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Le 10 auto più memorabili di James Bond, dalla Aston DB5 alla… 2CV!

Le 10 auto di 007 più memorabili, dalla Aston Martin DB5 alla Citroën 2CV

Tra i franchising più famosi del mondo del cinema, uno dei più leggendari è quello di 007, la saga di James Bond. L’agente segreto britannico nato nel 1953 dalla penna di Ian Fleming è ormai sulla cresta dell’onda da quasi 70 anni. e da quasi 60 al cinema. Il prossimo 30 settembre arriverà il nuovo, attesissimo 25esimo capitolo, No time to die. La saga di James Bond, tra le altre cose, ha sempre fatto rima con automobile, regalando al mito cinematografico dei modelli diventati leggendari. Per arrivare preparati al nuovo film dell’agente segreto più famoso del mondo, ci siamo fatto una semplice domanda: quali sono le auto di 007 più memorabili? Ne abbiamo scelte 10, tutte a modo loro impresse nellla nostra memoria. Siete pronti a conoscerle tutte? Attenzione: ci saranno dei modelli davvero incredibili.

Sunbeam Alpine, la prima auto di 007 al cinema è la piccola sportiva inglese amata in America

Partiamo subito da un’auto che non viene subito in mente quando si pensa al franchising di James Bond, ma è in realtà la prima, vera Bond Car dei film del franchising. Siamo all’inizio degli anni ’60. Il successo dei libri di James Bond scritti da Ian Fleming era buono ma non eccezionale. Lo scrittore pubblicherà 12 libri, di cui due postumi dopo la sua morte nel 1964. La Eon Productions, società di produzione cinematografica britannica fondata da Robert Saltzman e lo storico produttore Albert Cubby Broccoli, vide però il potenziale del personaggio di James Bond, perfetto per essere portato sullo schermo.

Iniziarono così i lavori per il primo, storico film di Bond, Licenza di uccidere, noto internazionalmente come Dr. No. Gli appassionati dei romanzi di Fleming sapranno che Dr. No non è il primo libro di Bond, bensì ben il sesto. Venne scelto poiché il libro inizialmente designato, Thunderball (Operazione Tuono), ebbe dei problemi di copyright con il co-autore del libro, e quindi venne scelto il sesto della saga. Ambientato tra Londra e Kingston, la capitale della Giamaica, il film fu girato con un budget molto limitato. Persino il protagonista fu una vera scommessa. Accantonata la possibilità di avere come primo Bond Cary Grant, che rifiutò perché troppo vecchio per accettare il ruolo in una saga da più capitoli, la Eon scelse il giovane Sean Connery, all’epoca semi-sconosciuto.

Nonostante gli scarsissimi fondi, però, l’interpretazione di Connery e di Ursula Andress furono impeccabili, e il film ebbe un immediato successo. Erano già presenti i tratti più famosi dei film di Bond: la sequenza iniziale gunbarrell, i titoli di testa raffinati e curati e una cura per le auto importante. Bond infatti non poteva guidare un’automobile qualsasi: nei libri di Fleming, infatti, veniva dipinto come “un appassionato di belle auto”. La piccola produzione però non potè importare chissà quali automobili in Giamaica. Niente Bentley 4 ½ litre quindi, la Blower Bentley presente nei primi libri di Fleming: la produzione doveva trovare una soluzione. La leggenda vuole che in tutta la Giamaica ci fosse solamente un’auto sportiva, che venne quindi prestata alla produzione: una Sunbeam Alpine.

Per chi non la conoscesse, si tratta di una piccola spider inglese prodotta dal Gruppo Rootes dal 1953. Piccola, compatta e relativamente economica, la Alpine combinava dimensioni e stile inglese con un’impostazione di guida più rilassata e comoda, all’americana. Nello specifico, la Sunbeam Alpine di Bond è una Series II, prodotta tra il 1961 e il 1963, verniciata in blu navy. Rispetto ad altre Bond Cars, non è esattamente un fulmine. Ha infatti un motore 1.6 4 cilindri da circa 80 CV, capace di andare da 0 a 100 km/h in circa 14 secondi. In Licenza di Uccidere, però, la piccola Alpine è stata in grado di salvare la vita a Bond, passando sotto il rimorchio di un camion per scappare dai sicari incaricati di ucciderlo. Non sarà quindi la Bond Car più memorabile, ma la Sunbeam Alpine passa alla storia come prima auto di 007.

