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Recensione The Division 2: il mondo non basta

Il ritorno della saga di Tom Clancy nella solitudine di un mondo dominato dai nemici, tra un morbo oscuro e fazioni avversarie

Siamo soli e condannati all’oblio, tra distruzione, morte e nessuno che ci possa salvare. La condanna dei sopravvissuti a una catastrofe di abnormi dimensioni è questa: ritrovarsi in un mondo che non conosce altro che violenza e suddivisione primordiale in clan. A differenza di un tempo, qui si usano armi da fuoco, bombe a mano e molto altro per uscire vincitori nel clima di lotta continua che si respira in Tom Clancy’s The Division 2, il nuovo titolo di Ubisoft che prosegue le vicende del primo capitolo omonimo, a tre anni di distanza e riprendendo i toni post-apocalittici e dalla trama di chiara matrice cinematografica.

Abbiamo per le mani un open world di genere action RPG che non si discosta molto da quanto ha promesso finora la saga a cui appartiene: tanti colpi in canna pronti per essere sparati, altrettanta esplorazione e una qualità nel comparto grafico e scenico che tentano di riparare ai passi falsi compiuti da grandi promesse dello stesso genere, come i precedenti Fallout 76 e Anthem. Non abbiamo aspettato altro e abbiamo imbracciato le armi per gettarci a capofitto nell’avventura, di cui vi raccontiamo subito i dettagli!

Ground Zero

The Division 2 narra le vicende che si svolgono all’ombra dell’obelisco antistante la Casa Bianca di Washington D.C. dopo che una terribile pandemia ha sconvolto gli Stati Uniti e la capitale è sull’orlo del collasso. La società civile è minacciata da anarchia e instabilità e le voci di un possibile colpo di stato fanno cadere ancora di più non fanno altro che far sprofondare nel caos tutto quanto è rimasto al mondo. Siamo parte di una divisione con altri agenti attivi per contribuire alla difesa della città, prima che sia troppo tardi: siamo l’ultima linea di difesa della società civile in grado di affrontare questa nuova minaccia, o almeno è quello che ci auguriamo.

Entriamo dunque nel vivo del gameplay, diventando parte per davvero della nostra divisione, dove il compito risulta ben chiaro: dare aiuto alla comunità locale nel tentativo di liberare le strade dalla minaccia delle bande armate e degli strascichi virali del cosiddetto “Veleno verde”. Partiamo quindi completando una missione dopo l’altra, calandoci nel vivo di un’atmosfera a metà tra la disciplina e l’intransigenza del mondo militare e l’ansia di sopravvivere a una realtà ostile. Da un punto di vista puramente tecnico, The Division 2 è un titolo online multiplayer, che ci permette di scegliere tra modalità single player o cooperativa con almeno altri 4 giocatori dalla nostra, oltre che protendere le ramificazioni narrative in direzioni diverse.

Da un lato possiamo scegliere di vivere una campagna story-driven dalla longevità parecchio buona e soddisfacente; dall’altro abbiamo la modalità Endgame, ossia una buona ventina di ore aggiuntive, dove la città di Washington è gettata nuovamente in crisi dall’invasione della fazione Black Tusk, rappresentando il nemico più di élite che potremo incontrare. Sbloccabile solo dal livello 30, potremo avere accesso a questa parte di gioco ottenendo anche una delle tre Specializzazioni, per semplificarci le cose almeno in parte e scegliendo tra Sharpshooter, Survivalist e Demolitionist. Detto ciò, la difficoltà è davvero notevole in questa sezione, motivo per cui è consigliabile, ma non obbligatorio, affrontare le fazioni più forti con un team di alleati pronti a imbracciare le armi con noi.

Mille e una storia

Queste non saranno le uniche minacce: anche le fazioni già esistenti in modalità campagna diventeranno ancora più diffcili da sconfiggere, senza dimenticare le intense battaglie PvP e alla scoperta di tre diverse Zone Nere, delle aree della città rimaste inesplorate per mesi. Queste misteriose sezioni chiuse di Washington offrono un’intensa esperienza PvEvP, in cui può accadere di tutto e non ci si può fidare di nessuno, ma non sono da meno le modalità Skirmish e Domination, da giocare 4 contro 4. Le modalità di approccio alla storia sono tante, per andare incontro alle preferenze dei giocatori che non vedono l’ora di sparare colpi sui nemici.

