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Temu è uno spyware? Secondo una ricerca invierebbe i dati degli utenti in Cina

È la (controversa) app di acquisti del momento

Temu è l’app di acquisti online che vi abbiamo presentato in diversi altri articoli. E che ci mette davanti a un problema di coscienza mica piccolo: acquistare risparmiando e infischiandosene del resto, o fare alcune valutazioni rispetto all’affidabilità e alla sostenibilità dell’azienda?

Sì, perché Temu è un’app cinese che permette di acquistare online prodotti di varie tipologie a prezzi decisamente bassi. Ma ci sono tanti ma, su cui torneremo.

In queste ultime ore il gigante cinese dell’e-commerce è al centro di una nuova polemica, di tutt’altro tenore. Secondo una recente indagine, infatti, Temu sarebbe uno spyware. Vediamo tutto quello che c’è da sapere su questa inquietante ipotesi.

Temu

Temu è uno spyware?

L’articolo in questione è apparso su Grizzly Research, società di analisi borsistica di New York. E il suo titolo è già emblematico: “Riteniamo che PDD sia un’azienda fraudolenta in via di estinzione e che la sua app per lo shopping Temu sia uno spyware abilmente nascosto che rappresenta un’urgente minaccia alla sicurezza per gli interessi nazionali degli Stati Uniti.”

Ricordiamo solo che PDD Holdings è l’azienda proprietaria di Temu. Anche se – paradosso – la piattaforma è stata attivata per la prima volta negli Stati Uniti nel settembre 2022.

L’analisi

Il report di Grizzly Research è fitto, lungo e soprattutto tecnico. Ma dall’analisi si evince come Temu sia uno spyware aggressivo, ne abbia tutte le caratteristiche più spiccate.

Una tabella è chiarificatrice in questo senso. In una colonna sono elencate alcune aziende: Temu, le sue concorrenti Shein e Alibaba, e poi Amazon, eBay e lo spauracchio TikTok. Ebbene, l’unica ad avere tutte le peculiarità di un potente spyware è Temu. Per dare un’idea più concreta, Temu ha tutte le diciotto caratteristiche proprie di uno spyware, TikTok “solo” otto.

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Lo spyware

Lo spyware, in parole semplici, è un software che carpisce i dati degli utenti senza il loro consenso, e li cede altrove. Nel caso di un’app cinese, non è difficile immaginare che i dati degli utenti occidentali finirebbero nelle mani del governo di Pechino.

È esattamente per questo tipo di accuse che TikTok ha subito un duro ostracismo in Occidente, ed è stato proibito nei device aziendali di diversi Paesi e istituzioni sovranazionali.

Nel report leggiamo: “Si stima che Temu stia perdendo 30 dollari per ordine. La spesa pubblicitaria e i costi di spedizione (1-2 settimane dalla Cina, consegna rapida fino agli Stati Uniti) sono astronomici. Viene da chiedersi come questa attività possa mai essere redditizia.” La risposta è sottintesa: Temu rientra dai costi vendendo i dati carpiti ai clienti.

Verso il ban di Temu?

Dalla ricerca di Grizzly Research è emerso che alcuni sviluppatori dell’app sono gli stessi che hanno messo a punto Pinduoduo, applicazione sempre di PDD, sospesa dal Google Play Store perché ritenuta malevola.

I ricercatori hanno trovato anche in Temu parti di codice malevolo già presenti in Pinduoduo e poi rimosse.

Per questo gli analisti di Grizzly Research hanno chiesto che Temu sia bandita dai principali app store: come dichiarato dal titolo della ricerca, l’app metterebbe a rischio la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. La Cina, infatti, chiede alle aziende con sede nel proprio territorio di condividere i database con il governo.

Il successo di Temu

Temu è l’app di e-commerce del momento. Nei suoi primi nove mesi dal lancio, in Europa e negli Stati Uniti i download sono stati più di 100 milioni.

Ad attrarre, dicevamo, è la possibilità di trovare una gamma vastissima di prodotti a prezzi stracciati. Presentati, inoltre, con una grafica di grande impatto visivo. Ma…

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I dubbi su Temu

A prescindere dalla recente accusa di essere uno spyware, Temu aveva già suscitato forti dubbi.

Intanto, la scarsa affidabilità: ci sono state moltissime segnalazioni di pacchi non recapitati, addebiti incongrui e un servizio clienti a dir poco latitante. Di questi aspetti si era occupato il Time in un dettagliato articolo.

C’è poi il discorso ambientale: quando un prodotto costa poco o niente, dovremmo sforzarci di resistere all’idea di aver fatto l’affare della vita, e chiederci cosa ci sia sotto.

E sotto ci sono diverse cose. Scarsissima qualità dei materiali, ad esempio, che porta a un’inevitabile esasperazione dell’atteggiamento usa-e-getta che non fa davvero bene al pianeta (per due motivi: per il ricorso a un nuovo acquisto e per la spedizione del medesimo).

Scarsa qualità dei materiali, inoltre, è sinonimo di massiccia presenza di prodotti inquinanti.

Infine, prezzi irrisori al pubblico significano paghe irrisorie a chi quegli oggetti li produce.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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