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Sceneggiatori di Hollywood in sciopero. Anche per “colpa” dell’intelligenza artificiale

Dietro la protesta soprattutto un mancato accordo sui compensi

La notizia è clamorosa e potrebbe portare a un blocco di importanti programmi televisivi e produzioni cinematografiche.

Non stiamo parlando della crisi di un singolo regista, come quella efficacemente riportata da Nanni Moretti nel suo recentissimo Il sol dell’avvenire (di cui vi abbiamo parlato).

A restare con le braccia conserte sarà una larga parte degli sceneggiatori di Hollywood, in sciopero soprattutto per un mancato accordo sui compensi. Ma anche perché, come vedremo, il tormentone del momento ha allignato anche nel loro ambiente. Stiamo parlando, va da sé, dell’intelligenza artificiale generativa.

Andiamo tuttavia con ordine. Scopriamo cosa è successo, e cosa c’è dietro lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood.

intelligenza artificiale

Lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood

L’annuncio è stato dato nella giornata di lunedì 1 maggio dalla WGA (Writers Guild of America). Ovvero l’associazione che rappresenta migliaia di sceneggiatori che lavorano a Hollywood. La notizia è la seguente: la categoria entrerà in sciopero già a partire da martedì 2 maggio.

Dopo tre anni, infatti, il contratto collettivo è scaduto. E le lunghe trattative con i rappresentanti delle produzioni cinematografiche e televisive non hanno portato ai risultati attesi.

E così su Twitter la WGA, che conta più di 11.000 aderenti, ha fatto sapere che i membri del consiglio di amministrazione, “agendo in base all’autorità concessagli dai loro membri, hanno votato all’unanimità l’indizione dello sciopero”.

Cosa chiedono gli sceneggiatori

Il motivo principale che ha indotto gli sceneggiatori Usa allo sciopero è di carattere economico.

La WGA chiede una retribuzione maggiore e una percentuale più cospicua dei profitti sempre più alti che derivano dallo streaming. La sensazione, hanno detto i leader sindacali, è quella dello svilimento del mestiere di sceneggiatore. “Hanno chiuso la porta alla loro forza lavoro e l’hanno aperta alla scrittura come professione interamente freelance.”

I compensi – dicono i sindacati – sono fermi da un decennio, nonostante il recente boom dello streaming.

La controparte è rappresentata dall’AMPTP (Alliance of Motion Picture and Television Producers). Associazione cui aderiscono i grandi produttori e distributori cinematografici e televisivi (come Warner Bros., Disney, Universal e Sony Columbia) e le principali piattaforme di streaming, come Netflix e Prime Video.

L’AMPTP da un lato ha detto di aver proposto un congruo aumento, ma dall’altro è poco propensa a ragionare su una maggior partecipazione agli introiti dello streaming. Ed è stata anche citata la crisi economica come concausa del taglio dei costi.

Il nodo dell’intelligenza artificiale

Oltre alle rivendicazioni di carattere economico, gli sceneggiatori in sciopero hanno posto l’attenzione su un altro aspetto più che mai attuale.

Hanno cioè chiesto che l’intelligenza artificiale generativa non venga utilizzata per soppiantare gli sceneggiatori. Questo punto dà la misura di quanto l’IA generativa sia avvertita, lo abbiamo scritto in diverse occasioni, come potenziale pericolo per le professioni intellettuali.

Il primo sciopero dal 2007

Lo sciopero degli sceneggiatori ha avuto un imponente sostegno da parte degli iscritti alla WGA.

Hanno infatti votato 9.218 professionisti, il 78% del totale. E 9.020 si sono dichiarati favorevoli allo stop delle attività.

Lo sciopero precedente risale al 2007. Quando il blocco delle attività degli sceneggiatori, durato 100 giorni, ha causato all’industria dell’intrattenimento circa 2,1 miliardi di dollari di perdite.

Cosa potrebbe succedere

Lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood potrebbe ricadere anzitutto sui talk show della sera, che vivono di scritture a più breve termine.

Meno immediato l’effetto su film e serie televisive. Questo perché le piattaforme di streaming hanno un palinsesto fitto, che può coprire diversi mesi. Specie perché nel periodo della pandemia, quando non si è girato pressoché nulla, si sono accumulati i lavori di scrittura.

Un altro settore a rischio è quello delle soap, spesso basate sull’attualità e quindi bisognose di sceneggiature quasi in presa diretta.

Anche la produzione cinematografica potrebbe subire dei ritardi. Molto dipenderà dalla durata della protesta. Che nel 1988 ha raggiunto il record di 153 giorni.

Inoltre, se non soprattutto, ci saranno le ricadute economiche. Che si preannunciano particolarmente gravose per un comparto che, dopo i mesi della pandemia, era in lenta ripresa.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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