Toyota 2000GT, la prima Supercar giapponese diventa leggenda. E diventa anche cabrio per problemi… d’altezza

Arriviamo alla seconda auto di oggi, per parlare di una delle più particolari Bond Cars della storia della saga. Se in Dalla Russia con Amore le automobili non hanno un grande ruolo, e in Goldfinger e Thunderball fa la comparsa la mitica Aston Martin DB5, di cui parleremo bene tra poco, nel quinto film del franchising, Si vive solo due volte, la scena automobilistica è molto particolare.

Questa pellicola del 1967 è stata infatti filmata per la maggior parte in Giappone, dove Bond si recherà per indagare insieme ai Servizi Segreti giapponesi su un misterioso smarrimento di due capsule spaziali, una americana e una sovietica. Si scoprirà poi che a rubarle è stato Ernst Stavro Blofeld, il malefico capo dell’organizzazione criminale SPECTRE. A questo punto, la saga di Bond era ormai nota e amata in tutto il mondo, e il personaggio di Sean Connery era consegnato alla leggenda cinematografica. Perciò, ormai, la prassi era consolidata: inseguimenti da brividi, Bond Girls bellissime e capaci, e automobili sportive, da sogno.

Visto però che Bond si trovava ospite in Giappone, la Bond Girl del film, l’agente dei Servizi giapponesi Aki, mise a disposizione di 007 la sua auto, ovviamente nipponica. In quegli anni, l’industria automobilistica giapponese stava per sbocciare, ma era molto diversa da quella di oggi. I colossi come Toyota, Nissan, Honda o Mazda erano ancora piccole realtà, e fu proprio Toyota a fornire le auto per il film. Insieme alla Toyota Crown, berlina di rappresentanza usata dai cattivi, la vera protagonista fu la prima Supercar del Sol Levante, la meravigliosa Toyota 2000GT. La 2000GT fu la prima automobile sportiva giapponese, la prima costruita non per soddisfare un bisogno ma per dimostrare le capacità della Casa, e offrire un’auto veloce, divertente ed emozionante.

Costruita, progettata e disegnata da Toyota in collaborazione con Yamaha, la 2000GT sfoggiava un piccolo 2.0 sei cilindri in linea ripreso dalla Crown ma rivisto da Yamaha. Dotato di doppio albero a camme e tre carburatori doppio corpo, erogava ben 150 CV, ed era un concentrato di tecnologia. Sfoggiava infatti un cambio a 5 marce, carrozzeria in allumnio, freni a disco sulle quattro ruote, sospensioni indipendenti sulle quattro ruote e differenziale autobloccante meccanico. Lanciata nel 1965 per il solo mercato giapponese, la 200GT fu prodotta in soli 337 esemplari, ma come auto di 007 aveva un enorme problema.

Le sue dimensioni infatti erano davvero ridotte, e l’altissimo Sean Connery, un uomo di quasi 1,90 m d’altezza, non riusciva ad entrare nell’auto. Toyota così realizzò per la produzione due soli esemplari di 2000GT Roadster, esclusivamente per il film. In questo modo, le scene all’interno dell’auto furono ancor più iconiche, e la 2000GT entrò nella storia delle auto di 007.

AMC Hornet, lo stunt più famoso coinvolge una “piccola” compatta americana

Da un capolavoro dell’automobilismo giapponese passiamo ad un’automobile americana che non ebbe il successo sperato in termini di vendite, ma che con la sua presenza insieme a James Bond diventà quasi leggenda. Stiamo infatti parlando della AMC Hornet. La Hornet fu un’auto piuttosto interessante. La American Motor Corporation, la AMC, proprietaria fino alla fine degli anni ’80 del marchio Jeep, voleva infatti lanciare un’auto compatta, più piccola ed economica delle classiche berline americane da oltre 5 metri. Il concetto di base, però, rimase lo stesso: la trazione era posteriore, e i motori partivano da un 3.3 sei cilindri in linea fino ai più grossi 5.0 e 5.9 V8. Alla faccia della compatta! La Hornet però fu una delle prime due volumi, o Hatchbach, prodotte in America, e dopo il suo lancio nel 1969 la Casa voleva darle ancora più visibilità.

