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Trending on Streaming: Nowhere, il nuovo survival su Netflix

Un survival thriller semplice ma convincente

Guardando alla lista dei prodotti più visti su Netflix in questi giorni spicca immediatamente Nowhere. Un prodotto che non è stato particolarmente promosso prima della sua uscita, ma che ha scalato in maniera rapida i ranghi della piattaforma di streaming, in questo ultimo week-end di settembre. Un fenomeno interessante, che vale la pena di analizzare in questo episodio di Trending on Streaming.

Di cosa parla Nowhere, il nuovo survival su Netflix?

Siamo in una realtà alternativa distopica, dove la crisi delle risorse si è aggravata fino a conseguenze estreme. I governi europei, capitanati da quello spagnolo hanno deciso di prendere provvedimenti tragici, riducendo forzatamente la popolazione (sì, stiamo usando un eufemismo). Di conseguenza sempre più persone stanno fuggendo dalla penisola iberica, puntando a lidi più sicuri almeno per il momento, a partire dall’Irlanda, popolo di irriducibili ribelli.

Tra chi scappa verso la libertà c’è anche una giovane coppia. Nico e Mia partono dando via tutti i propri risparmi e con la sola speranza di dare un futuro al piccolo o piccola che la donna porta in grembo. Ma questi viaggi, come purtroppo sappiamo bene della cronaca del mondo reale, difficilmente vanno lisci come previsto. E così inizierà una strenua lotta per la sopravvivenza, affrontando ostacoli naturali e politici.

Il contesto di Nowhere, che ha debuttato su Netflix venerdì scorso, è un campo estremamente fertile. Già dalle primissime righe della breve sinossi qui sopra, avrete colto diversi riferimenti all’attualità. Sarebbe stato semplice “politicizzare” questa pellicola, raccontando di migrazioni, di clima, di recrudescenza dei fascismi. In realtà però nel film c’è molto poco di questo.

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Non c’è una negazione degli eventuali significati politici di quanto vediamo. Anzi, i più appassionati di simbolismo potrebbero addirittura costruire una chiave di lettura che ricomprenda riflessioni su capitalismo e consumismo. Ma a conti fatti, tutta l’ambientazione, quel campo fertile di cui sopra, ha una funzione principalmente narrativa: serve a portarci là dove poi si svolge la gran parte del film e basta.

Il ricorrente fenomeno spagnolo su Netflix

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Cr. EMILIO PEREDA/NETFLIX © 2022

È affascinante il rapporto tra la cinematografia spagnola e questa piattaforma di streaming. Quasi come un appuntamento fisso, ci ritroviamo spesso a discutere di un nuovo prodotto iberico che a sorpresa si afferma tra gli abbonati. Qualcuno diventa un fenomeno di culto che sfonda le aspettative e spinge migliaia di persone a indossare una maschera di Dalì e una tuta rossa. Altri restano semplicemente come una di quelle chiacchiere da macchinetta del caffè, del tipo: “Oh, questo week-end ho visto…“. Ve lo ricordate Il buco?

Nowhere appartiene con tutta probabilità a questa seconda categoria di titoli spagnoli su Netflix. Al momento i suoi numeri sono sì interessanti, soprattutto considerando quanto sia stata organica la sua crescita, senza una particolare promozione alla base, ma nulla che sia davvero sconvolgente.

Lo stesso vale per la qualità della pellicola in sé. Si tratta di un buon thriller, che parte da uno spunto sicuramente affascinante, anche escludendo l’aspetto politico. Seguire le continue sfide che si pongono davanti, assistere ai metodi ingegnosi per risolverle, festeggiare nei momenti di “finalmente una gioia” e commuoversi in quelli più tragici è indubbiamente appassionante, anche grazie a una performance convincente di Anna Castillo. Tuttavia è qualcosa che abbiamo già visto in forme solo leggermente diverse.

Un survival da manuale se vogliamo, che segue i beat classici, inserendoli in un’idea che funziona. Forse avrebbe potuto giocare di più sul passato di Mia, introducendo più interrogativi da sciogliere o rendendo meno ovvi quelli già presenti o ancora sfruttando meglio i suoi compagni di viaggio. Ma forse considerata la tendenza al cliché di questi aspetti, è meglio che si sia tenuto leggero, concentrandosi su altro.

Nowhere, recensione del nuovo survival su Netflix

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Cr. EMILIO PEREDA/NETFLIX © 2022

In questo periodo di tumulti per il settore dell’intrattenimento, vale la pena prendersi un attimo per capire quale sia davvero il ruolo delle piattaforme streaming. Un mondo che “non è cane, non è lupo” come recitava un vecchio film e che deve ritagliarsi il suo spazio. Forse Nowhere (e i suoi tanti colleghi spagnoli) può darci un indizio di quale sia uno dei ruoli dove Netflix e soci sono imbattibili: dare visibilità a prodotti e voci che faticherebbero a trovarla.

La reach globale, il catalogo sempre più ampio, la semplicità di distribuzione in uno spazio che non ha gli stessi limiti del palinsesto della TV tradizionale o delle sale possono essere la via per prodotti più piccoli di trovare il proprio pubblico e fare scoprire nuovi autori, nuovi cinema, nuovi mondi. Troppo ottimismo? Siamo dei sognatori? Forse, ma sarebbe un bel punto da cui ripartire in questo settore.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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