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Spid e Cie: cosa succederà nel futuro prossimo? Facciamo il punto

Il progetto di un’unica app e le difficoltà

Dove eravamo rimasti con lo Spid e il Cie, ovvero – sciogliendo i due acronimi – con il Sistema pubblico identità digitale e con la Carta identità elettronica?

L’ultima volta che noi di Tech Princess ce ne siamo occupati, lo scorso dicembre, è stato per darvi conto di ciò che sembrava una decisa volontà del governo. Quella cioè di dire addio allo Spid a favore della Cie.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, aveva infatti spiegato l’obiettivo. Quello di “spegnere gradualmente Spid, che raccoglie una serie di identità digitali, e facilitare l’azione delle nostre imprese e dei cittadini con la Pubblica amministrazione. Tutti dovremo cominciare a spegnere lo Spid e avere la carta d’identità elettronica come unica identità digitale”.

Spid o Cie?

Già allora, però, non tutti i membri del governo sono apparsi così drastici come Butti.

Anche perché lo Spid, di cui esiste ancora un sito ad hoc, ha garantito a oltre 33 milioni di italiani di avere un’identità digitale. D’altronde la Cie ha costi maggiori e tempi di rilascio più lunghi (ma dalla sua poggia su un sistema di sicurezza di terzo livello, dunque più sicuro rispetto a quello dello Spid).

cie

Verso un’identità digitale unica

Quello che sembra certo è che la convivenza di Spid e Cie non durerà a lungo.

Lo stesso Butti, tornando parzialmente sui propri passi, in una successiva intervista al Corriere della Sera non aveva più parlato di sicura cessazione dello Spid.

Aveva semmai detto che si punta ad arrivare in tempi brevi a un’unica identità digitale, per “semplificare la vita in digitale dei nostri cittadini, per aumentare la sicurezza (perché più credenziali e strumenti di accesso significano più rischi), per rendere più accessibili i servizi digitali e, infine, per risparmiare (perché Spid ha un costo per lo Stato).”

E perché, aggiungiamo noi, lo Spid poggia su aziende private che forniscono il servizio. Torneremo su questo punto.

L’app che unirà Spid e Cie

Sembra che la soluzione al vaglio del governo sia quella di tenere assieme Spid e Cie e di fare in modo che i cittadini italiani abbiano un’identità digitale unica.

Il risultato sarà un’app, come è trasparso da un documento redatto dal Dipartimento Innovazione. Che sarà oggetto di discussione giovedì 23 febbraio, durante la prima riunione di un comitato tecnico in cui si valuterà la fattibilità dell’app.

Il bando e la data del 23 aprile

Indiscrezioni dicono che il governo vorrebbe aver pronto un bando di gara per la creazione dell’app già a marzo.

Tuttavia non mancano le difficoltà e i dubbi. Che non sono solo di natura tecnica: come potrebbe funzionare l’app che tiene insieme Spid e Cie? Ma che, soprattutto, ruotano attorno a una data lontana ancora due mesi, il 23 aprile. Ovvero il giorno in cui scadranno le concessioni ai gestori (Poste Italiane, che da solo si occupa di oltre l’80% dei profili Spid, e gli altri).

Nel già citato documento è prevista una proroga delle concessioni per altri 36 mesi. Ma cosa chiedono le aziende?

Le richieste dei gestori

Le richieste dei gestori, cioè della aziende che erogano il servizio Spid, sono state avanzate da Assocertificatori.

I gestori chiedono al governo di suddividere i costi di attivazione dei profili, calcolando in 50 milioni di euro un congruo impegno da parte dello Stato. Inoltre, pretendono il coinvolgimento in progetti futuri, in primis nella presunta fusione di Spid e Cie. E soprattutto ipotizzano uno scenario opposto da quello immaginato dal sottosegretario Alessio Butti: vorrebbero che fosse proprio lo Spid lo strumento del futuro sistema europeo comune di identità digitale.

Verso l’identità digitale nazionale

Ma prima di affrontare il tema dell’identità digitale europea, va ancora sciolto il nodo di quella nazionale.

Cosa accadrà? L’ipotesi più probabile sembra quella di una sintesi di Spid e Cie in un’unica app. Ma prima ci siamo (giustamente) chiesti: come funzionerà?

Al di là del problema, non piccolo, di fondere due sistemi a oggi complessi e piuttosto dissimili tra loro, c’è un’ulteriore perplessità, su cui si soffermano i colleghi di Wired.

Un’eventuale app che contenesse l’identità digitale nazionale dei nostri concittadini rischierebbe di essere un ingombrante doppione della futura app europea, quell’European Digital Identity Wallet che fungerà da sistema di riconoscimento funzionante in tutto il territorio dell’Unione Europea.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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