare con noi in maniera costruttiva. Attaccare un’azienda che ha fatto così tanto bene alla California non dovrebbe essere l’obiettivo principale di un’agenzia statale con autorità giudiziaria”.

Quasi 600mila vetture richiamate

Ma i problemi di Tesla non si limitano alle pesanti accuse di razzismo.

Negli Stati Uniti la società ha richiamato, per la precisione, 578.607 veicoli. Il motivo? I pedoni potrebbero non essere in grado di percepire il suono di avvertimento delle vetture elettriche in avvicinamento, a causa della musica ad alto volume o di suoni riprodotti dalla funzione Tesla Boombox, che riproduce i suoni attraverso un altoparlante esterno.

E la vettura lanciata nello spazio?

Il terzo dei problemi di Tesla, anche se si tratta più che altro di un curioso aneddoto, riguarda la vettura Tesla Roadster lanciata nello spazio col potente razzo Falcon Heavy di Space X il 6 febbraio 2018. Alla guida dell’auto, per non farsi mancare nulla, c’era Starman, un manichino vestito da astronauta.

In quattro anni, razzo e vettura hanno già fatto 2,5 giri intorno al sole. E adesso si calcola che la Tesla Roadster abbia il 22% di possibilità di precipitare sulla Terra.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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