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The Lost City: com’è il film con Sandra Bullock e Channing Tatum

The Lost City è in sala dal 21 aprile con Eagle Pictures.

Nel difficile percorso verso un nuovo equilibrio dell’industria cinematografica e della distribuzione in sala, c’è bisogno della commedia, e in particolare della commedia romantica e della commedia demenziale, già indebolite prima dell’arrivo del COVID-19. Non si può quindi che accogliere con soddisfazione e ottimismo l’arrivo al cinema di The Lost City, commedia d’avventura di Aaron e Adam Nee nelle sale italiane dal 21 aprile, con distribuzione Eagle Pictures. Un progetto che strizza chiaramente l’occhio al filone avventuroso e in particolare ad All’inseguimento della pietra verde (con cui condivide diversi risvolti della trama), puntando su un notevole cast, in cui convivono una regina delle commedie romantiche come Sandra Bullock, il sex symbol autoironico Channing Tatum, una star planetaria del calibro di Brad Pitt e Daniel Radcliffe, alle prese con l’ennesimo tentativo di scrollarsi di dosso l’icona di Harry Potter con un personaggio costantemente sopra le righe.

Protagonista di The Lost City è l’autrice di romanzi romantici d’avventura Loretta Sage, che controvoglia partecipa alla campagna promozionale della sua ultima fatica insieme al modello Alan Caprison (un Channing Tatum che ricorda l’italiano Fabio Lanzoni), volto del protagonista della sua serie letteraria. Durante un tragicomico panel in cui non riesce a nascondere il suo imbarazzo, Loretta viene rapita dal folle miliardario Abigail Fairfax, che dopo aver notato la sua competenza archeologica vuole l’aiuto dell’autrice per mettere le mani su un leggendario tesoro nascosto in un’isola dell’Atlantico. Ad attivarsi per cercare Loretta è proprio Alan, che per compensare la sua totale inettitudine recluta l’ex Navy SEAL Jack Trainer (uno spassoso Brad Pitt) dando vita a un’improbabile missione di salvataggio.

The Lost City: un’avventurosa commedia che gioca con gli stereotipi di genere

The Lost City

Fin dai primi minuti, è evidente il tentativo da parte di The Lost City di sovvertire le regole del genere. Channing Tatum diventa la chiara parodia di una moltitudine di ruoli femminili degli ultimi decenni: lo vediamo infatti sottoporsi a stuzzicanti e gratuite scene di nudo, divertite sottolineature della sua inadeguatezza culturale e strategica e all’utilizzo del suo corpo come oggetto del desiderio, in un ribaltamento di ruoli accentuato dai 16 anni di differenza con Sandra Bullock, che ne fanno un vero e proprio toy boy per l’autrice. I fratelli Nee cavalcano così la rinnovata attenzione per la parità di genere, uccidendo letteralmente il machismo e piegando alle proprie necessità il canovaccio di All’inseguimento della pietra verde, senza rinunciare a qualche stoccata allo star system (a guardare le spalle a Loretta sono la sua pubblicista e la sua social media manager) e a un umorismo grossolano e talvolta delirante.

La sceneggiatura non è certamente un meccanismo perfetto (non sapremo mai né l’origine delle conoscenze archeologiche di Loretta né i dettagli del rapporto con il suo defunto marito) e soprattutto nelle battute conclusive si nota la fiacchezza e la ripetitività di alcune situazioni, ma nonostante ciò The Lost City riesce ad adempiere, pur senza particolari guizzi, al proprio compito di puro intrattenimento, consegnandoci una piacevole quanto breve apparizione di Brad Pitt (sempre più a suo agio in ruoli comici) e una coppia di protagonisti affiatati e costantemente a loro agio nella decostruzione dei rispettivi personaggi. A stupire è in particolare Channing Tatum, che non fa rimpiangere Ryan Reynolds (scelto originariamente per il ruolo di Alan) e si rende protagonista di esilaranti duetti con una veterana della commedia come Sandra Bullock, giocando costantemente con la sua fisicità e dimostrando perfetti tempi comici.

Aspettando il sequel?

Nonostante la continua tendenza all’eccesso di The Lost City, resta la sensazione di essere di fronte a un compromesso al ribasso con la produzione, in particolare dal punto di vista degli ammiccamenti erotici, che smorza la comicità del racconto. Non è un caso che una delle scene più efficaci sia quella delle sanguisughe, come è evidente il progressivo calo di qualità delle sequenze d’azione, soprattutto in assenza di Brad Pitt. I fratelli Nee dimostrano però di conoscere lo schema di questo filone, e danno al pubblico quello che il pubblico chiede: personaggi che riescono a superare i loro traumi, a fare i conti con le proprie debolezze e, immancabilmente, a trovare l’amore. Nulla di trascendentale, ma abbastanza per rinvigorire la commedia in sala e forse per dare vita a un inaspettato sequel: come sempre, attenzione ai titoli di coda.

All'inseguimento della pietra verde
  • Michael Douglas, Kathleen Turner, Danny De Vito (Attori)
  • Robert Zemeckis (Direttore) - Diane Thomas (Autore)
  • Audience Rating: Non valutato

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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