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The Good Nurse, il thriller di Netflix fatica a decollare

The Good Nurse è il nuovo thriller di Netflix tratto dall’omonimo libro di Charles Graeber, diretto da Tobias Lindholm e sceneggiato dallo stesso Graeber e da Krysty Wilson-Cairns.

Il film è ambientato nel New Jersey dei primi anni 2000 ed è un concentrato di suspence e angoscia. Nei panni dei protagonisti troviamo due incredibili premi Oscar: Jessica Chastain (Amy Loughren) ed Eddie Redmayne (Charles “Charlie” Cullen), che ci hanno già abituati a interpretazioni di alto livello. Entrambi si ritrovano colleghi nel reparto di un ospedale dove svolgono il turno di notte.

Nello specifico, l’ospedale dove Amy presta servizio come infermiera in terapia intensiva è in carenza di personale e con un budget molto basso. In suo soccorso giunge il nuovo arrivato Charlie, infermiere professionista che ha lavorato in molti altri ospedali prima di giungere in quello di Amy. Tra i due scatta subito una particolare amicizia.

Si sa quasi tutto di Amy, che è lì da quasi un anno e che è dotata di uno spiccato senso empatico, cosa che la rende molto affabile agli occhi dei pazienti e non solo. Di Charlie, invece, scopriamo qualcosa unicamente dai suoi racconti.

La fotografia, sui toni bluastri e scuri, aiuta lo spettatore a proiettarsi direttamente fra i corridoi dell’ospedale dove lavorano i protagonisti, mentre il respiro affannoso di Amy e i “bip” dei macchinari accompagnano diversi minuti di visione.

The Good Nurse ha un buon cast, ma i difetti sono difficili da mandar giù

La scelta del cast è di tutto rispetto: oltre ai già citati Jessica Chastain ed Eddie Redmayne troviamo anche Nnamdi Asomugha e Noah Emmerich nei panni dei detective Baldwin e Braun. Il quartetto riesce a creare dei momenti molto interessanti, che stuzzicano la curiosità dello spettatore. Per esempio, un plauso particolare va soprattutto ai dialoghi finali tra Amy e Charlie, alle emozioni che i due riescono a tirare fuori e a trasmettere allo spettatore. Eppure c’è qualcosa che non funziona in The Good Nurse.

Partiamo dai tempi: i minuti scorrono lenti, a volte troppo. La prima ora e mezza vorrebbe far piombare lo spettatore su una montagna russa di emozioni come angoscia, ansia, suspence, ma l’esperimento sembra riuscire solo a metà, con dei punti in cui l’attenzione finisce inevitabilmente per calare.

È come se si avvertisse una certa fatica nel mantenere l’equilibrio tra il thriller e il drammatico, dove il dramma esce subito fuori, in tutta la sua crudezza, ma sul thriller l’assaggio avviene purtroppo solo negli ultimi 30 minuti. Altra nota negativa è che probabilmente la pellicola avrebbe fatto maggiormente presa se nell’ora e mezza che precede il finale si fosse dedicato più spazio a Charlie.

Sarebbe stato molto interessante cercare di addentrarsi nella psiche di quello che si è dimostrato essere un serial killer a tutti gli effetti, sfruttando un attore del calibro di Redmayne.

Certamente risulta interessante notare il rapporto di Charlie e Amy, il loro prendersi cura l’uno dell’altra e i tormenti dell’infermiera nel cercare di fare la cosa giusta. Ma non si percepisce nulla più di un film che tenta di decollare, senza riuscirci al 100%.

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Nonostante tutto, ci sono anche dei meriti

The Good Nurse pone un paio di riflessioni importanti.

La prima è sul sistema sanitario: le difficoltà che incontra Amy potrebbero essere le stesse che gran parte degli americani hanno affrontato e affrontano quotidianamente. Senza un’assicurazione sanitaria, in determinati Paesi, risulta particolarmente difficile accedere alle cure mediche in caso di malattia.

Da qui si comprende quanto sia importante, in Italia e in tante altre Nazioni che ne hanno uno, avere un sistema sanitario pubblico e aperto a tutti, che consente a chiunque di potesi curare per ogni necessità.

L’altra riflessione è più profonda e per certi aspetti intima: quanto possiamo essere sicuri di conoscere una persona?

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Il vero Charles “Charlie” Cullen

E questa domanda ci pone di fronte a una contro riflessione: non esiste, del resto, un lato oscuro in ognuno di noi? Il più, forse, sta nel capire quanto tetra potrebbe essere questa oscurità che accompagna quotidianamente noi stessi e coloro che ci stanno attorno.

Ma è realmente possibile scoprirlo?

The Good Nurse è disponibile su Netflix.

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Maria Stella Rossi

Mangiatrice seriale di biscotti e ghiotta di pizza, adoro scrivere da sempre, ancor prima di imparare a tenere per bene una penna fra le dita. Sono una grande appassionata di libri, telefilm, film, videogiochi e cucina, mentre il mio sogno nel cassetto è quello di riuscire a catturare ed addomesticare una Furia Buia. Ma anche continuare a scrivere non è poi così male come desiderio.

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