L’obiettivo era quello di dimostrare quanto un’auto del genere fosse valida anche per la guida sportiva, non solo come vettura economica. E infatti per lei fu ideato lo stunt più incredibile mai visto in un film di James Bond, e in generale nella storia cinematografica fino a quel punto. Siamo nel film del 1974, L’uomo dalla pistola d’oro, il secondo con Roger Moore come Agente Segreto 007. Nella scena, Bond ruba una Hornet X Hatchback ad un concessionario AMC di Bangkok, in Tailandia, con all’interno lo sceriffo J.W. Pepper, intento a fare un test drive. Per i più nerd, la Hornet X protagonista di questo inseguimento aveva il motore più potente della gamma, il 5.9 V8 da ben… 140 CV. Aaah le auto americane anni ’70: tanta cilindrata, non altrettanta potenza.

Bond prende così l’auto dal concessionario, e mentre insegue i cattivi di turno si esibisce in un incredibile salto con avvitamento a 360° da una parte all’altra di un ponte distrutto per saltare un fiume. Nonostante il montaggio del film abbia incredibilmente rovinato la scena, aggiungendo un suono cartoonesco ad accompagnare l’avvitamento. Lo stile anni ’70… Per completare l’incredibile scena, la Hornet venne irrigidita e dotata di un posto di guida centrale e di gomme più larghe, e il Cornell Aeronautic Laboratory studiò con un calcolo computerizzato la velocità (64,36 km/h) e l’angolo della rampa e la distanza tra le due rampe (15,86 metri).

A riprendere lo stunt c’erano 6 (o 8, a seconda delle versioni) telecamere, più due sommozzatori nel fiume, un argano e due ambulanze. L’acrobazia, però, riuscì al primo colpo. Nonostante poi sia il film che l’auto non furono tra i più memorabili, questa acrobazia consegnò la AMC Hornet X alla storia come una delle auto di 007 più iconiche. Lo abbiamo inserito qui in alto, per farvelo rivedere meglio: buon divertimento.

Lotus Esprit, da sottomarino è ancora oggi una delle auto di 007 più celebri

Dopo le poco note Toyota 2000GT e AMC Hornet X, è il momento di parlare di una delle auto di 007 più amate e celebri della storia del cinema, la Lotus Esprit. La storia di come una piccola e sportiva Lotus è finita in un film di Bond è molto affascinante. Siamo nel 1975, e c’erano delle voci secondo le quali la Eon stava cercando una nuova Bond Car per il prossimo film. Intrigato da questa opportunità, il capo delle Pubbliche Relazioni di Lotus, Don McLaughlan, decise di guidare un prototipo della sua nuova auto, la Esprit, tappezzata di loghi Lotus fino alla sede degli uffici della Eon.

Vedendola, i produttori decisero di chiamare Lotus per “prenotarne” due per delle scene di prova. L’auto piacque, e fu scelta per essere la nuova auto di 007 nel film La spia che mi amava del 1977. L’auto prescelta fu una Esprit prima serie bianca. La versione di serie aveva un 2.0 4 cilindri bialbero, il mitico Twin Cam Lotus, da 157 CV, e grazie al peso ridottissimo dell’auto la nuova Esprit era in grado di raggiungere i 210 km/h. La versione Bond però passò nelle mani della leggendaria Sezione Q, capace di rendere speciali tutte le auto di Bond.

