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Scienza, morte e tecnologia nel mondo di James Bond. La nostra recensione

Abbiamo letto il volume di Kathryn Harkup

A prescindere da quanto si ami, ammiri o detesti l’universo di James Bond, il mitico 007 inventato da Ian Fleming ci attira per almeno due motivi.

Nonostante sia maschilista, narcisista, violento, blandamente alcolista (più nei romanzi che nei film, parola di chi ha letto gli uni e visto gli altri), ultranazionalista eccetera, molti uomini hanno sognato di essere Bond.

Ma un secondo e più universale sentimento attanaglia chiunque abbia avuto a che fare con libri e pellicole dell’agente segreto più famoso del mondo. Almeno una volta tutti noi ci siamo domandati quanto le mirabolanti trovate tecnico-scientifiche che costellano le avventure di James Bond siano verosimili. Quanto, ad esempio, le armi adoperate da 007 o dal suo nemico di turno siano davvero assemblabili.

Il problema dell’identificazione con Bond può forse essere risolto da un bravo psicologo. Mentre alla domanda sulla verosimiglianza delle invenzioni nelle vicende dell’agente segreto britannico cerca di rispondere Kathryn Harkup. Che ha scritto Scienza, morte e tecnologia nel mondo di James Bond, uscito in Italia per Codice Edizioni (luglio 2023, traduzione di Davide Fassio).

James Bond cover

L’autrice

Fondamentale introdurre l’autrice, Kathryn Harkup. Che è chimica di formazione, scrittrice e comunicazione scientifica.

Le sue competenze si mostrano appieno lungo le 320 pagine del volume. In cui, non senza una sottile ironia del tutto simile a quella del personaggio qui esaminato, Harkup analizza una grande quantità di situazioni nelle quali – appunto – scienza e tecnologia penetrano l’universo di James Bond.

Guarda qui ”Agente 007:Licenza di Uccidere” con Prime Video

E lo fa con la precisione non solo della professionista ma anche, immaginiamo, dell’appassionata della materia trattata.

Bond, Fleming e l’attualità

Dicevamo, per scherzo ma non troppo, che molti uomini hanno sognato di essere 007.

Così è stato per lo stesso autore, Ian Fleming, che ha inventato un personaggio irresistibile per le donne, di intelligenza, prontezza e forza straordinarie, capace di uscire incolume da pressoché qualunque situazione. Un uomo impossibile che fa cose impossibili, insomma. Ciò porta, ci spiega l’autrice, a “buchi nella trama così grossi che ci passerebbe la superpetroliera di Stromberg” (p. 10).

Anche la tecnologia in James Bond, sovente, genera invenzioni talmente bizzarre da sfiorare la comicità involontaria. Tuttavia non mancano casi forse fortuiti di coincidenza tra film di 007 e attualità. Se ne L’uomo dalla pistola d’oro si parla già di energia solare come soluzione alla crisi energetica, No time to die (che descrive la diffusione di un patogeno letale) ha avuto ritardi nella  distribuzione a causa del Covid.

Scienza e tecnologia in James Bond

Al di là delle esagerazioni da una parte e delle aderenze all’attualità dall’altra, Scienza, morte e tecnologia nel mondo di James Bond indaga proprio il grado di plausibilità di quanto accade in libri e pellicole di 007.

L’autrice lo fa con precisione quasi maniacale. Quando, ad esempio, parla di un millepiedi dal morso letale nascosto nel letto di Bond in Licenza di uccidere, ci informa del fatto che “è vero che il morso di certi esemplari può essere piuttosto doloroso, ma esiste un unico caso accertato di morte” (p. 97).

Vediamo altre due situazioni analizzate da Kathryn Harkup.

I gas velenosi

In Operazione tuono un personaggio muore sul colpo a causa di un non meglio definito gas velenoso.

E l’autrice impiega tre fitte pagine a raccontarci come si possa spruzzare un gas per uccidere qualcuno senza rischiare di esserne a propria volta vittima. Con tanto di citazione di episodi realmente accaduti, come quello dell’uccisione (il 13 febbraio 2017) di Kim Jong-nam, fratellastro del leader nordcoreano Kim Jong-un.

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La depressurizzazione

Chiunque abbia visto Missione Goldfinger si sarà chiesto se la scena in cui Goldfinger spara a un finestrino e pochi istanti dopo “viene spremuto fuori dall’abitacolo come un dentifricio dal tubetto” (p. 243) potrebbe acccadere davvero.

Ebbene, leggendo Scienza, morte e tecnologia nel mondo di James Bond scopriamo che ciò non è solo verosimile, ma pure già successo. Era il 1988, un aereo di linea diretto a Honolulu ha perso una sezione della cabina di prima classe e un’assistente di volo è stata risucchiata all’esterno.

Insomma: l’idea di trattare un universo così volutamente iperrealistico come quello di James Bond, analizzandolo dal punto di vista di tecnologia e scienza, crea un paradosso piacevolissimo per gli affezionati delle imprese dell’agente segreto britannico.

E mostra come, se pure un certo gusto dell’esagerazione ha innervato la saga di 007, quello che accade ai personaggi è spesso più vicino alla realtà di quanto si sospetti.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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