Come è ben immaginabile, possiamo guardare al gioco senza la lente colorata della narrazione in sé, un edulcorante di quello che è il vero nucleo del gameplay: cartucce e bombe a più non posso. The Division 2 si prospetta come una serie di fondali ad alta risoluzione, ma offrendo sempre le stesse dinamiche di gioco. L’alto tasso di ripetizione nelle caratteristiche di base è una pecca abbastanza comune per i titoli di questo genere, dove la storia alle spalle talvolta è solo un pretesto per imbastire la struttura di uno sparatutto e distinguerlo dagli altri. A parte questo aspetto, i difetti in sé in The Division 2 non sono molti, anzi: abbiamo a che fare con un prodotto dalle caratteristiche tecniche di evidente qualità, dove la sincronizzazione non ci fa perdere tempo e possiamo godere di movimenti e passaggi svolti in agilità, senza bug né interruzioni di servizio. I server di gioco si sono popolati dal 15 marzo, il giorno del lancio ufficiale, ma già in precedenza le capacità e i numeri dei partecipanti non erano affatto insoddisfacenti.

Dovendo badare a nemici dalla presenza numericamente massiccia, siamo facilitati da una piccola schermata riassuntiva che rimane aderente al corpo del nostro personaggio durante tutta la partita, mostrandone sia i valori vitali, che munizioni e armi a disposizione. Questo escamotage ci facilita indubbiamente nella gestione della partita, decidendo la prossima mossa da compiere senza impiegarci troppo, né invadendo la visuale. Sarebbe stato meglio invece che il mirino fosse un po’ più evidente sullo schermo e ci aiutasse nell’abbattere i nemici, spesso posizionati a una distanza tale per cui la precisione diventa cruciale per portarsi a casa la vittoria. Un obiettivo non sempre facile da raggiungere, soprattutto se ci affidiamo al detto “chi fa da sé, fa per tre”: arrangiarsi da soli può dimostrarsi una scelta ardua e con parecchie complicazioni, una situazione alla quale possiamo far fronte cambiando le armi a nostra disposizione.

Qualità grafica esplosiva

Analizzando le impostazioni di gioco, il team ha riservato un occhio di riguardo alla personalizzazione tecnica e del nostro avatar, andando a sfruttare sia la connessione con il nostro account Ubisoft (qualora ne avessimo uno), sia utilizzando tutte le capacità offerte dalla nostra console. Non solo possiamo impostare sottotitoli e relative dimensioni, lingua di doppiaggio e possibilità di attivare o meno l’altoparlante del nostro controller, ma vediamo anche come le impostazioni di base del personaggio che andiamo a guidare siano derivanti dall’account Ubisoft, a partire dal genere maschile o femminile. Tutto o quasi può essere personalizzato nel menu del nostro avatar, dalla gradazione della tonalità di pelle, a macchie e cicatrici sul viso, fino a indumenti, tatuaggi e altro ancora. Per quanto l’elenco sia ben nutrito, ammettiamo che non è stato sempre facile osservare le variazioni del nostro alter ego virtuale, soprattutto in merito al cambiamento sul volto: ci è risultata abbastanza scomoda la posizione della testa che non ruota a dovere quando dobbiamo deciderne particolari, assumendo un’angolazione non frontale.

A parte questa piccola pecca, il resto del comparto grafico gode di una qualità davvero buona e all’altezza del titolo in questione: sin dall’introduzione notiamo un gusto di chiaro stampo cinematografico e scenico che riesce a colpire l’emotività e colpire con le sue immagini e modalità di storytelling che non possono che risultare emozionanti e al passo con i migliori copioni di un film hollywoodiano. Sin dalle primissime scene, sia la regia che la grafica hanno dalla loro un fascino non indifferente, confermando l’evoluzione del mezzo videoludico e dichiarandolo compagno quasi alla pari della cinematografia: modalità rallenty nei video, lettering ottimo, introduzione a effetto grazie al voice over narrante sono gli ingredienti fondamentali che pongono le basi per un inizio coinvolgente, un effetto duraturo nelle sequenze sceniche del gioco.

Un gioco che non ha intenzione di esaurirsi qui, come è abbastanza ragionevole che sia: nuovi contenuti gratuiti verranno diffusi nel gioco regolarmente lungo tutto il primo anno a partire dal lancio, per un’esperienza a lungo termine rinnovata. Il Pass dell’Anno 1 darà accesso a 365 giorni di contenuti aggiuntivi esclusivi, senza dimenticare quelli gratuiti, disponibili e aggiornati costantemente. The Division 2 ha dalla sua una longevità notevole, forse alla lunga un po’ ridondante e dalla narrazione di per sé non troppo avvincente né articolata, ma che riesce a mantenere abbastanza alta l’attenzione e il gusto di sfidare se stessi e gli altri in una realtà a tratti apocalittica, a tratti verosimile.

Tom Clancy's The Division 2

Pro Pros Icon
  • Grafica eccezionale
  • Fluidità di gioco
  • Arsenale di armi e oggetti parecchio ampio
  • Linee narrative estese e differenziate
Contro Cons Icon
  • Server non sempre rispondenti in breve tempo
  • Spessore narrativo ridotto all'osso
  • Omologazione degli scenari

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Francesca Sirtori

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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