Questa volta, l’asso nella manica della Esprit di Bond (interpretato ancora da Roger Moore) era… la capacità di trasformarsi in un sottomarino. La SPECTRE, infatti, aveva una base sottomarina in mezzo al Mediterraneo, quindi serviva al nostro 007 un modo per raggiungere questa base. Grazie ad un sensore capace di riconoscere quando l’auto si immerge in acqua, la Esprit di Bond è in grado di trasformarsi con un periscopio, motori fuoribordo, missili e siluri. In più, le ruote rientrano nella carrozzeria per essere poi sostituite da dei timoni per direzionare l’auto in acqua. Inutile dire che la scena della Esprit che entra in acqua come auto, diventa sottomarino e ne riesce nuovamente da auto è diventata un’icona del cinema.

Non sarà poi l’unica apparizione di una Lotus Esprit all’interno del franchising di Bond. Due pellicole dopo, in Solo per i tuoi occhi, l’agente segreto più famoso del mondo userà due Esprit Turbo. La nuova versione sovralimentata, dotata di un 2.2 da 213 CV, è presente in due esemplari. Una versione bianca, con un dispositivo antifurto esplosivo, e una color rame, che con degli sci montati sul tetto si reca a Cortina.

Citroën 2CV, senza dubbio l’auto di 007 più improbabile mai vista con l’agente segreto

Rimaniamo a parlare di Solo per i tuoi occhi, il film del 1981 con Roger Moore alla quinta interpretazione dell’agente segreto più famoso del mondo. In questo film, come detto, la protagonista designata è la Lotus Esprit Turbo, fornita a Bond dalla Sezione Q. Come vi abbiamo però accennato, la Esprit bianca di Bond era dotata di un sistema di antifurto molto particolare. Al riconoscimento di un tentativo di scasso, l’auto era progettata per esplodere. E così fece, rimanendo avvolta da una palla di fuoco e lasciando il fuggiasco Bond a piedi in mezzo alle campagne dell’isola di Corfù.

Il nostro Bond allora si trovò costretto ad utilizzare l’automobile della Bond Girl del film, Melina, per scappare dai sicari che li stavano inseguendo con delle Peugeot 505. C’era solo un piccolo problema: l’auto in questione era una modesta Citroën 2CV. La piccola utilitaria francese nata nel 1948 era in realtà dotata di un’ottima agilità e tenuta di strada, ma il motore due cilindri boxer originale, da 602 cm3 e soli 29 CV non poteva stare al passo con un inseguimento neanche nella finzione cinematografica. Citroën perciò realizzò una speciale 2CV6 dotata del motore 4 cilindri boxer della compatta GS, con oltre il doppio della potenza. Con circa 65 CV, l’insegumento potè andare in scena, e regalare al mondo una delle auto di 007 più particolari e iconiche.

La sua partecipazione diede poi l’ispirazione a Citroën per creare una versione speciale della sua 2CV, che nel 1981 si avvicinava ai 35 anni di carriera. Nacque così la Citroën 2CV Bond Edition: verniciata dello stesso giallo Jaune Helios, fu prodotta in 700 esemplari. La sua particolarità più grande? La presenza di enormi loghi ufficiali di 007 un po’ ovunque anteriore e di fori di proiettile adesivi. Una vera Bond Car, vero? Vero?!? Vabbé, però è adorabile.

BMW 750 iL, il periodo bavarese di Bond sfoggia l’ammiraglia “telecomandata”

Dopo un’assurda auto di 007, arriviamo agli anni ’90, uno dei periodi più controversi per il franchise inglese. Nel 1995, debuttò come James Bond l’attore britannico Pierce Brosnan, e a partire da Goldeneye del 1995 ci fu un clamoroso colpo di scena tra le auto dell’attore inglese. Ci fu infatti un addio alle Aston Martin, ancora presente come auto personale di Bond nel bellissimo inseguimento iniziale tra la sua DB5 e una Ferrari F355 nelle strade sopra il principato di Monaco.

Al loro posto, Bond scelse di guidare auto del marchio BMW. In Goldeneye ci fu spazio per la Z3, che seppur poco valorizzata dalla pellicola ebbe un primato. Fu infatti la prima automobile che debuttò prima al cinema e poi su strada, nel 1996. Il film successivo, invece, Tomorrow Never Dies del 1997, ci fu il debutto sia di Maria Grazia Cucinotta, che in realtà fece una brutta fine pochi minuti dall’inizio del film, ma soprattutto di una splendida BMW 750iL. Si tratta della terza generazione della BMW Serie 7, la E38, prodotta dal 1994 al 2001. La 750iL era poi la versione di punta della Serie 7, dotata di passo lungo e di un 5.4 V12 aspirato da 326 CV e 490 Nm di coppia.

