Cala lo streaming a pagamento in Italia: lo rivela un report di Deloitte

In un panorama mediatico in continua evoluzione, l’Italia mostra segnali contrastanti nell’adozione dei servizi di streaming a pagamento. Il report Digital Consumer Trends Survey 2023 di Deloitte, focalizzato sul contesto italiano, rivela una leggera flessione nell’utilizzo di piattaforme a pagamento, nonostante la crescita esponenziale osservata durante il periodo pandemico.

“Siamo di fronte a un’offerta sempre più vasta e a nuove modalità di interazione e fruizione dei contenuti da parte degli utenti”, dichiara Francesca Tagliapietra, Technology, Media & Telecommunications Leader di Deloitte Italia. “Non soltanto il mondo dei dispositivi è in trasformazione, ma anche quello dei contenuti visto che la pandemia ha portato a un’impennata nell’accesso a piattaforme online di streaming e nel consumo di contenuti video. Adesso il fenomeno si sta stabilizzando, come dimostra il calo dei nuovi sottoscrittori delle piattaforme a pagamento a cui si affianca una maggiore volubilità degli utenti, che tendono sempre più a essere abbonati di ritorno in quanto attirati per periodi ristretti sulle piattaforme da contenuti di richiamo”.

Digital Consumer Trends Survey 2023: in calo lo streaming a pagamento in Italia

La ricerca evidenzia che il 68% degli adulti italiani ha accesso ai principali servizi video a pagamento, registrando un calo del 3% rispetto all’anno precedente. Tale decremento è meno evidente tra i giovani, con l’89% degli individui tra i 18 e i 24 anni che usufruisce di questi servizi, a fronte del 49% nella fascia d’età tra i 65 e i 75 anni.

Parallelamente, si assiste a un incremento nell’adozione delle smart TV (con il 71% degli adulti italiani che ne possiede una o vi ha accesso), segnando un aumento del 2% rispetto al 2022 e del 24% negli ultimi cinque anni. Questo trend è accompagnato dalla diffusione dei servizi di streaming video gratuiti, utilizzati dall’87% degli adulti in Italia.

Nonostante la presenza di alternative gratuite, i servizi di Pay TV e di sport broadcast mantengono una quota di mercato significativa, con il 17% e il 18% degli italiani che ne usufruiscono rispettivamente. Tuttavia, si osserva una riduzione nel numero di nuovi abbonati ai servizi streaming a pagamento. Questi sono passati dal 21% del 2021 al 16% del 2023.

Condivisione account e pubblicità

La condivisione degli account rimane una pratica comune, con il 29% degli account sulle tre principali piattaforme di streaming condivisi tra più utenti. Inoltre, il 25% degli abbonati condivide i costi con altri, mentre il 14% non sostiene alcuna spesa per l’accesso, soprattutto tra i più giovani.

Di fronte alla possibilità di restrizioni sulla condivisione degli account, gli utenti esprimono una preferenza per soluzioni che non incidano sull’attuale costo dell’abbonamento, accettando potenzialmente l’introduzione di pubblicità. Il 40% degli abbonati a servizi di streaming a pagamento si dichiara aperto a valutare tale opzione. Di contro solo il 22% prenderebbe in considerazione l’acquisto di un secondo account a prezzo pieno. Un netto 44% degli intervistati esclude questa possibilità.

“Stiamo assistendo – proseue Tagliapietra – a un consolidamento delle strategie di monetizzazione delle piattaforme di streaming. Quest’ultime stanno limitando la condivisione degli account, rivedendo il proprio pricing, differenziando le tipologie di abbonamento e inserendo anche formule più economiche, ma supportate da contenuti pubblicitari, per ridurre i fenomeni di sharing. Ne deriva che il tema del budget da destinare a questi servizi rappresenta un fattore da tenere in considerazione, essendo ragionevole pensare che si andrà incontro a una razionalizzazione del mercato, secondo logiche di accentramento dell’offerta in capo ai principali player”.

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