In realtà, le vetture utilizzate nella pellicola furono ben 16 740iL, dotate di un misero 4.4 V8 da 286 CV, ma rimarchiate come la più costosa 750iL. In questo periodo, poi, le invenzioni del reparto Q diventano molto più particolari, per non dire quasi fantascientifiche. È del Periodo Brosnan infatti la Aston Martin Vanquish con verniciatura invisibile in Die another day del 2002, ma già con la 750iL ci sono state delle belle innovazioni. La Serie 7 era infatti dotata di razzi, triboli per forare le gomme altrui, pneumatici auto-gonfianti e una carrozzeria antiproiettile.

La grande innovazione era però la possibilità per Bond di guidare la sua 750iL semplicemente utilizzando il proprio cellulare, un Ericsson di ultima generazione. L’auto di 007 guidata dall’agente segreto tramite il telefono fece una brutta fine, schiantandosi dall’ultimo piano di un silos multipiano nel parcheggio del noleggio Avis. Per riuscire a guidare l’auto senza nessuno seduto davanti, la produzione si inventò un posto di guida… nascosto. Le Serie 7 di scena erano infatti dotate di un volante e di pedali al posto dei sedili posteriori, con lo stuntman steso sotto la linea dei finestrini. Il pilota era in grado di guidare grazie ad uno schermo che proiettava ciò che si trovava di fronte all’auto. Le magie del cinema!

BMW Z8, una delle auto di 007 più belle… e quella che fa la fine peggiore

Dopo Tomorrow Never Dies, il Bond impersonato da Pierce Brosnan continuò la sua love story con il brand BMW anche nel film successivo, Il mondo non è abbastanza del 1999. Qui infatti la vera protagonista del penultimo film con l’attore britannico è stata la bellissima BMW Z8, una delle auto di 007 più belle e iconiche. La Z8 fu un’auto molto controversa e poco capita all’epoca della sua costruzione. La Casa bavarese infatti fu tra le prime a lanciare un’automobile con stile dichiaratamente retrò, due anni prima del lancio della nuova MINI.

La Z8 si ispira alla splendida 507, una roadster degli anni ’50 da cui la Z8 prende tantissimi dettagli. Per cominciare, l’intera silhouette è morbida, sinuosa e retrò. Il frontale sfoggia un doppio rene che riprende le forme di 507, così come lo scudo anteriore, dotato di un dettaglio cromato inconfondibile. Dentro, poi, il quadro strumenti centrale e il volante molto retrò completano un’auto che però aveva diverse innovazioni. I fari anteriori erano allo Xeno, mentre al posteriore troviamo degli avveniristici fari al Neon. In più, la base meccanica è quella della coeva BMW Serie 5 E39, così come il motore, il 4.4 V8 da 400 CV montato anche sulla BMW M5. Il cambio era manuale a 6 marce, ma la Z8 non è mai stata una supercar.

Si trattava infatti di una Gran Turismo bella, piacevole e rilassante da utilizzare, dotata di tecnologia, confort e un motore vigoroso e affidabile. Nel 1999 però non fu capita, e solo adesso ci si sta rendendo conto del suo valore, dopo soli 5.703 esemplari venduti. E nel film di James Bond? La Z8 di 007 era dotata di Missili terra-aria, di un radiocomando che permetteva di guidarla e di sparare missili da remoto e di un telecomando che permeteva di chiamare l’auto anche da km di distanza. Sfortunatamente, però, la Z8 fece una brutta fine, tagliata a metà dalle pale dell’elicottero a cui aveva appena sparato. Si tratta quindi di una delle più sfortunate Bond Car, ma anche di una delle più belle.

Aston Martin V8 Vantage, la prima Supercar inglese che ritornerà in No time to die

Abbiamo volutamente lasciato le Aston Martin per ultime, per analizzare insieme le tre Aston più memorabili guidate da Bond, ovviamente secondo noi. La prima che merita di entrare nella lista è la Aston Martin V8 Vantage, protagonista nel film 007-Zona Pericolo del 1987. Questo è anche il primo film con Timothy Dalton ad impersonare l’agente segreto. L’attore gallese diede a 007 un’aura più dura, più cattiva e buia, in linea con il Bond letterario di Fleming. Con un Bond più duro e crudo, non poteva che esserci un’automobile altrettanto dura e cattiva.

Dopo anni bui, infatti, Aston Martin lanciò nel 1977 la V8 Vantage, la versione più sportiva della V8 lanciata nel 1969. Con una V8 che rimaneva la vera Gran Turismo di casa, la V8 Vantage fu la prima Aston dichiaratamente sportiva. L’estetica è infatti molto muscolosa, con un cofano gonfio, due fari supplementari sulla bocca anteriore, parafanghi bombati e un’estetica davvero aggressiva. Ma l’aggressività non era solo nell’estetica. Alla guida, infatti, la V8 Vantage fu la prima Aston Martin estrema, e una delle primissime Supercar inglesi. Il motore V8 da 5,3 litri, derivato da quello della berlina Lagonda, ha ricevuto un’iniezione di potenza dopo le cure della Casa inglese Cosworth. Il motore infatti superava i 430 CV, per uno 0-100 km/h in 5,2 secondi e una velocità massima di 290 km/h.

Una vera e propria arma anti-sportive italiane, e presente in tre esempari nel film 007-Zona pericolo. La sua partecipazione fu però piuttosto controversa. Nella prima parte del film, Bond guida una V8 Vantage Volante, ovvero decappottabile, con targa B549 WUU. Successivamente, il reparto Q dice di aver “invernizzato” l’auto montando un tetto rigido. In realtà, però, verranno usate altre due V8 non Vantage e rese esteticamente simili alla versione più sportiva, ma tutte e tre con la stessa targa B549 WUU. In ogni caso, l’auto ebbe un grande apprezzamento, e farà il suo grande ritorno proprio quest’anno in No time to die. Il Bond interpretato da Daniel Craig guiderà di nuovo la sua V8 Vantage Coupé, tolta dalla sua pensione forzata nel garage personale di Bond dopo l’ennesima distruzione dell’amata DB5. O meglio, questo è quello che è trapelato: non vediamo l’ora di scoprirlo al cinema.

Aston Martin DBS, l’automobile di James Bond per eccellenza per i più giovani: il ritorno in grande stile con Daniel Craig

Arriviamo finalmente al James Bond conosciuto dalle nuove generazioni, l’apprezzatissimo Daniel Craig. L’attore inglese inizialmente fu molto criticato per la sua chioma bionda. James Bond infatti è tradizionalmente dai capelli scuri, e un “biondo” non fu accolto per nulla bene dai fan più intransigenti. Con le sue 4 interpretazioni di 007, però, l’attore del Cheshire ha zittito ogni critica, risultando uno dei Bond più amati di sempre. In attesa della sua quinta e ultima fatica, No Time to Die, è il momento di conoscere una delle auto di 007 migliori del franchise: la Aston Martin DBS.

Realizzata sulla base della già splendida DB9, la DBS segna il ritorno in grande stile di Aston Martin dopo un periodo poco felice, nonché il riottenimento dello status di indiscussa Bond Car. Parte del successo della DBS come auto di 007 è merito della pellicola dove ha fatto il suo debutto, il bellissimo Casino Royale del 2006. Ma gran parte del merito va proprio all’auto, semplicemente fantastica. Dotata di una linea pazzesca, che unisce eleganza, raffinatezza e la giusta dose di sportività, la DBS è la perfetta auto per Bond. Elegantemente discreta, è in grado di farsi notare ma senza essere esagerata. Il confort degli interni permette a Bond di guidarla per centinaia di km senza fatica, e quando c’è bisogno di potenza lei risponde presente.

Sotto il cofano troviamo infatti il 6.0 V12 aspirato da ben 510 CV e 570 Nm di coppia, con cambio ovviamente manuale a 6 marce. Un’automobile veloce, velocissima, come dimostra lo 0-100 km/h coperto in 4,3 secondi e una velocità massima di 309 km/h. L’Aston Martin DBS è comparsa in due film di James Bond, il già citato Casino Royale del 2006 e in Quantum of Solace del 2008. Nel secondo film, però, ha un ruolo di comparsa, in quanto nel primo inseguimento del film viene danneggiata pesantemente in un insegumento sul Lago di Garda contro delle Alfa Romeo 159. In Casino Royale, invece, la DBS mostra i suoi (pochi) gadget. Era infatti dotata di uno scompartimento nascosto per la Walther P99 d’ordinanza e per un kit medico d’emergenza, dotato di antidoti per veleni e di un defibrillatore.

Ed è proprio la DBS la protagonista di uno degli stunt più famosi del cinema contemporaneo. Bond, inseguendo il malvagio LeChiffre reo di aver appena rapito la Bond Girl Vesper Lynd, trova la stessa Vesper legata e imbavagliata in mezzo alla strada. Per evitare di investirla, 007 sterza bruscamente finendo per ribaltarsi. Vi regaliamo anche una piccola curiosità riguardante l’incidente. Visto il baricentro bassissimo della DBS, la produzione si ingegnò per farla ribaltare “a comando”. Una piccola rampa da 18° venne utilizzata per alzare la vettura, e poi lo stunt Adam Kirley dovette azionare nel momento giusto un cannone ad aria compressa posto sotto il sedile del passeggero. Il cannone fu così potente da aumentare il numero di “ribaltamenti” previsti, ottenendo 7 “barrel rolls”, un record ancora imbattuto nella storia del cinema. Il risultato? Lo vedete qui sopra. Adrenalinico ma (quasi) realistico: davvero eccezionale.

Aston Martin DB5, semplicemente la auto di 007: senza tempo, presente in ogni film e lascia ancora a bocca aperta

Non possiamo che concludere il nostro viaggio tra le migliori Bond Car di sempre con quella che è considerata da tutti la auto di 007, l’Aston Martin DB5. Oltre che essere l’automobile più iconica mai comparsa nel film, è anche quella che ha partecipato a più pellicole. Il debutto arriva nel secondo film del franchising, Goldfinger del 1964. Il merito per aver avuto la DB5 all’interno dei film di Bond è del responsabile degli effetti speciali John Stears, che insistette per riprendere dai libri di Fleming una Aston.

Negli ultimi libri dello scrittore inglese, infatti, Bond guidava una Aston Martin DB3, vettura lanciata alla fine degli anni ’50. Nel 1964, però, la Aston di punta era lei, la DB5. Dotata di un’estetica senza tempo, realizzata dal carrozziere italiano Touring Superleggera, dal punto di vista estetico la DB5 è stata l’auto che ha poi influenzato tutte le Aston Martin successive. Dal punto di vista meccanico, poi, era una vera Gran Turismo. Dotata tra le altre cose di vetri elettrici, radio, climatizzatore e molto altro, il motore era un piccolo gioiellino. Si tratta di un 4.0 sei cilindri in linea da 286 CV 390 Nm di coppia. Nonostante un peso dell’auto relativamente alto (siamo sui 1.500 kg, dovuti ai rivestimenti pregiati all’interno), l’auto era davvero veloce per l’epoca, con uno 0-100 km/h in 8 secondi e una velocità massima di oltre 230 km/h.

Le vetture poi usate in Goldfinger furono le prime dotate di gadget incredibili. Il reparto Q infatti la dotò di mitragliatrici automatiche nascoste sotto le frecce anteriori, una macchina per il fumo posteriore e un pannello antiproiettile retrattile che andava a proteggere il lunotto dai colpi. In più, l’auto era dotata anche di sedili eiettabili, di rostri per distrugger le ruote di automobili altrui e di targa rotante con tre diversi numeri, tra cui il mitico BMT 216A. Dopo l’apparizione in Goldfinger, la DB5 sarà un personaggio ricorrente in diverse pellicole del franchise. La DB5 ritorna subito nel film successivo, Thunderball-Operazione tuono del 1965, con in più dei cannoni ad acqua posteriori. Dopo questa nuova partecipazione, la DB5 si ritira a vita privata, diventando l’auto personale di Bond. In questa veste, senza gadget e con targa BMT 214A, farà la sua ricomparsa in GoldenEye nel 1995.

In Casino Royale del 2006, poi, Bond vincerà a poker una DB5 con guida a sinistra e targa delle Bahamas, mentre la vera DB5 originale farà il suo ritorno in Skyfall del 2012. Anche in questo caso, la DB5 è l’auto personale di Bond, e verrà persino distrutta completamente alla fine del film. In Spectre del 2016, però, si vede la DB5 nel quartier generale di Q in diverse fasi di restauro, per poi comparire totalmente restaurata alla fine del film. La mitica DB5 tornerà nuovamente in No Time to Die, per essere protagonista di un’altro, incredibile film. Voglio concludere con una piccola nota che vi farà stare tranquilli durante la visione del film. Sono state infatti realizzate circa 8 repliche di Aston Martin DB5 grigie con targa BMT 216A da utilizzare durante le riprese.

Negli inseguimenti che vedremo, quindi, non verranno maltrattate delle vere DB5, ma delle stupende repliche realizzate a regola d’arte. Tra l’altro, queste DB5 di scena avranno un’iniezione di potenza dovuta all’utilizzo di un motore eccezionale. Per mantenere il suono tipico del 6 cilindri in linea originale, infatti, la produzione ha realizzato delle DB5 dotate del motore BMW S54, il 3.2 della M3 E46. Un motore da 343 CV e linea rossa a 7.900 giri, che sta alla perfezione sulle linee delicate della DB5. I nostri colleghi d’Oltremanica di Carfection hanno avuto la possibilità di fare qualche giro a Silverstone con una DB5 replica, guidata da uno degli stunt ufficiali del film, l’ex pilota di rally Mark Higgins. Vi lascio a questo video incredibile: ringraziatemi dopo.

In No time to Die vedremo diverse auto davvero stupende. Ma qual è la vostra Bond Car del passato preferita?

Si conclude qui il nostro viaggio all’interno della incredibile storia delle auto dei film di 007. Tra Aston Martin, piccole 2CV, BMW e tante auto che per motivi di spazio non abbiamo potuto includere, il franchise dell’agente segreto più famoso del mondo ha regalato al mondo delle automobili leggendarie. E il legame tra James Bond e l’auto non cesserà di certo, anzi. Nel prossimo No time to die, infatti, ci saranno diverse automobili incredibili. Insieme al nuovo Land Rover Defender V8 dei cattivi, infatti, vedremo ben 4 Aston Martin. Non mancherà infatti la mitica DB5, seguita dalla V8 Vantage del 1979, dalla Bond Car ufficiale, la nuova DBS Superleggera, e un cameo della nuovissima Aston Martin Valhalla.

Ancora non sappiamo quali ruoli avranno queste auto, e cosa avrà da affrontare l’ultimo Bond di Daniel Craig, ritiratosi a vita privata con Madeleine Swan (Léa Seydoux). Ci sarà di nuovo il perfido Blofeld (Christoph Waltz) a minare la sua ritrovata pace? Non ci resta che attendere con trepidante attesa il 30 settembre, data d’uscita del nuovo film di 007. E dopo aver letto questo articolo, potrete fare i nerd e sapere tutto sulle auto di 007 più memorabili. Ma sicuramente ne abbiamo dimenticata qualcuna per strada: per questo ora tocca a voi. Qual è la vostra auto di Bond preferita? Non è tra queste? Fatecelo sapere qui sotto nei commenti! Noi andiamo a rispolverare la nostra Licenza di uccedere…

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Giulio Verdiraimo

Ho 22 anni, studio Ingegneria e sono malato di auto. Di ogni tipo, forma, dimensione. Basta che abbia quattro ruote e riesce ad emozionarmi, meglio se analogiche! Al contempo, amo molto la tecnologia, la musica rock e i viaggi, soprattutto culinari!

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